Capitolo 57: Acchiapparella appiccicosa

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Seokjin, Jaebum, Taehyung e Jennie erano arrivati alla villa del primo.

Ormai era notte fonda, avevano circa tre ore per concludere quell'assurdo gioco, tornare a casa e scrivere a Dayeon il loro risultato. Altrimenti, la penitenza avrebbe visto Jimin come protagonista. E se c'era una cosa che Taehyung voleva evitare, era proprio questa.

Così erano arrivati in fretta e in furia, Seokjin l'unico ad essere armato con la pistola di Jackson mentre tutti gli altri tre con semplici coltelli che, seppur affilati, rimanevano poco utili se impugnati da persone che non erano abituate ad usarli.

Jaebum era un coach di basket, Jennie un'insegnante... le uniche volte che avevano in mano dei coltelli, era per tagliare la carne. Non per fare irruzione in una villa dove avrebbero trovato sicuramente qualcosa che non sarebbe piaciuto a nessuno di loro.

«Jin hyung, io e te entriamo per primi. Jaebum hyung, Jennie, voi ci coprite le spalle. Anche se ci chiudessero dentro, abbiamo le chiavi di casa e siamo vicini agli altri ragazzi, quindi non è un problema.» disse Taehyung.

In realtà era un problema, ma non voleva preoccupare ulteriormente i suoi amici. Jennie annuì con risoluzione e si preparò ad entrare, mentre Seokjin si accertava che la pistola fosse carica e Jaebum giocherellava nervosamente con il coltello.

«Rimaniamo uniti, e non perdiamo la concentrazione.» affermò Jennie, con sguardo duro.

Seokjin prese le chiavi e, una volta aperto il cancelletto esterno, camminarono rapidamente per il giardino del tutto privo di imperfezioni o di movimenti sinistri, infine arrivarono al portone.

Le mani di Seokjin sudavano e a fatica riuscì ad aprire l'ingresso della villa, seppur continuando a tremare. Spalancò la porta con lentezza, non sicuro di voler vedere l'abitazione in cui fino a poche ore prima viveva tranquillamente con Namjoon.

Al solo pensiero che qualcuno fosse entrato nella sua villa e che avesse fatto chissà cosa, Seokjin serrò la mascella.

Poi i suoi pensieri vennero travolti da un nome: Namjoon.

Ancora una volta, il ricordo della foto lo investì con dolore. Taehyung sembrò accorgersi dei pensieri dell'amico mentre apriva la porta, perché gli posò una mano sul suo braccio e gli annuì appena, con fermezza.

«Scusate.»

Dopo aver pronunciato quella parola, Seokjin si calmò e finì di aprire la porta.

Niente.

Dovevano acchiappare qualcosa, ma prima lo avrebbero dovuto cercare. O, almeno, così pensavano.

Il quartetto, unito e compatto, iniziò a perlustrare ogni angolo della casa.

Il piano terra era vuoto, non c'era niente di sospetto o di insolito: niente di rotto, niente messo sottosopra... con la fioca luce delle lampade, la villa sembrava quella di sempre.

Aleggiava nell'aria un clima di inquietante calma, inquietante staticità che tutti e quattro volevano rompere e al tempo stesso continuare a mantenere. Videro l'orologio: erano stati quasi mezz'ora a perlustrare solo il piano terra, scaffale per scaffale e comodino per comodino. Così, salirono le scale e andarono al piano superiore.

Dopo quasi un'altra mezz'ora con Seokjin che tentennava di volta in volta a causa dei troppi ricordi, ottennero lo stesso risultato del piano terra.

Assolutamente, totalmente niente.

Tornati al piano terra, restava soltanto il piano inferiore. Scesero le scale con il cuore a mille: erano più che sicuri di aver cercato perfettamente fino a quel momento, quindi quel qualcosa da acchiappare doveva per forza trovarsi lì.

My Alien - VminTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang