Capitolo 19

422 76 14
                                    

"Il migliore interprete
dei sogni
è chi li fa"
CHARLES BUKOWSKI

«Come ti senti?» i suoi occhi iniettati di sangue mi fissano dall'alto mettendomi in evidente soggezione.
«Sto bene!» affermo con tono acido, quasi corrosivo.
Provo a rialzarmi velocemente, ma la testa gira così tanto da farmi perdere l'equilibrio.
Rischio di cadere a terra, ma i suoi pronti riflessi evitano la mia rovinosa caduta, mi cinge delicatamente in vita obbligandomi a sdraiarmi di nuovo.
«Perché cazzo l'hai baciato Met?
Perché hai baciato Andrea?» inizia a gridare, facendomi balzare all'indietro sul cuscino per la furia che emana da quelle iridi azzurre.
«Per lo stesso motivo per cui tu hai baciato Mia, stronzo!
Senti, io non so per quale motivo mi trovo qui ora.
Ma voglio spiegarti una cosa: tu non sei nessuno per intrometterti nella mia fottuta vita!
Non sei tu a decidere chi posso baciare e chi no!
E' chiaro?
Non quando tu, oltretutto, ti comporti come se io non esistessi!» sputo fuori quelle parole come veleno.
La gola inizia man mano a pizzicare a causa dell'alto tono di voce, sono a dir poco furiosa.

Poggio un piede a terra cercando di trovare il giusto equilibrio e, una volta riuscita nel mio intento, cammino lentamente in direzione dello specchio.
Sbuffo rumorosamente osservando il mio viso tumefatto riflesso davanti ai miei occhi.
Il naso è davvero gonfio, l'occhio destro è ormai diventato violaceo; le labbra, anche se leggermente ferite, sembrano essere l'unica parte salva del mio viso.

Mi volto verso di lui, incastro i miei occhi nei suoi per qualche istante; dopodichè riprendo posto sul bordo del letto iniziando lentamente ad infilare le mie Globe ai piedi.
Mi avvio a lente falcate verso la porta quando la sua presa ferrea sul mio polso mi costringe ad immobilizzarmi.
Con un violento strattone mi fa voltare verso di lui e riesco a sentire il suo respiro affannoso schiantarsi sul mio volto.
Quell'odore di tabacco mi si appiccica sulla pelle mentre i suoi occhi blu mi bruciano addosso, mi trafiggono come lame infuocate.
Non riesco a parlare, è come se le parole fossero rimaste incastrate nella gola.
L'unico rumore udibile nell'aria è il battito dei nostri cuori, riesco a sentirli così forte che sembra stiano per balzare fuori dal petto.

«Axel, io...» pronuncio il suo nome in un lieve sussurro.
Provo a parlare, ma vengo interrotta dal contatto tra le sue labbra e le mie.
Bacia dolcemente il punto in cui sono spaccate provocandomi brividi gelidi lungo tutta la spina dorsale.
Il suo tocco è capace di rendermi un suo giocattolo, una bambola di pezza in mano ad un ragazzo a cui piace giocare.
Sento il desiderio impossessarsi di ogni centimetro del mio corpo, di ogni lembo di pelle.
Lo sento trascinarmi nella lussuria in maniera lenta, torturandomi così arduamente da farmi perdere la testa.
Ricambio quel bacio casto e al tempo stesso intriso di passione godendomi appieno il contatto con le sue braccia possenti.
Si stacca da me, ponendo una distanza tale da farmi sussultare.
Mi guarda intensamente negli occhi, come per fotografarmi e riponermi nella sua mente.
«Tu mi farai impazzire, piccola Met.
E' tutto così fottutamente incasinato...
Dovrei semplicemente starti lontano eppure riesci sempre a farmi perdere sempre la testa, ragazzina!»

Quelle parole si schiantano violente nel mio cuore, trapassando le budella e restando incastrate in quell'organo pulsante.
Non rispondo, a volte non c'è bisogno di parole superflue.
Non basterebbe un'intero vocabolario per descrivere ciò che provo tra le sue braccia, ciò che è in grado di scatenare in me ogni scoccata della sua lingua nella mia bocca.
Premo con veemenza le mie labbra sulle sue, mi lascio divorare la bocca e il cuore da Satana in persona.
A volte è necessario bruciare all'Inferno per capire che non esiste modo migliore di vendere l'anima al diavolo, se non tra le sue braccia.
Mi solleva senza alcuno sforzo obbligandomi a tenermi aggrappata ai suoi fianchi, con il solo aiuto delle mie esili gambe.
Mi adagia sul letto e si posiziona velocemente sopra di me.
Come se non riuscisse più ad aspettare, come se possedermi fosse la cosa che più desidera al mondo.

«Spogliati per me Met.
Dammi il tuo corpo»
Mordicchia il suo labbro inferiore così forte che probabilmente inizierà presto a sanguinare.
Sfilo lentamente tutti quegli indumenti superflu, lasciando il mio corpo nudo esposto davanti ai suoi occhi.
Sono pronta.
Sono pronta, voglio dannatamente bruciare tra le sue braccia.

«Sei così fottutamente sexy, ragazzina.
Mi fai uscire fuori di testa, cazzo» biascica, iniziando a disegnare dei piccoli cerchi sul mio clitoride gonfio.
Potenti gemiti premono per fuoriuscire dalle mie labbra mentre il suo ritmo forsennato mi costringe ad inarcare la schiena spingendo i fianchi nella sua direzione.
«Ho bisogno di te» sussurro con voce spezzata.
Posiziona un ginocchio tra le mie cosce, obbligandomi ad allargare le gambe.
Strofina l'estremità del suo pene sul mio punto più sensibile prima di spingere i fianchi in un colpo assestato ed entrare dentro di me.
«Io ho un gran bisogno di scoparti invece» mordicchia con violenza il mio orecchio iniziando ad assestare scoccate forti e veloci, facendomi letteralmente perdere la ragione.
Sento il mio corpo perdere pian piano il controllo, butto la testa all'indietro e, roteando gli occhi, mi lascio travolgere da un orgasmo quasi doloroso per quanto intenso.
«Voglio che mi guardi negli occhi mentre urli per me» un sorrisetto beffardo si stampa sul suo viso.
Obbedisco, sposto lentamente lo sguardo su di lui.
Mi basta incrociare i suoi occhi per dare sfogo a tutto il piacere che provo in questo momento.
Posa una mano sul mio collo, stringendolo quanto basta per farmi perdere la testa definitivamente.
Esplodo, esplode.
Grida di piacere rieccheggiano nella stanza mentre un'altro potente orgasmo si impossessa del mio corpo riducendolo ad un cumulo di tremolii.
«Cazzo, Miriam» biascica con voce rotta prima di riversare tutto il suo piacere sulla mia pancia nuda.
Si accascia sopra di me, col fiato corto e il corpo in fiamme.

«Sei qualcosa di assurdo, Met» accarezza delicatamente la mia guancia arrossata, facendo scivolare lentamente gli occhi lungo tutto il mio corpo.
«E tu sei un fottuto pazzo.
Ho bisogno di questa versione di te.
Tu sei questo.
Comunque domani vieni a Milano con me e non accetto scuse»
«Signorsì, capo.»
Sento le palpebre farsi via via più pesanti, mentre sfioro la sua pelle olivastra imprimendo ogni sensazione nel più profondo del mio cuore.
Ci addormentiamo così, con la paura di perdere e la voglia di lottare.

L'inferno in noiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora