Capitolo 60

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"Mi capirai
quando ti farà male
l'anima
come a me"
FRIDA KAHLO

Dopo ore trascorse nel più totale nervosismo, ci siamo.
È ora della fatidica cena.
Axel non ha proferito parola per tutto il tragitto, riempiendo l'abitacolo di un silenzio imbarazzante, quasi tagliente.
Ora come ora non sono più così sicura di aver fatto la scelta giusta nel convincerlo a partecipare a questa stupida cena; ma è troppo tardi per tornare indietro.

Scendo dalla macchina e il mio sguardo viene immediatamente catturato dall'enorme villa davanti ai miei occhi.
Un giardino maestoso le fa da contorno, adornato da siepi curate in maniera impeccabile e da piccole lucine gialle e blu che si alternano creando uno spettacolo mozzafiato.
Una gigantesca fontana bianca si trova proprio nel mezzo, rendendo il tutto fiabesco.

Respiro profondamente e intreccio la mia mano in quella di Axel che, di rimando, mi osserva con aria preoccupata.
Con lente falcate camminiamo in direzione della lussuosa villa, un passo alla volta, come se stessimo andando verso il patibolo.

I trampoli che indosso ai piedi rendono la traversata davvero faticosa, incastrandosi in ogni piccola buca dello sterrato e provocando un rumore insopportabile a contatto con il brecciolino.
Axel ha optato per un abbigliamento tutt'altro che elegante; indossando dei pantaloncini di jeans, una canotta della Adidas e le sue amate Jordan.
Raggiungiamo un enorme portone bianco che, senza nemmeno avere il tempo di suonare il campanello, si schiude davanti ai nostri occhi.

«Axel, alla fine hai deciso di venire» esclama un uomo brizzolato e dal portamento elegante, disegnando un ampio sorriso sul suo volto scarno.
Mi prendo qualche istante per osservarlo meglio, il colore dei suoi occhi somiglia a quello di Edoardo, il suo sguardo è glaciale.
Nonostante con la bocca stia sorridendo trasmette comunque un inquietante senso di negatività.
«Ringrazia lei se mi trovo a partecipare a questa stronzata» biascica Axel, fulminando suo padre con lo sguardo.

«E tu saresti?» gli occhi di Tom si spostano lentamente su di me, squadrandomi da cima a fondo; ignorando le parole aspre del figlio.
«Salve signore, sono Miriam» allungo una mano nella sua direzione e lui prontamente l'afferra, continuando a sorridere come una sorta di robot.
«Sei uno splendore, cara Miriam.
E per favore, chiamami Tom.
Prego, entrate pure» esclama, scostandosi di lato per permetterci di entrare in casa.
Non posso fare a meno di restare a bocca aperta non appena i miei occhi si scontrano con tutto quel lusso.

I pavimenti sono interamente fatti in marmo, due grosse colonne dello stesso materiale si ergono maestose facendo da sipario ad una grande scalinata, ricoperta da un lungo tappeto rosso che conduce al piano di sopra.
L'immensità di ciò che ho davanti mi lascia esterrefatta.
Il salone è ampio, riempito da poltrone di ogni forma, colore e dimensione immaginabile; il tavolo in vetro è apparecchiato e imbandito di ogni genere di pietanza.

«Sedetevi pure» riesco a scorgere un po' di nervosismo in quegli occhi di ghiaccio, mentre Tom si passa una mano tra i capelli come fa sempre Axel.
«Papà?
Chi c'è con te?» riconosco subito quella voce e maledico me stessa per non aver pensato prima al fatto che sicuramente ci sarebbe stato anche Edoardo stasera.
Axel afferra nuovamente la mia mano e la stringe forte; provocandomi una lieve fitta di dolore.

«Guarda un po' chi c'è.
Ciao principessa» Edoardo si avvicina a me, con la sicurezza che lo contraddistingue; e fissando Axel schiocca un sonoro bacio sulla mia guancia.
«Ehm, ciao Edo» vorrei sprofondare, non era questa la situazione che immaginavo di dover affrontare.
«Voi due vi conoscete?» Tom alterna lo sguardo tra me ed Edoardo in attesa di una risposta.
Resto in un imbarazzante silenzio, osservando la mano di Axel stringersi sempre di più attorno alla mia.

L'inferno in noiNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ