Capitolo 13

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"Si hanno due vite.
La seconda comincia il giorno
in cui ci si rende conto
che non se ne ha che una."
CONFUCIO

La serata con Gianluigi è passata nel miglior modo possibile, ho deciso di raccontargli tutta la strana storia di me e Axel, di come vadano le cose nel paesino sperduto in cui mi trovo e di come mia madre stia reagendo alla perdita di mio padre e stranamente mi sento più leggera.
Ho sputato fuori tutta quell'assurda verità come il peggiore dei veleni, lasciandola fuoriuscire e permettendo al mio corpo di disintossicarsi dall'amara realtà.
Sono ormai le 3:00 di notte quando si alza delicatamente dal divano su cui era ormai sprofondato abbracciandomi affettuosamente e dandomi appuntamento per il sabato successivo nel suo studio.

Una volta sola in casa sposto lentamente lo sguardo da un lato all'altro della stanza vuota, lasciando spazio a tutto il caos della mia testa.
Sento i pensieri ronzare nel mio cervello come una fastidiosa mosca nelle orecchie.
Chiudo gli occhi per qualche istante lasciando dondolare la mia anima nel silenzio più totale di quella casa.
La casa che un tempo era colma d'amore mentre ora è vuota, priva di qualsiasi intimità e di qualsiasi forma di vita.
Prendo l'IPhone, schiaccio l'icona di YouTube e inizio a scorrere la Playlist delle canzoni salvate cercandone una che incornici perfettamente questo momento.
Ne ho centinaia e sto quasi rinunciando a trovarne una adatta quando il mio sguardo viene catturato dalla scritta "Better In Time" .
Poso delicatamente il dito sul touchscreen, selezionando la canzone prescelta e, chiudendo gli occhi, lascio che la musica sovrasti i mille pensieri che ho in testa.

Sento le palpebre farsi via via più pesanti, mi addormento così, con le cuffie nelle orecchie e il cuore in mille pezzi.

Mi guardo attorno spaesata, impiegando più tempo del previsto a realizzare che mi trovo nella mia vecchia casa.

Mando un messaggio a Carla dandogli appuntamento nel vialetto di casa mia per le cinque di pomeriggio in modo da tornare a casa, controvoglia ovviamente.

Raggiungo il mio amato bar per dare un saluto a tutti i miei amici promettendo che la settimana dopo sarei stata di nuovo tra loro.
NON VEDO L'ORA.
All'improvviso scorgo dietro al bancone Cora, un asso forte della mia combriccola.
Corro ad abbracciarla e lei quasi si commuove, ricambiando quell'effusione.
«Miry, avrei tanto voluto passare a trovarti ma ho avuto una marea di cose da fare, mi manchi tanto pulce» continua a stritolarmi, rafforzando così tanto la presa da farmi male.
«Non preoccuparti piccola, sarò qui il prossimo weekend e ho assolutamente bisogno di una serata tra me e te come ai vecchi tempi. Ci conto» la guardo dritta negli occhi, avvertendo una stilettata al petto.
Sciolgo l'abbraccio scoccandole un sonoro bacio sulla guancia, saluto calorosamente tutti i miei amici e con l'amaro in bocca salgo in macchina; pronta a tornare alla mia splendida vita di merda e al ciclone che la contorna chiamato Axel.

Carla mi raggiunge nel vialetto della mia vecchia casa, parla ininterrottamente per tutto il tragitto, raccontandomi tutti i particolari della sorpresa che il suo fidanzato le ha riservato e in cuor mio sono davvero felice che almeno lei abbia accanto qualcuno che la ama e la valorizza.

La lezione di biologia sembra non voler terminare, osservo attentamente quel banco vuoto.
 Axel non è in aula e, anche se vorrei esserne felice, un senso di preoccupazione mi divora le budella.
Incontro Andrea nei corridoi, lo vedo avvicinarsi rapidamente a me intimandomi di aspettarlo.
Mi soffermo qualche secondo ad osservarlo meglio.
Una canotta nera fascia le sue braccia davvero poco muscolose e il suo petto esile, dei pantaloncini da basket blu completano il suo outfit tutt'altro che elegante.
Dei ciuffi ribelli ricadono sul viso donandogli un'aspetto simile a quello di un qualsiasi attore americano.

«Wow, Axel ha dato proprio di matto!» il suo tono divertito mi fa storcere il naso.
«Cosa intendi?»
«Intendo dire che ha rotto il setto nasale ad un ragazzo ed era talmente ubriaco da non riuscire nemmeno a reggersi in piedi.
Sinceramente non ho idea di come sia riuscito a tornare a casa sano e salvo o di come abbia fatto a ridurre il viso di quel tizio in brandelli» continua a ridere, facendomi seriamente innervosire.
«Cosa cazzo stai dicendo? E ora lui come sta? Dove si trova?»
«Un occhio nero, ma nulla che non passi con una bella scopata con qualche troietta.
Ora devo andare bellezza. Ci vediamo domani» strizza l'occhio tirando fuori la lingua mostrando il piercing che la adorna.
Afferro il telefono rigirandolo tra le mani per qualche istante prima di prendere coraggio e digitare rapidamente un messaggio destinato a lui.
"Come stai?"

Sospiro sommessamente sperando in una risposta che riesca a placare la preoccupazione che aumenta sempre più dentro di me.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now