Capitolo 7

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"Nessuno è nato sotto
una cattiva stella;
ci sono semmai uomini che
guardano male il cielo."
DALAI LAMA

Scrivo a Carla di incontrarci in spiaggia e cinque minuti dopo ci ritroviamo entrambe sedute sulla sabbia fredda.
Non me ne frega un cazzo di saltare un giorno di scuola, ho bisogno della mia migliore amica.
«Che succede?» chiede lei spezzando il silenzio.
«Sai, mi chiedo se mio padre mi abbia abbandonata» sussurro, sentendo una forte fitta al petto.
«Tuo padre non ti ha abbandonata, è morto Emme!!
Oh,scusa cazzo» 
Lei è sempre stata così.
Una di quelle ragazze che non pensano prima di parlare e spesso si ritrovano in situazioni alquanto imbarazzanti.
Inutile dire che la amo proprio per questo.

«No, non in quel senso. Sai quelle stronzate che si dicono, che chi muore vegli su di te. Io non mi sono mai sentita sola come in questo periodo» sbotto, sputando fuori i miei pensieri come veleno.
«È normale che tu ti senti sola e disorientata, ma non è così Emme, tu hai me. Hai tua mamma»
«Smettila di dire cazzate Cà. Io non ho mia mamma. Neanche mia mamma ha più se stessa!» grido.
Senza dire altro la mia migliore amica mi stringe a se ed è proprio ciò di cui ho bisogno.
Non ho voglia di trovare un senso a nulla.
Ho solo voglia di essere abbracciata e di stare in silenzio.

«Axel. Quello della nostra classe...mi ha baciata.»
«CHE COSAA? Il tatuato?» urla lei sgranando gli occhi.
«Si, dopodiché mi ha sfanculizzata in un nano secondo» ironizzo.
Ma fa male.
Cazzo se fa male.
La giornata trascorre e anche le due settimane successive passano.
Evito di andare in qualsiasi posto io possa incontrare Axel e riesco ad evitarlo abbastanza bene.
Purtroppo però non posso evitare di vederlo a scuola e il suo totale menefreghismo mi causa ogni volta una lieve fitta al cuore.
È venerdì e mia mamma stasera partirà per Milano per andare a recuperare le ultime cose lasciate lì e io non ho alcuna voglia di stare sola.
Sicuramente Carla sarà contenta di passare una serata insieme.

Prendo il cellulare e scrivo "Ehi, casa libera! Mi raggiungi?".
 Con la testa annebbiata dai pensieri clicco 'INVIO' e solo dopo mi rendo conto dell'errore madornale.
Ho inviato il messaggio ad Axel.
Cazzo.
"Ho sbagliato persona, scusa." digito.
Non ottengo nessuna risposta, perciò controllando di inserire il destinatario giusto questa volta, invio il messaggio a Carla.
Non può raggiungermi perché anche lei e i suoi genitori sono diretti a Milano per questo weekend.
Mi pento subito di non essere partita con mia madre.

Accendo la tv e comincio a fare zapping quando circa mezz'ora dopo sento bussare ripetutamente alla porta.
Mi alzo di scatto chiedendomi chi possa essere a quest'ora.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Axel.
Meraviglioso.

«Che cosa ci fai qui?» sbotto.
Senza neanche rispondermi si fionda su di me e mi bacia con forza disumana.
All'inizio tento di respingerlo ma poi, inevitabilmente, mi faccio travolgere da quella passione e lo bacio con più forza anche io.
Le nostre lingue si incontrano e mi sfugge un gemito.

Con una mossa rapida mi prende in braccio mentre continuiamo a baciarci e mi adagia sul divano senza staccarsi un attimo da me.
Le sue mani mi accarezzano il corpo e io mi sento avvampare.
«Non vedevo l'ora di posare le mie mani su di te, ragazzina» bisbiglia al mio orecchio, mordicchiandomi il lobo. 
Continua a toccarmi in maniera rude e possessiva, come per marchiarmi.

Lo sento spingere il suo corpo contro il mio e il calore diventa sempre più forte.
Con le dita sfiora l'elastico degli slip e quando stavolta lo spingo io contro di me, è lui a gemere.
Riesco a sentire la sua erezione premere contro il mio punto più sensibile.
Ho bisogno di farlo mio.
Ho bisogno che mi faccia sua.

Continuiamo a baciarci e toccarci per un tempo che pare infinito quando, ad un certo punto, lui si stacca da me come risvegliandosi da uno stato di trance.
«Non posso farlo» sussurra, con voce ancora accesa di desiderio.
Senza che io possa aggiungere altro si alza in fretta e furia dal divano.
Mi guarda un'ultima volta prima di scomparire sbattendo la porta dietro di se'.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now