Capitolo 58

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"Hai le braccia
in cui voglio morire
e gli occhi
in cui voglio abitare"
CHARLES BUKOWSKI

È stato difficile, ma alla fine ce l'ho fatta.
Ho sputato fuori tutta la verità davanti all'unica persona, oltre mia madre, che avrebbe sinceramente dato la vita per me.
L'ho guardato negli occhi mentre il suo cuore si frantumava in mille pezzi, ho visto la sofferenza nel suo sguardo ad ogni mia singola parola e vorrei ammazzarmi per questo.

Sono stata così stupida ed incosciente a credere di poter mettere da parte Axel, di poter provare a vivere senza di lui e, l'errore più grande, è stato convincermi di farlo accanto a Gianluigi.
Non meritava assolutamente tutto questo, sono riuscita a trascinarlo a fondo con me, mano nella mano come quando eravamo due ingenui ragazzini.

Continuo a tenere la testa stretta tra le mani torturandomi con tutti gli sbagli che ho commesso negli ultimi mesi.
Sbuffo pesantemente e in cuor mio spero che un giorno Gianluigi riesca a perdonarmi e a vedermi con gli stessi occhi di prima.
Credevo che dire tutta la verità sarebbe stato un sollievo per me, che mi sarei sentita più leggera; invece un pesante macigno posizionato al centro del mio cuore mi fa respirare a fatica.

Sento suonare il campanello di casa e, asciugando una lacrima solitaria dal viso, mi alzo e apro la porta.
«Ci hai parlato?» Axel si fionda in casa osservandomi con i suoi occhi blu in attesa di una risposta, che però non arriva.
«Met, cazzo.
Tutto bene?» posa le sue grandi mani sulle mie spalle, scuotendomi leggermente per obbligarmi a guardarlo.
Sento gli occhi bruciare.

«Si, ci ho parlato» sussurro, quasi impercettibilmente.
«Perché non mi hai chiamato?
Ti avevo chiesto di tenermi aggiornato»
«Hai ragione, scusami.
Volevo restare un po' da sola» interrompo il contatto visivo, abbassando la testa.
«Questo è il momento peggiore per restare da sola con te stessa.
Si risolverà tutto, vedrai» mi attira a sè, stringendomi in un caloroso abbraccio per poi schioccare un bacio sulla mia nuca.

«Mi dispiace di averti rovinato la vita» sussurra, rafforzando la presa sui miei fianchi.
«Cosa stai dicendo?» alzo leggermente la testa, incastrando le mie iridi in quell'azzurro cristallino che riempie i suoi occhi.
«Da quando mi conosci la tua vita sta andando completamente a rotoli.
E non puoi di certo dire il contrario»

«Mentirei se dicessi che non è così.
Per quanto stia andando tutto in pezzi, però, sembra che tu abbia la capacità di incollarli di nuovo uno ad uno.
Ho paura, Axel.
Ho paura che mi farai soffrire di nuovo, ma sono pronta a provarci e a crederci come ho sempre fatto da quando ti conosco» la mia voce è ferma nella certezza di queste parole.
So già che probabilmente soffrirò ancora e che soffrirà anche lui; le storie come le nostre sono destinate a convivere con il dolore.
Da un lato, forse, è proprio questo il bello.
Ritrovarsi dopo essersi persi, abbracciarsi dopo essersi odiati e fare l'amore dopo aver bramato il suo tocco.

«Non posso dirti che andrà sempre tutto bene.
Sai come sono fatto e io so come sei fatta tu, ma ci proverò ad essere migliore per te.
Su questo puoi contarci» biascica, dando sfogo alla sincerità.
Ha promesso tante cose e spesso non ha mantenuto la sua parola.
Eppure il mio cuore urla a squarciagola, devo fidarmi di lui.
Devo affidare il mio destino a questo demone dagli occhi blu, lasciare la mia vita tra le sue mani e sperare che non la trasformi in polvere.
«Bene» riesco a dire, sprofondando la testa sul suo petto.
Il suo profumo si schianta violento nelle mie narici facendomi pericolosamente girare la testa.

«Stasera dormiamo insieme?» domanda, interrompendo il dolce silenzio protagonista di quel momento.
«Stasera non posso.
Ho promesso a Carla che saremmo state insieme, serata tra donne»
«Va bene, donna.
Vedi di fare la brava e domani sera non hai scuse.
Ti voglio nuda, nel letto.
Nel mio letto»

Morde il lobo del mio orecchio, per poi spostarsi sul collo e marchiarlo con la sua lingua.
Un gemito incontrollato fuoriesce dalla mia bocca, mentre affondo le unghie sulla sua schiena ancora coperta dalla felpa nera.
«Tra un quarto d'ora torna mia madre perciò ti consiglio di fermarti, altrimenti ci beccherà» biascico, sentendo le guance andare pericolosamente a fuoco.

«Bhe, piccola Met...in un quarto d'ora si possono fare un sacco di cose» posa le sue grandi mani sul mio seno iniziando a palparlo con foga, senza distogliere lo sguardo dalle mie iridi smeraldo.
«Non puoi fare così, occhi blu»
«Io posso fare quello che voglio, ragazzina» sussurra sulle mie labbra, provocandomi un brivido gelido lungo la spina dorsale.

Posa entrambe le mani sui miei fianchi per poi sollevarmi senza il minimo sforzo e adagiarmi sul bordo della penisola in marmo che adorna la cucina.
Sfila i miei jeans skinny e le mutandine rosse, lanciando quei tessuti superflui dall'altro lato della stanza.
«Dio, che spettacolo» biascica, sfiorando lentamente il mio ombelico per poi scendere sempre più giù.
Lecca il labbro inferiore in maniera morbosa, stringendo nella mano destra la sua erezione.
Mi divora con lo sguardo, mi spoglia completamente gettando via la lucidità e ogni piccolo filamento di ragione. 
«Allarga le gambe.
Ho bisogno di leccare questa piccola fica» ordina, facendo rumorosamente scoccare la lingua sul palato.
Obbedisco alla sua imposizione, esponendo la mia intimità davanti agli occhi di questa bestia pronta a mangiare la mia anima.
Prende posto sulla sedia, posizionandosi esattamente davanti alla mia vagina pulsante.
Riesco a sentire il suo fiato caldo schiantarsi prepotentemente sulle mie grandi labbra.
Posa una scia di baci nel mio interno coscia, avvicinandosi sempre di più al mio punto più sensibile senza però toccarlo.
«Vuoi torturarmi?» biascico, bramando la sua lingua.
«No, voglio soltanto vederti impazzire per me, piccola Met» biascica, soffiando sul mio clitoride pulsante e gonfio.

«Guardami» 
Obbedisco all'ennesima richiesta e, appena le mie iridi si incastrano nelle sue, posa la lingua sul mio clitoride iniziando a rotearla con fare esperto.
 Disegna piccoli cerchi attorno ad esso, lasciando una scia di saliva sul mio punto più sensibile.
«Cazzo, ogni volta mi sorprendo di quanto tu sia stretta e bagnata» biascica, affondando due dita dentro di me per poi iniziare a muoverle energicamente su e giù.
La sua lingua si muove a ritmo con le dita, regalandomi scosse di piacere così intense da bloccarmi il respiro.

«Sei solo mia» sussurra, per poi donarmi altre energiche scoccate con la lingua sul clitoride.
«Voglio sentirtelo dire.
Dimmi che sei solo mia»
«Sono solo tua» balbetto, roteando gli occhi all'indietro.
Un urlo incontrollato di piacere fuoriesce dalle mie labbra mentre lascio che il mio corpo venga portato all'apice dal suo tocco demoniaco.
«Il sapore della tua fica è droga » esclama, leccando lussurioso le sue labbra imbrattate dai miei umori.
Per me, con lui, sarà sempre come la prima volta.

«Lo hai detto tu.
Sei mia ormai» 

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now