Capitolo 43

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"La mia follia è misurata,
non si vede:
è subito che io ho paura delle conseguenze,
di ogni conseguenza:
ciò che è spontaneo
è la mia paura,
la mia indecisione"
ROLAND BARTHES

La spiaggia è enorme, un numero indefinito di persone è sdraiata sulla sabbia rovente, mentre altri riposano comodamente sui lettini coperti da giganti ombrelloni a strisce bianche e blu.
«Da questa parte» esordisce Edoardo, posizionando a terra il suo asciugamano.
Faccio altrettanto, sbattendo in aria il mio telo mare verde fluo per poi farlo aderire al suolo.

Sfilo lentamente il vestito riponendolo con cura nel borsone, con la mano destra aggiusto leggermente il costume e noto, con mio grande stupore, gli occhi di Edoardo fissi sul mio fondoschiena coperto a malapena dalla sottile stoffa leopardata.

«Vuoi scattargli una fotografia, per caso?» domando, incrociando le braccia al petto per poi scoppiare a ridere.
«No scusa, è che hai un culo davvero sodo principessa» afferma senza alcun imbarazzo, leccandosi morbosamente il labbro inferiore.
Sento le mie guance andare letteralmente in fiamme mentre il suo sguardo rovente brucia sulla mia pelle più del sole.

«Dai, entra in acqua con me» esclama, tuffandosi senza alcun timore.
Eseguo il suo ordine, lasciandomi cullare dalle onde del mare che sbattono prepotenti sulla mia pancia bloccandomi per qualche istante il respiro.
«Mi spalmeresti un po' di crema solare?
Non ho alcuna intenzione di bruciarmi» domando, camminando lentamente in direzione del mio telo.
«Certo, sdraiati»
Edoardo si posiziona sopra di me, iniziando ad esercitare una leggera pressione lungo tutto il mio corpo.
Sfiora dolcemente la mia schiena, poi le spalle e le braccia; arrivando pian piano ad accarezzare le gambe per poi risalire molto lentamente sui glutei.
Sento la sua erezione premere contro il mio fondoschiena mentre, con movimenti circolari, percorre lussurioso ogni curva del mio corpo.

«Edo, ma che fai?
Ti stai eccitando?» domando, voltandomi verso di lui.
«Bhe, si inizia con un massaggio e poi...»
«E poi si va a prendere un cocktail» esclamo, senza neanche dargli il tempo di terminare la frase.
Si alza in piedi scoppiando in una fragorosa risata, posa una mano sopra il costume, esattamente nel punto in cui la sua erezione è evidente, cercando in ogni modo di nasconderla.

«Non posso andare al bar col cazzo dritto» ride, premendo ancor di più sul suo pube.
«Da quando sei così schietto?» domando, alzandomi a mia volta estrando poi una Philip Morris dal pacchetto.
«Aspettami qui.
Vado io a prendere da bere» esclamo, iniziando a camminare in direzione del bar.

«Pensavo che potremmo restare qui stanotte, almeno domattina torniamo al mare» esordisce, sorseggiando il suo drink pieno di ghiaccio.
«E dove dormiamo?»
«In realtà ho già affittato una stanza in un hotel qui vicino, c'è solo un letto matrimoniale, ma tranquilla dormirò sul divano» afferma, lasciando scivolare i suoi occhi lungo tutta la mia figura.
«Basta che tieni le mani al loro posto, Miller» lo rimbecco, inarcando un sopracciglio.
«Non ti prometto nulla»

Optiamo per una cena in una bellissima trattoria romana dove, finalmente, posso deliziarmi di una vera carbonara.
«Abbiamo esagerato con il vino» biascico, salendo con difficoltà le scale dell'hotel.

Una volta entrati nella nostra stanza raggiungo immediatamente il letto, lanciandomi sopra di esso.
«Non dovevi dormire sul divano?» domando, osservando Edoardo prender posto accanto a me.
«Bhe, potrei dormire sul divano oppure potremmo fare qualcosa di più divertente» sussurra al mio orecchio, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
Il suo fiato caldo si schianta sul mio collo, provocandomi brividi gelidi lungo la spina dorsale.
Annulla completamente la distanza che ci separa, incastrando le sue iridi smeraldo nelle mie.
Poso entrambe le mani sul suo petto per impedirgli di avvicinarsi ulteriormente mentre lui, morbosamente, traccia con la lingua il contorno delle sue labbra.

«Lasciati andare, Miriam.
Godiamoci la serata, al resto penseremo domani» afferma con voce bassa e sensuale, spostando le mie mani e annullando nuovamente la distanza tra noi.
«Non funziona esattamente così » sussurro, trascinando lo sguardo su un punto indefinito della stanza.
Il suo respiro caldo si schianta prepotente sul mio viso mentre i suoi occhi divorano lussuriosi ogni centimetro del mio corpo.
«Io ti desidero e so che una piccola parte di te mi vuole» sfiora il mio labbro inferiore, obbligandomi a guardarlo.

Appena i miei occhi incontrano i suoi, annulla completamente la distanza tra noi e posa le sue labbra sulle mie racchiudendole in un bacio casto.
Un bacio lento.
Il suo sapore è del tutto diverso da quello di Axel.
Devo smettere di pensare a lui.

Schiudo leggermente le labbra consentendo alla sua lingua di incontrare la mia.
I nostri corpi sono ormai appiccicati mentre, con foga, spinge i suoi fianchi contro il mio bacino per far aderire la sua erezione al mio interno coscia.
Le sue dita mi sfiorano lentamente, partendo dal collo per poi scendere lentamente sul seno e fermarsi a palparlo.
Un gemito soffocato esce dalle mie labbra quando, tastando il tessuto leopardato, strizza con due dita il mio capezzolo facendolo diventare turgido.

«Vedrai che ti piacerà» sussurra, trascinando le sue dita sulla pancia per poi scendere sempre più giù.
«Non so se sia una buona idea» affermo, colta da un lampo di lucidità.
«Shh, principessa.
Pensa a te stessa per una volta» biascica, alzandomi lentamente il vestito.
Ho bisogno di non sentire più la costante presenza di Axel nella mia testa, ho bisogno di spegnere il cervello.
So già che sto facendo una cazzata, ancor prima di farla.
Ma ho bisogno di strappare via Axel dai miei pensieri.

Sbottono rapidamente la sua camicia e lui con una scrollata di spalle la lascia ricadere a terra dietro di noi.
Non posso fare a meno di osservare i suoi muscoli possenti guizzare a ogni movimento del suo corpo.
Sfila con un solo gesto il mio vestito, per poi slacciare il laccio posteriore del costume e lasciarmi col seno scoperto prendendo, stavolta, il capezzolo tra i denti e iniziando a mordicchiarlo e succhiarlo guardandomi con aria affamata.
Affamata di me.

Posa una lunga scia di saliva sulla mia pancia, per poi scendere sul basso ventre, facendomi rabbrividire.
«Benvenuta nel tuo regno, principessa» biascica, sfilandomi lentamente le mutandine leopardate.
Si inginocchia davanti alla mia nudità e, aiutandosi con un braccio, allarga le mie cosce.

«Sei una principessa e le principesse meritano di essere scopate come si deve»
Si diverte a disegnare piccoli cerchi con le dita intorno al mio clitoride, continuando ad osservare la mia intimità pulsante.
«Sei così bagnata, principessa» sussurra, iniziando a roteare la lingua attorno al mio clitoride gonfio.
Deve essere un pregio di famiglia saper usare la lingua in questo modo.

Abbassa rapidamente il suo costume e, strappando energicamente l'involucro, si infila un preservativo; si posiziona sopra di me facendosi spazio tra le mie gambe per poi poggiare i gomiti ai lati della mia testa.
Mi penetra con decisione, muovendosi dapprima lentamente, poi sempre con più foga.
«Guardami principessa» biascica, con voce rotta dal piacere.
«Ti piace essere scopata così?» domanda, alternando la velocità dei movimenti.
«Rispondimi» ordina, esercitando una lieve pressione sul mio collo.
«Si» sussurro, sentendo il mio corpo tremare a causa delle sue scoccate.
«Oddio, principessa» biascica, iniziando a disegnare dei piccoli cerchi attorno al mio clitoride.
Sento il piacere irradiarsi in ogni cellula del mio corpo mentre, roteando gli occhi all'indietro, raggiungo l'orgasmo.
«Si, principessa.
Vieni per me» grida, rafforzando la stretta sul mio collo per poi lasciarsi andare anche lui ad un piacere intenso.

«Abbiamo fatto una cazzata» affermo, correndo in direzione del bagno.
«Può darsi, ma è stata la più bella cazzata della mia vita» esorta lui, scandendo ogni singola parola.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now