Capitolo 18

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"Se sei salito a bordo
del treno sbagliato,
non ti serve a molto
correre lungo il corridoio
nella direzione opposta"
DIETRICH BONHOEFFER

Le parole di Carla vorticano nel mio cervello, sbattono e si frantumano come pietre nella mia anima procurandomi una serie di piccole fitte al cuore.
Ha ragione.
Devo pensare a me stessa prima che sia troppo tardi.

Rigiro per qualche istante il cellulare tra le mani prima di mandare un messaggio a Gianluigi avvisandolo di tenersi libero per il weekend.
Sento le palpebre farsi via via più pesanti prima di cadere esausta in un sonno profondo.
Sogno, come sempre, due enormi occhi blu in cui vorrei sprofondare.

Sono le sei del mattino quando di soprassalto apro gli occhi in preda ad uno dei tanti incubi.
Impiego qualche istante per riprendere il controllo del mio respiro.
Ho bisogno di una doccia bollente e di molto caffè.
Per la prima volta riesco ad arrivare a scuola in anticipo e, prendendo posto al mio solito banco, noto che Axel non c'è.
Non lo vedo nemmeno il giorno successivo, nè quello dopo ancora.
E' ormai venerdì e di lui non c'è traccia.
In questi giorni l'ansia ha preso a calci il mio stomaco riducendomi ad un cumulo di nervi.
Vorrei così tanto vederlo, sapere come sta.

La lezione di letteratura sembra non finire mai, non sono riuscita ad ascoltare neanche una parola della professoressa Corba.
Finalmente il suono della campanella interrompe quel noioso monologo.
Sospiro sommessamente uscendo alla velocità della luce da quell'aula austera e priva di personalità.
Estraggo il cellulare dalla tasca e scorro disinteressata le varie notifiche.
Il mio occhio cade su un sms ricevuto da un mittente sconosciuto.
Leggo attentamente quelle poche righe in cui sono scritti ora e luogo della festa che si terrà stasera.
Il mittente del messaggio è Andrea.
Chissà da chi ha avuto il mio numero.
Domani devo partire per Milano e non credo che una festa sia proprio ciò di cui ho bisogno ora, ma sicuramente ci sarà anche Axel e potrò constatare di persona che sta bene e che forse mi ha già dimenticata.
Ci penso per qualche altro istante prima di digitare velocemente la risposta.
"Sarò dei vostri, ci vediamo stasera"

La giornata trascorre velocemente e ben presto si fanno le otto di sera.
La festa non inizierà prima delle dieci perciò ho due ore di tempo per scegliere cosa mettere e cercare di truccarmi in maniera decente.
Dopo vari tentativi, decido di indossare un top rosso dal quale si intravede la pancia, un paio di pantaloncini di jeans a vita alta e, per completare l'outfit, infilo le solite Globe nere ai piedi.
Cerco disperatamente le chiavi della macchina che perdo quasi ogni giorno.
Quando finalmente le trovo, inizio a camminare a lente falcate in direzione della macchina.
Prendo lunghi respiri prima di aprire la portiera e partire.
Impiego più tempo del dovuto, sbagliando per ben due volte la strada.
Parcheggio la mia auto nel primo posto libero e mi avvio lentamente in direzione della musica.
Mi guardo intorno notando subito un gruppo di ragazzi ubriachi fare casino, troppo casino per i miei gusti.
Continuo per la mia strada verso la grande villa che si erge davanti ai miei occhi, cercando Axel con lo sguardo in mezzo a tutta quella gente.
Non riesco a vederlo.
Spero soltanto che sia qui.

Dopo qualche istante noto Andrea appoggiato al bancone dell'enorme cucina di lusso.
Mi saluta con un cenno della mano, facendomi segno di raggiungerlo.
Ricambio quel saluto silenzioso, facendogli segno di aspettare.
Continuo l'ispezione alla ricerca del mio demone blu, soffermandomi di tanto in tanto ad ammirare quella splendida casa.
L'arredamento moderno spicca, risaltando quel vecchio casale rendendolo così perfetto da sembrare una di quelle ville che si vedono solo nelle riviste.

Finalmente scorgo Axel, nonostante sia voltato di spalle non ho dubbi.
E' lui.
La scena che vedo non è esattamente quella che mi aspettavo.
Le sue possenti braccia sono avvinghiate ai fianchi di Mia che, appena nota la mia presenza, gli dà una leggera gomitata sul ventre che lo fa voltare nella mia direzione incuriosito.
Vorrei scappare via, vorrei che non mi avesse visto.
I miei piedi sembrano cementati a terra e non riesco a staccare gli occhi da loro.

Lo vedo sorridere beffardo, per poi incastrare i suoi occhi blu nei miei e guardarmi con un'aria di sfida.
Il suo sguardo resta incollato su di me mentre infila la lingua nella bocca di Mia che, dopo aver riso di gusto, ricambia senza minimamente preoccuparsi di me.
Le lacrime spingono per fuoriuscire, ma stavolta non vincerà lui.
Non lo permetterò.

Raggiungo rapidamente Andrea ed Emanuele che sono ancora appoggiati al bancone a chiacchierare, strappo la bottiglia di Vodka dalle mani del biondino e comincio a bere a grandi sorsate, sotto il loro sguardo sbigottito.
L'alcol inizia lentamente a sortire il suo effetto inibitorio, ho la vista completamente annebbiata, ma il dolore sembra dissolversi nell'aria donandomi un pò di leggerezza.
Prendo Andrea per mano e lo conduco al centro della sala.
Comincio ad ondeggiare trasportata dalla musica.
Andrea mi stringe tra le sue braccia, il suo fiato caldo si schianta violentemente sul mio collo provocandomi brividi gelidi lungo la spina dorsale.
Vedo Axel avvicinarsi velocemente e,senza pensarci, mi giro di scatto e poso le mie labbra su quelle di Andrea.
Poggio una mano sui suoi capelli, strattonandoli quel poco che basta per far schiudere la sua bocca e permettere alle nostre lingue di incontrarsi.
Il sapore della sua bocca non ha nulla a che vedere con il sentore di tabacco che invade le labbra del ragazzo di cui sono innamorata, ma ho bisogno che soffra.
Ho bisogno che provi il dolore che ho provato io.
Continuo a baciarlo tenendo gli occhi fissi su Axel.

Mi concentro a osservare i suoi occhi che cambiano tonalità passando da un azzurro chiaro a un blu scuro.
Faccio scorrere lentamente lo sguardo lungo il suo corpo muscoloso soffermandomi sulle mani strette a pugno lungo i fianchi.
Bene, sto attirando la sua attenzione.
Questo è solo l'inizio.
Prendo Andrea per il colletto della camicia bianca e lo guido fuori dalla casa mantenendo le mie labbra incollate alle sue.
Ruoto la lingua lentamente senza staccare gli occhi da quel mostro dagli occhi blu che continua a seguirmi.
Una volta raggiunto il lato esterno della villa, Andrea aumenta il ritmo di quel bacio, iniziando a sfiorare ogni centimetro del mio corpo.
All'improvviso le sue labbra si staccano dalle mie.

Impiego qualche istante per realizzare che Andrea è a terra e Axel è a cavalcioni su di lui.
Osservo impaurita la rabbia che traspare dal suo viso.
Forti pugni si scagliano sulla faccia di Andrea ad un ritmo incessante.
«Che cazzo fai?
Torna dalla tua amica e lasciami vivere la mia vita, cazzo!» sbraito, cercando di spingerlo via dal corpo ormai immobile di Andrea.
Mi sono illusa di poterci credere, mi ha spezzato il cuore.
Se vuole giocare a chi ferisce di più stavolta non mi tirerò indietro.
Lo amo, ma non posso amarlo.

Ad un tratto un dolore lancinante al naso mi costringe a terra.
Tengo la mano premuta sul mio viso ormai sanguinante e tremendamente dolorante.
Riacquisto lucidità per qualche istante, osservando Axel allontanarsi da Andrea e chinarsi su di me.
«Scusa Met.
Scusa, cazzo.
Credevo fosse qualcun'altro, non volevo colpirti.
Perchè ti sei messa in mezzo?
Perchè mi hai spinto?» grida, posando delicatamente le mani sul mio viso tumefatto.
Chiudo lentamente gli occhi, abbandonandomi all'alcol in circolo nelle vene e al dolore lancinante che mi costringe a tenerli serrati.

Sbatto le palpebre più e più volte cercando di capire dove mi trovo.
Mi guardo attorno fin quando non vedo Axel uscire dal bagno con un asciugamano in vita.

L'inferno in noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora