Capitolo 11

513 91 31
                                    

"Che stupidi che siamo,
quanti inviti respinti, quanti.
Quante frasi non dette,
quanti sguardi non ricambiati.
Molte volte la vita ci passa
accanto e noi non
ce ne accorgiamo nemmeno."
FERZAN OZPETEK

Finalmente ci lasciamo andare a tutte le nostre emozioni.
Ogni volta che le nostre lingue si incontrano sento di avere un po' di autocontrollo in meno.
Lascio che le sue dita scivolino su di me e mi lascio travolgere dal calore del suo tocco.
Mi prende in braccio e continuando a baciarci andiamo al piano di sopra, apre la porta con una spinta e mi butta sul lettone della mia camera.
Mi sfila delicatamente la maglietta e dopo attimi di esitazione faccio lo stesso con lui.
Appena le sue labbra sfiorano il mio collo sussulto, ho desiderato così intensamente questo momento che mi sembra di vivere un sogno.
Comincia a baciare ogni centimetro del mio corpo in maniera rude e possessiva, mi marchia a fuoco con le sue mani che sembrano tizzoni ardenti sulla mia pelle liscia.

I nostri corpi si spingono l'uno verso l'altro.
Si stacca da me e aggancia i suoi occhi ai miei divorandomi con quelle iridi celesti.
«Il tuo corpo mi fa letteralmente impazzire, Met» infila un dito dentro di me iniziando a muoverlo su e giù in maniera lenta, mi tortura con quei movimenti assestati con il solo obiettivo di farmi perdere la testa.
«Mi vuoi dentro di te?» domanda, quasi in un sussurro.
«Si» la mia voce è spezzata dal desiderio, sento gli occhi bruciare nella lussuria più totale.
Lo osservo avvicinarsi pericolosamente, mi soffermo ad ammirare le contrazioni del suo corpo mentre con rapidi gesti si posiziona sopra il mio corpo madido di sudore.
Con una forte spinta lo sento entrare dentro di me, non penso di essere in grado di accogliere così a fondo il suo pene turgido e a dir poco enorme.
Sento brividi gelidi invadermi il corpo, attraversando la spina dorsale contratta dal piacere.
Il suo battito cardiaco suona come musica nelle mie orecchie, lo sento battere ad un ritmo forsennato; quasi come se stesse per uscire dal petto.

«Cazzo, sei strettissima.
Mi toccherà allargare questa piccola fica scopandola sempre più forte»mugola lui, strizzandomi i capezzoli in maniera dolorosa ed eccitante allo stesso tempo.
Con una rapida mossa mi posiziona a quattro zampe, iniziando nuovamente a penetrarmi.
Assesta spinte sempre più forti, iniziando a stimolare il mio clitoride in maniera veloce e straziante.
Con l'altra mano mi tira i capelli provocandomi una fitta di dolore al cuoio capelluto.
«Ti piace essere scopata così Met? Sei il mio fottuto cagnolino pronto a ricevere la sua punizione» schiaffeggia il mio culo così forte da lasciare l'impronta della sua mano.
«Dillo. Forza, dimmi che ti piace essere scopata come una puttana»
«Si, cazzo» urlo, prima di raggiungere l'orgasmo urlando il suo nome a squarciagola.
Continua a scoparmi portando il mio corpo allo sfinimento, sento le gambe cedere tanto è forte il piacere che sto provando in questo momento.
«Cazzo Miriam» geme con voce rotta dal piacere per poi svuotarsi completamente dentro di me.
«È stato fantastico» la sua voce roca lo rende ancora più sensuale.
Delle ciocche di capelli bagnati gli ricadono sul viso rendendolo uno spettacolo.
«Perché hai fatto lo stronzo per tutto questo tempo?» domando, senza neanche pensarci su.
«È difficile starti accanto, Met.
Non credo di esserne degno» risponde in maniera dolce.
Non è da lui usare questo tono di voce e chissà se questa volta è sincero.
Spero soltanto che non torni tutto come qualche ora fa...

Poggio la testa sul suo petto, cullandomi col suo respiro pesante.
Ci addormentiamo abbracciati con il corpo e con l'anima.
Al risveglio tutto si trasforma in un incubo.
Apro gli occhi e trovo un biglietto sul letto, accanto a me.
"È stato stupendo, ma non doveva succedere.
Stammi bene, Met.
Prometto che da oggi in poi cercherò di starti lontano.
                       Axel".

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now