Capitolo 49

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"Uno non ha che dichiararsi libero,
ed ecco che
in quello stesso istante
si sente limitato.
Abbia solo il coraggio
di dichiararsi limitato,
ed eccolo libero"
GOETHE

Dopo circa un'ora raggiungiamo una vistosissima villa nel centro di Roma, le pareti esterne sono bianco latte e risulta alquanto difficile non perdersi nell'immensità di questo posto.
«Eccoci arrivati, principessa» Edoardo mi cinge in vita con un braccio, trascinandomi letteralmente all'interno della casa.
La pasticca ha ormai iniziato a sortire il suo effetto, distorcendo le figure davanti a me e facendo contrarre la mia mascella ad un ritmo forsennato.

Un gruppo di ragazzi seduti sui divanetti in pelle all'ingresso, al nostro arrivo si alzano in piedi, iniziando a camminare nella nostra direzione.
«Edo, grandissimo figlio di puttana!
Che ci fai qui?
E tu chi sei, zuccherino?» domanda estasiato un ragazzo dai capelli biondi.
Mi prendo qualche istante per osservarlo meglio; il suo corpo è completamente ricoperto di tatuaggi dai diversi colori, vari piercing adornano il suo volto tutt'altro che angelico; la mia attenzione, però, viene catturata dal Bridge posto tra gli occhi color nocciola.
Dei pantaloni larghi e una felpa blu coprono la sua muscolatura, nascondendola sotto il tessuto over-size.

«Ehm, io sono Miriam» balbetto, sentendo le guance in fiamme.
«Piacere, Miriam.
Io sono Gioele» schiocca un sonoro bacio sulla mia guancia, facendomi arrossire ulteriormente.
«Ehi stronzo, vacci piano.
Lei sta con me» grida Edoardo, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
«Vai a conoscere gli altri, intanto io prendo da bere.
Miriam, cosa preferisci?» domanda Gioele, mostrando i suoi denti perfetti.
«Vodka Lemon, grazie»

Edoardo prende la mia mano conducendomi in una sala adiacente, varie luci psichedeliche sono posizionate ad ogni altezza creando un gioco di colori mozzafiato, delle enormi casse nere sono poste in un angolo del locale e pompano musica elettronica ad un volume straziante.
Prende posto su uno dei tanti divanetti rossi e, con un leggero strattone, mi fa accomodare sulle sue gambe.
«Loro sono Lars, Federico, Lorenzo e Jasmine.
Ragazzi, lei è Miriam» esorta, in direzione di quelli che, presumo, siano i suoi migliori amici.

Ad uno ad uno i ragazzi si avvicinano a noi e, a turno, mi stringono la mano.
I loro occhi sono arrossati e le pupille hanno quasi completamente coperto il colore delle loro iridi, facendomi immediatamente intendere che siano del tutto sballati.
Da ciò che vedo sono tutti più grandi di me, tranne Jasmine; anche se dall'aspetto non si direbbe.
I lunghi capelli blu legati in due trecce laterali fanno da cornice ad un viso contornato da ogni tipo di piercing e, anche lei, è cosparsa di inchiostro dalla testa ai piedi.
«Ciao, tu saresti?» domanda assumendo un tono acido, altalenando lo sguardo tra me e Edoardo.
«Jasmine, non cominciare a rompere i coglioni.
Vai fuori dalle palle» sbotta lui, facendomi rimanere di stucco.

Jasmine si alza rapidamente lanciando un'ultima occhiata nella nostra direzione per poi dirigersi in pista facendo volteggiare le lunghe trecce blu.
La minigonna in pelle nera guizza a ogni movimento del suo fondoschiena e il top, anch'esso in pelle, sembra stia per scoppiare data la prosperità del suo seno.

«Perché le hai risposto così?» domando, incastrando i miei occhi in quelli di Edoardo.
«Perché Jasmine è innamorata del suo cazzo, ormai non se la scrolla più di dosso» esclama Lars, scoppiando a ridere subito dopo.
«Oh» 

Lars è un ragazzo dai tratti ispanici, la sua pelle è ambrata e indossa un piercing al sopracciglio.
Dall'aspetto sembrerebbe il più serio di tutti, se non fosse per l'enorme cresta che spicca sulla sua testa.
I suoi occhi neri come il petrolio non lasciano trasparire alcuna emozione quando parla ma, in compenso, ogni volta che sorride due adorabili fossette scavano le sue guance.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now