Capitolo 65

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"Alle volte
uno si crede incompleto
ed è soltanto giovane."
ITALO CALVINO

Mi lascio avvolgere dalla leggera brezza mattutina, non credo di essere pronta per questo esame.
Le gambe tremano e le mani sono completamente sudate mentre mi avvio a lente falcate verso l'entrata.

Oggi ci sarà il tema di italiano, sono sempre stata abbastanza brava a scrivere e spero con tutto il cuore di non essere da meno oggi.
Cerco Axel con lo sguardo nel lungo corridoio che conduce all'aula, ma niente.
Non riesco a vederlo.
Magari sarà già seduto al suo solito banco.

Appena ho aperto gli occhi stamattina ho provato una sensazione di vuoto, nonostante sia ancora parecchio arrabbiata con lui devo ammettere che mi è mancato.
Il nostro è un rapporto così fragile, così pieno di emozioni contrastanti, che potrebbe rompersi da un momento all'altro.

Tiro un lungo sospiro cercando di scacciare tutti i pensieri che mi annebbiano la mente.
Devo essere lucida e scrivere il tema migliore della mia vita.
Ho fantasticato per anni su come sarebbe stato il mio futuro una volta concluso il liceo.
Ho sempre avuto mille progetti, mille sogni e ora che tutto sta per finire non ho idea di cosa mi aspetterà dopo.

Entro in classe sedendomi alla mia postazione, mi muovo nervosamente sulla sedia alla ricerca di una posizione comoda.
Axel non c'è e comincio seriamente a preoccuparmi.
"Dove sei?" 
Clicco energicamente i tasti sul display per poi inoltrare il messaggio ad Axel.

Un professore sulla cinquantina entra in aula, chiedendo cortesemente a tutti di sedersi al proprio posto.
È un uomo brizzolato e di bell'aspetto, vestito in maniera elegante.
I suoi occhi verdi trasmettono severità e la sua voce calda non è da meno.

L'ansia comincia a prendere il sopravvento, sarò in grado di superare questo esame?
Sarò in grado di mantenere la lucidità e prendere bei voti?
E soprattutto sarò in grado di costruirmi una buona vita, una volta fuori da qui?

Finalmente Axel entra in classe, posizionandosi al suo posto in maniera frettolosa.
È più bello del solito e i suoi capelli spettinati gli donano un tocco selvaggio che mi fa letteralmente impazzire.
Si volta nella mia direzione incastrando i suoi occhi nei miei e mimando "scusa" con le labbra.
Arrossisco restando incollata a quegli occhi di cristallo, sorridendo timidamente.

Il professore inizia a camminare tra i banchi lasciando ad ognuno le tracce del tema.
Inizio a leggere le varie tracce: la prima è "analisi del testo su Pascoli", la seconda "analisi e produzione di un testo argomentativo sul bullismo e cyberbullismo" e la terza,ovvero l'ultima "tema di attualità sui giovani".

Opto subito per la terza opzione, prendo una penna e di getto inizio a strutturare il mio tema.

I giovani.
Siamo ragazzi che hanno paura del futuro.
Ragazzi con mille sogni, mille passioni e tanta voglia di vivere.
Passiamo la nostra esistenza a fantasticare su quanto possa essere bello il nostro domani per poi ritrovarci, purtroppo, con niente in mano.
La società di oggi uccide i sogni, uccide la gioventù.
Essere 'giovani' significa avere il mondo in mano, chi è giovane crede, spera e vive.
Già, vive.
Con l'arroganza e la stupidità di quegli attimi che non torneranno più, con la gioia della prima volta.

Continuo a scrivere il mio tema, come un fiume in piena butto inchiostro su quel foglio bianco.
Dopo cinque ore passate a pensare e scrivere finalmente ho finito.
La prima prova è andata e con lei è sparita anche un po' d'ansia.

Axel è uscito qualche minuto fa, consegno il mio testo e lo raggiungo.
«Allora, com'è andata?» domando, portando alle labbra la Philip Morris che avevo sognato per tutta la prova.
«Credo bene.
A te invece?»
«Spero di aver spiegato bene ciò che intendevo dire»

Si avvicina lentamente e mi stringe tra le sue braccia, poggia la testa nell'incavo del mio collo e resta così, immobile, per qualche secondo.
«Tutto bene?» chiedo, inebriandomi del suo profumo.
«Questa è per te.
Sai dovevo far pratica per il tema di oggi, leggila quando sei sola» esclama imbarazzato, porgendomi una busta bianca contenente una lettera.

«Devo preoccuparmi?» inarco un sopracciglio, Axel non è il tipo di persona che scrive lettere.
«No, semplicemente sai che non sono bravo a parlare e così ho pensato di scrivere tutto ciò che volevo dirti»
Poso le mie labbra sulle sue, godendomi quel lieve contatto da capogiro.
«Ora vado piccola.
Ti chiamo più tardi» pone una certa distanza tra noi e dopo aver incastrato per qualche istante i suoi occhi blu nei miei, se ne va.
Sono troppo curiosa di leggere ciò che ha scritto, così corro a casa e apro la busta.

"Ehi piccola Met.
Sai che sono una frana nel parlare e, quando lo faccio, spesso rovino tutto.
Così ho pensato di scriverti, nella speranza di farti capire tutto ciò che provo.
Sei entrata nella mia vita come un tornado, spazzando via tutte le certezze e tutti i muri che avevo creato intorno a me.
Ormai ero abituato a vivere senza emozioni, senza amore.
L'unica costante nella mia vita è sempre stata la rabbia.
La rabbia provata nel rendermi conto di non far parte di niente, di essere solo, di non poter contare su nessuno.
Nemmeno sulla mia famiglia.
Poi quel giorno ti ho vista, eri la più bella di tutte.
E nei tuoi occhi ho visto la stessa rabbia contenuta nei miei.
Eri scontrosa e ce l'avevi con il mondo, esattamente come me.
Più provavo a starti lontano, più avevo bisogno di starti accanto.
Ti ho fatta soffrire tante, troppe volte.
Non voglio giustificarmi, ma avevo ed ho paura.
Mi sei entrata nelle viscere, mi hai strappato l'anima e la custodisci tra le tue piccole mani.
E se un giorno ti rendessi conto di come stanno le cose, se un giorno capissi che meriti una persona migliore di me mi frantumeresti l'anima.
Sono un cazzo di egoista perché in cuor mio spero che tu non te ne renda mai conto.
Hai un mondo dentro Miriam, mentre io covo solo oscurità.
Sei l'unica persona che ha visto qualcosa di buono in me e che ha provato con le unghie e con i denti a tirarla fuori.
Mi dispiace.
Mi dispiace di non renderti felice come vorresti, di non averti protetta quando ne hai avuto più bisogno.
Ho lasciato che quello stronzo ti rovinasse la vita, arrivando troppo tardi.
E so che, per quanto tu finga di averla superata, per quanto tu sia testarda e voglia far credere a tutti di essere forte, in realtà non dimenticherai mai ciò che ti è successo.
Scusami se urlo, se mi incazzo.
Sono così abituato ad esserlo, che è difficile ricominciare per me.
E scusami anche se sono geloso, ma l'idea di vederti tra le braccia di un altro mi fa morire.
Per quanto sia un disastro, ho bisogno che tu creda in me.
Ho bisogno che tu ci creda sempre, perché con te ho conosciuto la speranza.
Proverò con tutto me stesso a non toglierti più il sorriso.
Sai benissimo anche tu che sarà difficile, che sono una testa di cazzo.
Ma tu continua a sorridere, continua a ridere con gli occhi.
Quegli occhi che mi fanno impazzire.
E continua a fare l'amore con me, sempre, come se fosse la prima volta.
Permettimi di donarti tutto me stesso, il meglio e il peggio che ho.
Non lo credevo possibile, ma stai riuscendo a curare ogni singola ferita che mi porto dentro.
Scusami, se ti sei innamorata di un perfetto coglione come me.
Ti amo piccola Met."

Le lacrime scendono copiose sulle mie guance, mentre ogni sua singola parola prende posto nel mio cuore, scalfendolo e rendendolo sempre più suo.
Ripenso a tutto ciò che abbiamo passato insieme e ora più che mai credo che ne sia valsa e che ne valga tutt'ora la pena.

Prendo le chiavi dell'auto e mi precipito a casa sua.
Ho bisogno di toccarlo, di baciarlo e di fargli capire che continuerò a curare ogni suo male, perché per me lui è il bene.
Il più prezioso.
Busso alla porta con tutta la forza che ho e dopo qualche istante lo trovo lì, davanti ai miei occhi.
«Suppongo tu abbia letto la lettera»
Nei suoi occhi leggo preoccupazione, non deve esser facile mettersi a nudo.
Non rispondo, ho bisogno soltanto delle sue labbra ora.
Lo bacio con tutta la passione che provo per lui, lo stringo tra le mie braccia e mi abbandono totalmente a tutte le emozioni di quell'istante.

«Ti amo» gli sussurro all'orecchio.
«Ti amo più di tutto, Axel»
«Grazie di esserci, Miriam» 

L'inferno in noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora