Capitolo 59

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"Nelle donne
ogni cosa è cuore,
anche la testa"
JEAN PAUL RICHTER

«Pronta per la nostra serata tra donne?»
Carla entra in casa, tenendo tra le mani due pizze d'asporto e una busta di plastica contenente due birre chiare.
È bella come al solito, indossa una camicetta bianca e un pantaloncino di jeans a vita alta che ne risalta le forme perfette; i capelli biondi le ricadono morbidi sulle spalle e il trucco leggero accentua ancor di più le sue iridi chiare.

«Certo che sono pronta!
Non vedevo l'ora» 
Avevo dannatamente bisogno di una serata con la mia migliore amica.
Sono davvero contenta di vederla di nuovo felice dopo la sua enorme delusione d'amore.
Devo ammettere che ci ha messo più del previsto per rialzarsi da quella brutta caduta, ma ora è più raggiante che mai.
Gennaro, un ragazzo napoletano che viene nella nostra scuola, ha cominciato a farle la corte in maniera spudorata e, conoscendo Carla meglio delle mie tasche, so che questo non le dispiace affatto.

«Allora, qualche novità scottante da raccontarmi?» domanda, addentando una fetta della sua pizza al salame piccante.
Le avevo già parlato di tutto il casino creatosi tra me e Gianluigi, ma riguardo ad Axel non sa ancora nulla.
«Mh, bhe si.
Direi che ci sono novità scottanti» affermo, sorseggiando la mia birra ghiacciata.
«Avanti, stronzetta.
Voglio sapere tutto» una scintilla di curiosità attraversa le sue iridi mentre cerca una posizione comoda per mettersi all'ascolto.

«Io e Axel abbiamo deciso di riprovarci.
Seriamente, stavolta»
«Non ci posso credere!
Era ora, cazzo!
Per quanto incasinati, voi due siete fatti per stare assieme» confessa, lanciando un cuscino nella mia direzione.
«Già.
Ci siamo resi conto che continuare a farci la guerra avrebbe portato entrambi a perdere, così abbiamo posato le armi» ironizzo, lanciandole a mia volta lo stesso cuscino.

«Gianluigi l'hai più sentito?»
Sentire quel nome fa male, ho deluso il mio migliore amico e questa cosa non me la perdonerò facilmente.
«Non ancora.
Mi ha chiesto del tempo ed è giusto che io rispetti la sua decisione» sussurro, avvertendo la nostalgia farsi prepotentemente spazio nel mio cuore.

«Invece tu?
Come procede con Gennaro?» domando, cercando di deviare la conversazione su qualcosa di meno doloroso e complicato.
Un ampio sorriso le compare in volto mentre le sue guance assumono una tonalità rossastra.
«Va' alla grande.
È un ragazzo fantastico!»
«Ti conosco abbastanza bene da sapere che c'è altro» pizzico energicamente la sua guancia aspettando che sputi fuori il rospo.
«Come diavolo fai ad intuire sempre tutto?» domanda, arrossendo sempre di più.
«Eh, va bene.
 Ci siamo baciati.
Ed è stato a dir poco meraviglioso.
È un ragazzo del Sud e si sa, sono molto passionali» ridacchia, leccandosi le labbra.

«Me lo dici solo ora?
Sono contenta per te, te lo meriti vecchia stronza»
«All'inizio ero un po' titubante riguardo a tutta questa situazione, ma devo ammettere che mi piace stare con lui.
Mi piace davvero tanto» confessa con occhi sognanti, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.

«Goditi tutto quello che ne verrà fuori.
Se ora sei felice, significa che stai facendo la cosa giusta» 
«Dovremmo fare un'uscita a quattro qualche volta» ridacchia, addentando una patatina fritta.
«Certo.
Si può fare» 

Sono le nove di mattina e i miei occhi non hanno alcuna intenzione di aprirsi; fortunatamente oggi non abbiamo scuola perciò, lentamente, ci trasciniamo da una stanza all'altra alla ricerca di un pò di voglia di vivere.
"Ehi raggio di sole.
Confermato per oggi?" 
Leggo e rileggo quei caratteri impressi sul display del mio cellulare sorridendo come un'idiota.
"Certo.
Oggi pomeriggio a casa tua, resterò a dormire come promesso"
digito rapidamente la risposta per poi inoltrarla al mio demone dagli occhi blu.
Mi tuffo letteralmente in una tazza di caffè, nella speranza che la caffeina sortisca il suo effetto energizzante e mi dia la carica giusta per affrontare la giornata.

«Fammi sapere come va con Gennaro oggi pomeriggio» ordino alla mia migliore amica, salutandola con un sonoro bacio sulla guancia.
Afferro un borsone infilandoci dentro lo stretto necessario per passare la notte da Axel.
Non vedo l'ora di sprofondare tra le sue braccia.

Mia madre sa che passerò la notte da Carla, non le ho ancora detto di me e Axel e per il momento non ho alcuna intenzione di farlo.
E' una cosa nostra e voglio viverla senza riserve.
Per la prima volta in vita mia non voglio tener conto di nessuno.

Respiro profondamente per poi suonare il campanello.
Impiega qualche minuto ad aprire la porta e, quando lo fa, mi è difficile restare lucida.
Il suo petto nudo grida di essere sfiorato e toccato dalle mie piccole mani, i tatuaggi percorrono i suoi pettorali muovendosi ad ogni respiro.
«Mi sei mancata Met» sussurra al mio orecchio, provocandomi brividi gelidi lungo la spina dorsale.
Il suono della sua voce, quel timbro vocale roco mi si appiccica alla pelle come colla; mi costringe ad immaginare scenari tutt'altro che casti.

«Anche tu, occhi blu» sussurro, cercando di imitare una sensualità che non mi appartiene.
Posa le sue labbra sulle mie, esercitando una leggera pressione per obbligarmi a schiuderle e lasciare che la sua lingua si schianti violenta nella mia bocca.

Optiamo per un film su Netflix e dei pop-corn.
La mia attenzione viene spesso catturata dal suo corpo marmoreo che, come una calamita, attira i miei occhi su di esso senza lasciarmi guardare il film.
«Stanotte ho sognato di scoparti in tutte le posizioni possibili, piccola Met» biascica al mio orecchio, sfiorando lussurioso ogni centimetro del mio corpo.
I miei fianchi si spingono contro di lui nella speranza di essere accontentata e ricevere ciò che ho sognato per tutta la giornata.
«Non ora, piccola ragazzina.
Più tardi ti scoperò come si deve» ridacchia, soddisfatto.
«Cos non vale, occhi blu»

«Vado a fare una doccia raggio di sole» schiocca un leggero bacio sulla mia nuca per poi avviarsi verso il bagno, lasciandomi sola sul divano.
«Potresti prendermi una maglietta pulita?
È nel primo scomparto» lo sento urlare dall'altra stanza.
Entro in camera sua e apro il cassetto, rovistando alla ricerca di una maglietta a maniche corte.
La mia attenzione, però, viene catturata da un flaconcino pieno di pillole bianche con su scritto 'Olanzapina'.
Le rigiro per qualche istante tra le mani, cercando di capire a cosa servano, quando, il suono di un cellulare mi fa sobbalzare e posare velocemente le pillole al loro posto.

Axel esce dalla doccia per rispondere al telefono, si muove rapidamente cospargendo il pavimento di gocce d'acqua.
Lo sento gridare contro qualcuno dall'altro capo del cellulare così decido di avvicinarmi a lui.  Poso un braccio sulla sua spalla e, appena lo faccio, scaraventa violentemente il telefono contro il muro facendolo rimbalzare a terra.
D'istinto mi allontano in preda alla paura, per poi riavvicinarmi cautamente a lui e posare due dita sotto al suo mento per costringerlo a guardarmi.
Vorrei chiedergli a cosa servano quelle compresse, ma non mi sembra il momento adatto.

«Chi era al telefono?
Cos'è successo?» domando in un sussurro quasi impercettibile.
«Mio padre.
È tornato qui, oggi è il suo compleanno e come se nulla fosse mai successo tra noi, vuole che stasera vada a cena da lui.
Come la famigliola felice che non siamo mai stati» una risata amara fuoriesce dalla sua bocca, mentre strattona energicamente i capelli ancora bagnati.

«Forse dovresti andarci.
Una seconda possibilità non si nega a nessuno.
Se vuoi possiamo andarci insieme» biascico supplicandolo con lo sguardo.
Non sarebbe sbagliato riallacciare i rapporti con suo padre.
Avrebbe una persona in più su cui contare e, nella vita, questa è una delle cose più importanti.
Ci riflette per qualche istante, sbuffando dal naso e spostando lo sguardo su ogni centimetro della stanza pur di non guardarmi.
«E va bene.
Andiamoci.
Ma ho bisogno che tu mi stia il più vicino possibile, altrimenti potrei anche mettergli le mani addosso»

«Non ti lascio solo» stringo le mie mani tra le sue, il fatto di essere riuscita a calmarlo per me è una piccola ma grande conquista.
In un altro momento gli chiederò a cosa servono quelle pillole e perchè le tiene nascoste in un cassetto.
Glielo chiederò si, ma non ora.

Avvicino il mio viso al suo, rubandogli un bacio.
Divoro quelle labbra che, come catene, mi hanno trascinata all'inferno.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now