Capitolo 14

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"A volte ho la sensazione
di essere solo al mondo.
Altre volte
ne sono sicuro"
CHARLES BUKOWSKI

Non ricevo alcuna risposta da parte sua.
Provo a chiamarlo svariate volte senza alcun risultato prima di prendere coraggio ed andare a casa sua.
Tiro un sospiro di sollievo quando vedo la sua Mercedes SLK parcheggiata nel vialetto.
Busso rumorosamente alla porta mentre pian piano il coraggio mi abbandona lasciando il posto ad un'ansia incontenibile.
Dopo attimi interminabili finalmente apre il grande portone di legno e l'immagine che mi ritrovo davanti mi fa rabbrividire.
Sento il suo sguardo bruciarmi addosso come acido mentre perlustro minuziosamente ogni centimetro del suo viso.

Osservo attentamente il suo occhio che ormai ha assunto un colorito violaceo e impiego tutto il mio autocontrollo per non accarezzare il suo labbro spaccato e tumefatto.
«Cosa cazzo è successo?» il mio tono di voce arrabbiato non sortisce alcun effetto su di lui che continua a guardarmi inespressivo.
«Guarda un po' chi si fa vedere.
Che c'è, ti preoccupi per me?
Eppure non sembravi così interessata l'altra sera»
«Ho fatto male a venire, fanculo Axel» mi sento una completa idiota ad essere corsa per l'ennesima volta da lui.
«E sta un po' zitta» poggia con forza la sua mano attorno al mio polso, tirandomi nella sua direzione.
Sento il suo fiato caldo sul collo, l'odore di tabacco si infila nelle mie narici mentre il mio corpo è pervaso da brividi gelidi.
Riesco a sentire i battiti del mio cuore riecheggiare e pulsare fin dentro le orecchie a causa del suo tocco malsano.
Traccia con le dita i lineamenti del mio viso,  aggancia i suoi occhi ai miei mentre scosta delicatamente una ciocca di capelli incastrandoli dietro al mio orecchio.
 I suoi occhi blu sembrano ricoperti di fiamme tanto bruciano ricolmi di desiderio.

Poggia le sue labbra sul mio collo iniziando a baciare e succhiare dei lembi di pelle su cui lascia una scia di saliva.
Le sue labbra carnose incontrano le mie catturando un bacio passionale e privo di castità.
Il sapore pungente del rum mi invade la bocca ad ogni sua scoccata di lingua, divora le mie labbra senza lasciarmi neanche il tempo di respirare.
Accumulo quel poco di forza necessaria e, con uno spintone, lo allontano da me respirando a pieni polmoni.
«Sei ubriaco» biascico, nella più totale insicurezza.
«Non è importante. Voglio scoparti, ora»
«Invece è importante. Non starò più ai tuoi giochetti. Se hai bisogno di scopare chiama qualcun'altra. Non cadrò nella tua trappola.
No, non stavolta» la rabbia ha preso il sopravvento, aiutandomi per una volta ad essere sincera.
«Ci ho provato in tutti i modi a starti lontano, in ogni cazzo di modo possibile.
E quando finalmente ci riesco arrivi tu e sconvolgi tutti i miei piani.
La colpa non è solo mia, cazzo.
Non è colpa mia se ogni volta che ti vedo il mio istinto mi urla di scoparti fino allo sfinimento» i suoi occhi blu divorano ogni centimetro del mio corpo.

Resto immobile per qualche istante cercando di assimilare le sue parole, mentre il mio corpo sembra pian piano perdere l'ultimo briciolo di autocontrollo rimasto.
Poggia una mano sulla mia nuca strattonandomi leggermente i capelli, obbligandomi ad avvicinarmi a lui.
«Sai di cosa ho bisogno ora piccola Miriam?
Di sentirti urlare il mio nome mentre ti cavalco da dietro»
Strizza con foga il mio seno provocandomi un mix di dolore e forte eccitazione.
Non resisto più.
Posa le sue labbra rosee sulle mie prendendosi con violenza quel bacio che tanto desiderava.
«Preparati a godere Met» 
Senza il minimo sforzo mi prende in braccio e, dopo aver aperto la porta con un calcio, si dirige in camera da letto.
Lancia senza delicatezza il mio corpo sul materasso che scricchiola, inginocchiandosi ai piedi del letto.
Con una rapida mossa alza la mia gonna, incastrandola sui miei fianchi, strappa le calze color caramello lasciando la mia intimità esposta davanti ai suoi occhi divoratori.
«Questa fica ha proprio bisogno di essere leccata» sussurra, scostando leggermente le mie mutandine di lato.
Soffia delicatamente sulla mia intimità facendomi drizzare la pelle dall'eccitazione.
Bacia delicatamente ogni centimetro del mio interno coscia in maniera lenta e dolorosa, stuzzicando ogni pulsione del mio corpo.
Fa scoccare la lingua sul mio clitoride ormai gonfio e dolorante provocandomi un gemito gutturale.
Inizia a compiere movimenti circolari con la lingua, bagnando la mia intimità già fradicia e pronta ad accoglierlo.
Infila un dito dentro di me, muovendolo su e giù ad un ritmo veloce e dannatamente lussurioso.
«Axel, ti prego» la mia voce è rotta dal piacere, mentre l'aggiunta di un secondo dito mi fa roteare gli occhi.
«Si piccola, vieni per me. Fammi vedere come ti piace essere scopata con le dita» sussurra, aumentando il ritmo delle scoccate.
Urlo il suo nome mentre il mio corpo è pervaso da scariche elettriche.
Un sorriso diabolico si stampa sulle sue labbra mentre poggiando le mani ai lati dei miei fianchi mi avvicina al bordo del letto.
«Ora arriva il bello» la sua voce roca mi si infila nei timpani mentre lo osservo tirare giù i pantaloni della tuta, ammaliata da cotanta bellezza e dalle sue dimensioni anormali.
Con un colpo assestato entra dentro di me provocando una smorfia di dolore sul mio viso.
Muove il bacino alla ricerca della giusta angolazione e appena vede i miei occhi roteare dal piacere inizia a farsi spazio dentro di me.

«Sei pronta ad urlare?» strizza i miei seni così forte da lasciare il segno, mentre assestando spinte sempre più forti si prende tutto di me.
Il mio corpo, la mia lucidità, la mia anima.

L'inferno in noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora