Capitolo 6

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"La vita e i sogni sono fogli
di uno stesso libro.
Leggerli in ordine è vivere,
sfogliarli a caso è sognare"
ARTHUR SCHOPENHAUER

Sogno due occhi enormi che mi guardano.
Il mattino ha l'oro in bocca,dicono tutti.
Personalmente per me ha solo una cifra illimitata di imprecazioni.
Mi trascino fuori dal letto e accendo il cellulare.
Mi arrivano una sfilza di messaggi e scorrendo sul display noto il nome di Carla e quello di Axel.

Apro prima il messaggio di Axel.
Alle 7:45 fuori casa mia? c'è scritto.
Rispondo con un 'okay', leggo i messaggi di Carla e mi fiondo in doccia.
Mi sento un po' tesa all'idea di questa colazione.
Ma cosa vuoi che sia?
È una semplice colazione,Miriam. Rilassati mi ripeto.

Lascio che l'acqua calda mi scivoli addosso sciogliendo i miei muscoli tesi.
Inizio ad insaponarmi lentamente mentre, ad occhi chiusi, ripenso alle sue labbra divoratrici.
Sento l'eccitazione salire dalla punta dei piedi fin sopra la testa mentre con una mano inizio a disegnare dei piccoli cerchi intorno al mio clitoride.
Impiego davvero poco tempo a raggiungere l'orgasmo urlando il suo nome.
Il nome di un perfetto sconosciuto che mi ha letteralmente fuso il cervello.

Esco dalla doccia, inspirando ed espirando nel tentativo di placare un pò l'ansia scatenata da questa maledetta colazione.
Indosso dei leggings neri attillati e un top rosso,una passata di eye-liner ed esco.

Una volta davanti casa di Axel do un lieve colpo di clacson e qualche minuto dopo lo vedo uscire dal grande portone marrone.
È più bello del solito.
«Buongiorno Met!» il suo sorriso dovrebbe essere dichiarato illegale, una sorta di nuova droga.
«Giorno» la mia voce trema a causa del battito cardiaco accelerato, ma lui sembra non accorgersene.
E' come se per lui ieri sera non fosse successo nulla tra noi.

Arriviamo davanti a un piccolo bar in centro e ordiniamo due cappuccini.
«Ero davvero sbronzo ieri sera» borbotta lui.
«Già,tanto da non ricordarti che mi hai baciato due volte» il mio tentativo di risultare indifferente fallisce miseramente.
«Me lo ricordo. Ma erano solo stupidi baci, non gli avrai dato mica importanza» ride lui.
Quelle parole mi stanno rimbombando dentro e mi sento una vera idiota ad aver dato peso a quei baci così dannatamente belli.

«No, certo che no. Ora vado» mi alzo velocemente dalla sedia provocando uno stridio insopportabile.
«Aspetta, dove vai?» il suo sguardo è privo di espressività, come se fosse un'altra persona.
«Bhe non ha alcuna importanza no?»
«A proposito Axel,  sta lontano da me se non lo reputi importante»
«Cosa credevi, ragazzina? Che mi sarei presentato con un anello e avremmo passato la vita insieme solo per uno stupido bacio?» scoppia a ridere lui.
Non riesco a formulare una risposta di senso compiuto.

Esco velocemente dal locale, poggio la schiena sulla parete fredda e stringo le mani a pugno.
Le stringo così forte da far diventare le nocche bianche.
Gli occhi bruciano mentre mi sento una vera stupida.
Cosa mi è saltato in mente?
Perché gli ho permesso di baciarmi?

Sento le lacrime rigarmi le guance e ho un disperato bisogno di parlare con Carla.
Lei ha il brutto vizio di voler guarire le ferite di tutti, ma non ha ancora capito che alcune ferite non guariscono mai.
Impari a conviverci, questo sì.
Ma resteranno sempre lì accanto a te.
E Carla le mie ferite le conosce a memoria.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now