Capitolo 62

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"Più tardi
sarà troppo tardi.
La nostra vita
è ora"
JAQUES PRÈVERT

UN MESE DOPO...
Gli esami di maturità sono arrivati, domani ci sarà la prova di italiano e sento il petto bruciare dalla costante ansia che lo insidia.
Ho passato l'ultimo mese a studiare nella speranza di apprendere qualcosa e, appeno trovavo un attimo di tempo, mi rifugiavo tra le braccia di Axel.

Finalmente sembra che tutto sia tornato al proprio posto, incastrato come i tasselli di un puzzle.
Ognuno pare aver trovato la sua stabilità: Carla finalmente si è lasciata totalmente andare alle lusinghe del suo amato ragazzo napoletano, mia madre sorride più spesso ed Axel, prendendo regolarmente le medicine, è riuscito a trovare il suo equilibrio.
I suoi sbalzi di umore sono molto meno frequenti e si lascia andare sempre più spesso a momenti di dolcezza e questo mi rende la persona più felice sulla faccia della terra.

Anche io, come tutti loro, finalmente riesco a camminare su quel sottile filo che prima mi intimoriva tanto.
Sto riprendendo in mano la mia vita, ho ricominciato a sognare e fantasticare sul mio futuro e guardandomi allo specchio mi vedo più bella che mai.

«Piccola, che ne dici di andare a fare colazione?»
Mi volto a guardarlo e la sua bellezza riesce sempre ad incantarmi, esattamente come il primo giorno.
Schiocca un sonoro bacio sulla mia guancia, cingendomi in vita con le sue braccia muscolose.
Il suo profumo si schianta violento nelle mie narici facendomi pericolosamente girare la testa.

«Ci sto!
Dammi qualche minuto per sistemarmi e andiamo» biascico, godendomi appieno lo spettacolo mozzafiato regalato dai suoi pettorali.
Sorrido come una bambina davanti allo specchio, raccogliendo i capelli in una coda di cavallo e aggiustando rapidamente il trucco.
Ormai passo la maggior parte delle mie giornate a casa di Axel.
All'inizio mentivo a mia madre propinandole le scuse più assurde ma, ora che sa tutta la verità, mi sento molto più leggera.

Ha impiegato parecchio tempo ad accettare questa sorta di relazione tra di noi, ma pian piano ha imparato anche lei a volergli bene.
«Sono pronta» sfilo per il salone cercando il mio zainetto nero e, quando lo trovo, mi dirigo verso Axel che è diventato un tutt'uno con il divano.

Con una mano mi attira a sè posizionandomi comodamente sulle sue gambe, per poi sfiorare delicatamente con due dita la mia schiena.
«Sei bellissima, Met» sussurra, soffiando aria bollente sul mio corpo.
Brividi gelidi attraversano la mia spina dorsale appena, con la bocca, inizia a baciare ogni mio lembo di pelle.
«Forza, andiamo!
Se non lo facciamo ora, so che poi troveresti il pretesto per rimanere qui» balbetto, sistemando le pieghe del vestitino nero per poi alzarmi rapidamente.
«Già.
Ad esempio potrei scoparti per tutto il giorno, non sarebbe un buon pretesto per restare a casa?» afferma, posando una mano sulla sua erezione palesemente visibile.

«Ehm, ecco...io»
Non riesco davvero a capire come, con solo due parole, sia capace di provocarmi un incendio in mezzo alle cosce.
«Sei sempre la solita, Met.
Basta una mia parola e ti bagni come una ragazzina» ridacchia, leccando morbosamente il suo labbro inferiore.
Una smorfia di disapprovazione compare sul mio volto mentre, avvicinandomi velocemente a lui, lo spintono con forza senza però riuscire a smuoverlo di un centimetro.

«Forza ragazzina, andiamo.
Ti farò godere più tardi» 
Mi prendo qualche istante per riacquisire il pieno controllo di me stessa, sfioro con le dita il punto esatto in cui ha appena poggiato le sue labbra sentendo la pelle prender fuoco e lo seguo verso l'uscita.

Circa dieci minuti dopo ci troviamo nel nostro bar preferito, ho un disperato bisogno del mio amato cornetto al pistacchio e di una tazzina di caffè bollente.
«Buona colazione» esclama la cameriera paffutella dopo aver poggiato sul tavolo le nostre ordinazioni.
Addento immediatamente la pasta al pistacchio, gustandomi ogni singolo boccone.
«Dio benedica il caffè» biascico estasiata, sorseggiando con gusto quell'intruglio bollente.

"Hei Emme, come stai?" 
Il cellulare vibra annunciando l'arrivo di un messaggio da parte di Gianluigi.
Ultimamente abbiamo ricominciato a sentirci ogni tanto, anche se lo sento ancora molto distante.
Digito rapidamente la risposta, per poi inoltrargliela.
Mi manca davvero troppo averlo nella mia vita.

"Appena ho un giorno libero passerò a trovarti.
Devo darti una bellissima notizia" leggo ancora, cliccando in maniera robotica i tasti.

«Ok, ma cerca di venire il prima possibile.
Lo sai che non resisto alla curiosità»

«Con chi parli?» Axel mi riporta alla realtà, scrutandomi con le sue iridi blu cobalto.
«Con Gianluigi»
So che tra i due c'è ancora molta tensione, ma ho promesso a me stessa di non mentire mai più a nessuno.
«Mh» storce leggermente la bocca in segno di disapprovazione, esattamente come fa ogni singola volta in cui io e Gian ci sentiamo al telefono.
«Non fare quella faccia.
Lo sai che è il mio migliore amico» lo rimbecco, mantenendo il mio sguardo fisso su di lui.

«Il tuo migliore amico con cui hai avuto una storia» tende a precisare, con una nota di sarcasmo.
Sposto leggermente la sedia, avvicinandomi a lui per poi poggiare un braccio sulla sua spalla tesa.
«Lo sai che ho occhi solo per te.
Smettila di essere geloso, non ce n'è davvero motivo»
Ho imparato a conoscerlo e so che questo è il suo modo di farmi capire che ci tiene e che la paura di perdermi lo assale costantemente.

Lo sento rilassarsi sotto il mio tocco e finalmente sul suo viso torna il sorriso di qualche attimo prima.
«Prima o poi mi toccherà legarti a letto e chiuderti a chiave» scherza, sfiorandomi le cosce nude.
«Ah, si?
Faresti davvero questo?» domando, annullando la distanza tra le nostre labbra.
«Lo farei eccome.
Ti legherei e passerei ore a scoparti e farti urlare il mio nome, fino allo sfinimento» sussurra al mio orecchio, consapevole di provocarmi dei forti scossoni al basso ventre.

Tossisco, imbarazzata dal suo essere così schietto e così bravo a centrare i punti giusti per farmi eccitare, senza nemmeno toccarmi.
Semplicemente aprendo bocca riesce a trascinarmi nel suo inferno, basta una sola parola e mi ritrovo a camminare tra le fiamme della lussuria.

«Che c'è, Met?
Non riesci a controllarti?
Vorresti essere scopata qui sul tavolino, davanti a tutti?»
Una scintilla di eccitazione attraversa le sue iridi chiare; sento il suo sguardo bruciarmi addosso, i suoi occhi scoparmi l'anima.
«Smettila» 
Se non la smette subito, potrei davvero valutare l'idea di farmi possedere qui davanti a tutti.

«Sei in ansia per domani?» domando, cercando di cambiare argomento.
Più penso agli esami, più un'enorme sensazione di angoscia mi divora la bocca dello stomaco.
Lui, al contrario mio, non sente affatto la pressione per ciò che ci aspetta domani; anzi sembra molto sicuro di sè e delle sue capacità.

Ad un tratto, però, il suo sguardo si indurisce, fissandosi su un punto indefinito dietro di me.
«Che succede?» 
«Non voltarti» mi ordina, senza spostare lo sguardo di un millimetro.
«Mi dici cosa diavolo succede?»
Nessuna risposta.
Decido di disobbedire al suo ordine e, lentamente, volto la testa verso ciò che sta guardando. 

Rimango pietrificata e sento mancarmi la terra sotto i piedi.
Il cuore accelera i suoi battiti e il respiro si fa sempre più corto.
Premo una mano sul petto, sento che il cuore potrebbe sbalzare fuori dalla gabbia toracica da un momento all'altro.

Resto immobile, con lo sguardo fisso sulla persona che non avrei mai più voluto vedere nella mia vita.
Andrea è davanti all'entrata, con un sorriso stampato in faccia e una biondina che gli stringe la mano.
Sposta lo sguardo su tutta la sala, soffermandosi su di me.
Mi incenerisce con gli occhi, sento il sangue gelarsi rapidamente nelle vene.

«C...come fa ad essere qui?» sussurro, mantenendo salda la mano sul mio petto.
Lo vedo camminare nella nostra direzione e il mio cuore manca un battito.
Spero che tutto ciò sia un incubo, solo e soltanto un fottuto incubo.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now