Capitolo 2

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"Le due più grandi invenzioni dell'uomo
sono il letto e la bomba atomica:
il primo tiene lontano dalle noie,
la seconda le elimina."
CHARLES BUKOWSKI


Impiego circa mezz'ora per raggiungere l'indirizzo della festa e, afferrando il cellulare, clicco rapidamente i vari tasti sul display inviando poi il messaggio a Carla, allegandole la posizione.
Mi sento un po' in colpa per essere venuta qui, ad una settimana dalla morte di mio padre.

Di quel momento ricordo solo il viso rigato di lacrime di mia madre mentre i due carabinieri ci annunciavano ciò che ci avrebbe stravolto la vita.
È un dolore che mi rifiuto di sostenere e di accettare.
Fa così male perdere una persona amata, un dolore che ti si attacca alle viscere e succhia linfa vitale fino a svuotarti completamente. 

«Ehi Met, sei qui!» grida una voce riscuotendomi da quell'orrendo pensiero, è Axel.
Con quella maglietta attillata è davvero sexy e noto che stasera, oltre a quello sul sopracciglio, sfoggia anche un piercing al lato del labbro.
«Met?» domando, inarcando un sopracciglio.
«Non ti piace essere chiamata così?
Devi sapere che non tutte le ragazze hanno questo onore» la sua sicurezza è così accentuata da risultare quasi fastidiosa.
«Sinceramente non credo di voler essere così omaggiata da un dio come te» stampo il più falso sorriso di circostanza in volto, mostrandolo compiaciuta.
«Comunque, non ho tempo da perdere con queste stronzate, dov'è la festa?» urlo, sovrastando il baccano nel parcheggio pieno di ubriachi.
Merda, forse ha ragione lui.
Forse sono davvero una di quelle ragazze acide che non perde occasione per fare la stronza.

Onestamente non conosco questo ragazzo e non mi importa nulla della sua opinione, soprattutto dal momento che è un narcisista patologico.
Odio la gente così, ho sempre pensato che l'umiltà sia alla base della vita e questo genere di persone, purtroppo, non sanno nemmeno cosa sia.

«Ehi, ehi calmati!
Da questa parte!» impreca, alzando le mani.
Mi conduce all'interno di una villa enorme.
Deve essere la famosa casa di questo Andrea, presumo.
Mi ritrovo in un'enorme villone di cui non conosco neppure il proprietario, ad una festa piena di alcolici ed erba e mi sfugge un risolino al solo pensiero di cosa direbbe la me stessa di qualche anno fa se mi vedesse ora.
Come cambia la vita; cresci piena di convinzioni e ti ritrovi a distruggerle in un nanosecondo.

Mi prendo qualche istante per osservare tutto lo sfarzo che si presenta maestoso davanti ai miei occhi.
La villa è gigantesca, adornata da oggetti e souvenir di ogni genere.
Due scalinate enormi si distendono ai lati dell'ampio salotto in marmo.
A destra c'è una sorta di piccolo piano bar da cui si intravede una ragazza praticamente nuda che prepara cocktail e li porge agli invitati.
A sinistra invece si trova un tavolo su cui sono appoggiati vari tipi di stuzzichini.

Delle enormi casse sono poste ai lati della stanza, pompando a gran volume canzoni Tekno.
La musica inizia a vibrarmi nel petto e quella rabbia che sento sempre ribollirmi in corpo sembra vibrare assieme ad essa quasi fino a dissolversi.
«Vedi di non sbronzarti, bimba» ringhia Axel, porgendomi un Vodka Lemon.
Non immagina che reggerei molto più di lui l'effetto dell'alcool.

«Perché cerchi di fare conversazione con me?
Non hai di meglio da fare?
Tipo sbronzarti o fumare erba con il tuo gruppetto di bulli?» domando in tono acido,  disegnando delle virgolette in aria con le dita.
«Bhe non capita tutti i giorni di poter rompere il cazzo a qualcuno più stronzo di me.
Soprattutto se è una bella ragazza» risponde, mostrando il piercing sulla punta della lingua.
Decido di non dargli corda e di godermi al massimo questa serata, cercando di abbandonare i cattivi pensieri e di concentrarmi solo e soltanto sulla musica.
Rigiro il cellulare tra le mani per qualche istante e, dopo aver controllato le notifiche alla ricerca di una risposta da parte di Carla, cammino rapidamente in direzione della pista.

Lascio che la musica travolga ogni cellula del mio corpo obbligandomi ad ondeggiare senza un ritmo preciso quando, all'improvviso, una ferrea presa mi stritola i fianchi.
Faccio lentamente scivolare gli occhi lungo quelle braccia muscolose, riconoscendo subito gli innumerevoli tatuaggi che le adornano. 
E' Axel.
Non so precisamente il motivo per il quale il mio corpo abbia deciso di non ribellarsi al suo tocco.
Annulla completamente la distanza tra noi rafforzando la presa sulla mia vita; riesco a sentire la sua erezione premere contro la mia schiena seminuda.
Strattona leggermente i miei fianchi costringendomi a voltarmi nella sua direzione per poi incastrare i suoi occhi blu nei miei leccandosi il labbro inferiore.
Sembra che si nasconda un mondo dietro quelle iridi azzurre.
Lo vedo avvicinarsi sempre di più alle mie labbra, con occhi lussuriosi e arrossati dall'alcool.
Avvicina in maniera tortuosa le sue labbra alle mie nel vano tentativo di rubarmi un bacio mentre, con lussuria, stringe ancora di più la presa sulla mia vita.
«Cosa hai intenzione di fare?» domando, alzando il tono di voce.
«Bhe, voglio soltanto regalarti la notte migliore della tua vita, ragazzina» annulla nuovamente la distanza tra noi, tentando ancora una volta di ottenere ciò che desidera.
Non cadrò mai nella sua subdola trappola.

Con fatica mi divincolo da lui, stampandogli un sonoro schiaffo sulla guancia destra.
Sento i suoi occhi bruciarmi addosso come lava infuocata.
«Cosa credevi di fare, coglione» biascico, interrompendo quel contatto visivo.
«Vaffanculo stronza, volevo solo scoparti» lo sento gridare mentre, a passo svelto, mi allontano da lui.

Maledetti occhi azzurri.
Una volta raggiunta l'uscita inizio a guardarmi intorno, strofino con foga le mani sulle mie braccia cercando di riprendere un po' di autocontrollo.
Nonostante sia soltanto Settembre l'aria fresca provoca dei brividi gelidi lungo la mia spina dorsale.
Estraggo una Philip Morris dal pacchetto e, dopo aver cercato per qualche minuto l'accendino nella borsa, la accendo respirando ampie boccate di fumo denso.
Lascio che la nicotina sortisca il suo effetto calmante concentrando il mio sguardo su un punto indefinito di fronte a me.

E' stata una pessima idea venire a questa stupida festa.
Odio questo paese, odio i suoi abitanti ma, più di ogni altra cosa, odio questo demone dagli occhi blu.
Dai suoi occhi traspare puro pericolo.
Devo stare lontana da lui, devo ignorarlo completamente prima che sia troppo tardi.

Sbuffo una nuvoletta di fumo dalla bocca trascinando lo sguardo su tutto ciò che mi circonda.
Sarà un lungo anno.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now