Capitolo 30

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"Si soffre molto
per il poco che ci manca
e gustiamo poco
il molto che abbiamo."
WILLIAM SHAKESPEARE

Digito velocemente un messaggio allegando l'indirizzo della festa per poi mandarlo a Carla.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio sistemando il vestito sui fianchi con le mani e, dopo aver tirato un lungo sospiro, infilo il chiodo in pelle.
«Sei bellissima Miri» esclama mia madre, accennando un timido sorriso.
«Per chi hai comprato questo vestito?» domanda, poggiando la schiena allo stipite della porta.
Sento le guance in fiamme mentre, lentamente, mi volto verso di lei.
«Grazie mamma.
Per nessuno» mento, distogliendo lo sguardo.
Prendo le chiavi dell'auto e, dopo aver dato un forte abbraccio alla donna che amo più al mondo, esco di casa.

Il parcheggio accanto alla villa di Andrea è pieno zeppo di auto e impiego più tempo del dovuto per trovare un posto libero.
Mi avvio lentamente verso l'entrata, scorgendo tra la folla la mia migliore amica con un'aria confusa stampata in volto.
Ha lo sguardo perso nel vuoto e, trovandosi in mezzo a persone con cui non ha nulla a che fare, si sente spaesata.
Posa lo sguardo su di me, sorridendo timidamente e alzando una mano a mo' di saluto.

Poso un braccio sulla sua spalla e, insieme, varchiamo la soglia della grande villa.
Osservo nuovamente quel luogo mistico che ho già visto in passato, sorprendendomi ancora una volta della sua grandezza.
La grande sala è decorata in maniera del tutto diversa dalla volta precedente, dei faretti dai vari colori illuminano la stanza accendendosi ad intermittenza e creando un gioco di sfumature mozzafiato.
Ragazzi di varia età si muovono ancheggiando in quei ristretti metri quadri; l'aria è del tutto irrespirabile mentre, ballando completamente ubriachi, si strusciano l'uno sull'altro.
Le enormi casse poste ai lati della sala suonano a tutto volume musica Tekno, vibrando sulle note di Armin Van Buuren.
«Adoro questo pezzo» affermo, spintonando leggermente la mia migliore amica.
«Andiamo a bere qualcosa» urla al mio orecchio cercando di sovrastare la musica, indicando con il dito il piano bar alla nostra sinistra.
Sorseggiamo i nostri Gin-Lemon mentre, ancheggiando goffamente, ci addentriamo nella pista da ballo.

Sposto lentamente lo sguardo alla ricerca di Axel, ma non riesco a scorgerlo da nessuna parte.
Inizio a respirare a fatica in mezzo a quell'accozzaglia di gente perciò, dopo un'ora passata ad ondeggiare su ogni singolo pezzo propinato dal dj, decido di fare una pausa.
Cerco un posto su cui sedermi mentre maledico me stessa per aver indossato dei tacchi alti.
Raggiungo lentamente la cucina avvertendo delle fitte di dolore ai piedi.
Intravedo una bottiglia di Vodka sulla grande penisola in marmo e, dopo essermi avvicinata, ne verso un pò nel mio bicchiere; sporcandola con dell'acqua tonica.

«Vuoi per caso farmi morire?
Sei uno schianto!» fischietta Andrea, prendendomi per mano e facendomi girare su me stessa.
«Ehi, eccoti finalmente.
Grazie del complimento, bugiardo» strizzo l'occhio posando un bacio sulla sua guancia arrossata.

«Comunque ti sta cercando Axel.
Ha detto di raggiungerlo al piano di sopra»
«Oh, bene» il cuore inizia a battere frenetico nel petto, mi volto e lanciando un'ultima occhiata verso le scale, mi avvio nella loro direzione.
«Ti accompagno io» esercita una leggera pressione sul mio polso, bloccandomi sul posto.
Annuisco con un cenno del capo e, prendendolo sottobraccio, mi incammino con lui verso la lunga scalinata bianca che porta al piano superiore.
Apre la porta di una delle tante stanze, scostandosi poi di lato per permettermi di entrare.
Mi prendo qualche istante per guardarmi attorno, le pareti sono di una tonalità nera opaca; così come il pavimento lucido sotto ai miei piedi.
Al centro della stanza è situato un enorme letto coperto soltanto da un lenzuolo bianco; non ci sono comodini, nè quadri appesi alle pareti.
«Dov'è Axel?» domando, voltandomi verso di lui.
E' girato di spalle mentre, con rapidità, chiude a chiave la porta iniziando poi a camminare lentamente verso di me con un sorriso sadico stampato in volto.

L'inferno in noiWhere stories live. Discover now