Capitolo 8

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"Mi guardai intorno.
Non c'era nessuna donna lì
in quel caffè.
Ripiegai sulla cosa che sta
al secondo posto in graduatoria:
sollevai il mio bicchiere
e lo scolai"
CHARLES BUKOWSKI

Impiego qualche minuto a realizzare che se n'è andato.
Ma questa volta non sto ai suoi giochetti, indosso una tuta, prendo le chiavi dell'auto e mi costringo ad andare a casa sua.
Una volta seduta il coraggio comincia a svanire ma devo farlo.
Ho bisogno di capire cosa gli passa per la testa.

Arrivata davanti casa sua spengo il motore, faccio un respiro profondo e mi precipito alla porta.
Comincio a bussare ripetutamente, ma nessuna risposta.
Continuo imperterrita a bussare fin quando la porta si schiude.
L'immagine che ho davanti mi da la nausea.
Vedo una ragazza con delle treccine nere che se ne sta appoggiata alla porta in reggiseno e mutande.
«Tu devi essere Miriam!
Io sono Mia,piacere» il suo sorriso sembra incarnare alla perfezione il demonio.
Troia.

«Dov'è Axel?» sbotto io.
Ormai che sono in ballo, mi tocca ballare.
«Axel? Tesoro?» la sento starnazzare.
Appena lui mi vede sobbalza all'indietro.
«Non fraintendere Met» i suoi occhi blu si incastrano nei miei.
«NON FRAINTENDERE? Da oggi in poi stai lontano da me Axel, stammi lontano cazzo!
Mi fai letteralmente schifo» grido, per poi tornarmene in macchina sbattendo la portiera.
Ingrano la marcia e corro via da quell'incubo.
Mi fermo davanti al primo bar che trovo e una volta dentro vedo Andrea.
Lo ignoro, ordino un whisky con ghiaccio e mi lascio travolgere dal bruciore alla gola causato da quel liquido ambrato.

«Ehi,Miriam» si avvicina con lente falcate nella mia direzione, poggiando delicatamente una mano sulla mia spalla.
«Ehi!» ribatto.
«Il prossimo giro lo offro io!» ride lui.
Ho proprio bisogno di distrarmi.
Chiacchieriamo del più e del meno mentre l'alcol inizia lentamente ad annebbiarmi la vista.

«Andiamo alla spiaggia?» biascico dopo il quarto whisky.
«Va bene, ubriacona» ghigna, tirando fuori la lingua e mostrando in suo piercing.
Mi carica in spalla e mi lascio andare ad una risata amara.
Dieci minuti dopo siamo in spiaggia e lascio che l'odore del mare mi si infili nelle narici.

«Non dovresti fidarti di Axel, vedi come ti riduce?» sbotta lui.
«Cosa ne vuoi sapere tu? » fatico a parlare a causa della forte rabbia e dell'alcol ormai in circolo nel mio corpo.
«È un piccolo paesino Miriam, le voci corrono»
Quali voci?
Il mio telefono comincia a squillare e sul display appare scritto 'Axel'.
Ignoro la chiamata e spengo il cellulare.

«Era lui?» 
Annuisco con un cenno del capo, osservando il mare di fronte a me.
«Non ti conosco Miriam, ma credo fermamente che tu possa ambire a una persona migliore di Axel. E' un narcisista del cazzo e ama usare le donne»

«Non preferiresti uno come me? Ti tratterei come una principessa» 
Scoppio in una fragorosa risata osservando la sua buffa faccia.
«Apparte gli scherzi. Voglio che tu sappia che io ci sono. 
Hai trovato un buon amico mia cara Miriam» strizza l'occhio, porgendomi la mano per aiutarmi a tirarmi su.
Mi sembra di essere sulle sabbie mobili tanto mi è difficile camminare e mi impegno seriamente per non finire a faccia avanti.

L'inferno in noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora