Cap. 33 - Belgio

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Arrivammo al Mardassin memoral dove ci aspettavano le solite guide.

Arrivammo al Mardassin memoral dove ci aspettavano le solite guide

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"Il Mardasson Memorial è un monumento che onora la memoria dei soldati americani feriti o uccisi durante la Battaglia delle Ardenne della seconda guerra mondiale" stava dicendo la donna dai capelli biondi

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"Il Mardasson Memorial è un monumento che onora la memoria dei soldati americani feriti o uccisi durante la Battaglia delle Ardenne della seconda guerra mondiale" stava dicendo la donna dai capelli biondi

"Il primo passo verso il memoriale fu intrapreso il 4 luglio 1946.

L'architetto Georges Dedoyard ha progettato un monumento alto 12 metri a forma di stella americana a cinque punte con lati di 31 metri. Le pareti interne sono coperte da dieci passaggi scolpiti nella pietra che commemorano la battaglia, e il parapetto porta i nomi degli allora 48 Stati americani, oltre all'Alaska e alle Hawaii. Le insegne della maggior parte dei battaglioni partecipanti sono mostrate sui muri, rappresentando i 76.890 morti e feriti"

Ci spiegò.

Io stavo ascoltando, distrattamente, con il naso per aria: l'uomo era davvero in grado di fare grandi cose.

Si parla tanto di opere del passato, ma anche questa struttura era davvero articolata, e ogni dettaglio aveva un suo significato.

Nulla era lì per caso, nulla era privo di senso.

Ogni pietra, ogni scritta era stata pensata e interpretata per lasciare un segno e un significato preciso a chiunque, in futuro, si fosse fermato a guardarla.

Ci lasciarono un po' di tempo per noi, per girare da soli.

Camminai tra le colonne, toccando con mano quel monumento che ricordava tanto dolore, tante perdite americane.

Fu in quel momento che sentii il familiare scatto di una macchina fotografica: mi voltai.

Alle mie spalle, Francesco mi stava scattando una foto, mentre tenevo una mano sui mattoni, con lo sguardo alzato verso le scritte.

Mi sorrise, annuendo piano.

Chissà, forse anche lui condivideva i miei pensieri su quel luogo.

Quando risalimmo in auto decidemmo di fare cambio di autista, così al volante affianco a me si mise Meredith.

Attaccai il suo telefono all'impianto stereo e per le 2 ore successive continuammo a cantare come due sceme, anche se la cosa faceva ridere Michelle Francesco e Lore sul sedile posteriore, che ogni tanto si univano a noi.

 https://www.youtube.com/watch?v=f0vs8J_hex0

Irraggiungibile di Shade e Federica Carta divenne la colonna sonora del nostro viaggio.

Verso sera, per cena, arrivammo al Grand palace:

scattammo qualche foto, illuminati dalla luce della piazza

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scattammo qualche foto, illuminati dalla luce della piazza.

"No ti prego possiamo entrare lì?" tirai per una manica Bise, indicando l'Hard Rock

Mio fratello era fissato con quella scritta, ogni viaggio che faceva doveva comprarsi la maglietta di quella città.

E ora che ci facevo caso.. era quasi Natale, e non gli avevo preso niente.

In quel mese avremmo girato l'Europa, eppure in giornate come quella che si stava concludendo diventava difficile riuscire a prendersi un souvenir di ogni Paese.

Bise rise, acconsentendo con la testa.

Per colpa della mia pausa shopping, fummo costretti a prenderci del cibo al volo da una bancarella vicino alla piazza, mangiando i nostri panini mentre tornavamo al parcheggio, per poi guidare altri 40 minuti. 

Prossima fermata: aeroporto.

Lì ci stavano aspettando degli uomini della motorizzazione per ritirare le auto, e salimmo sull'aereo.

La durata del volo ci fece spalancare gli occhi.

"Dieci ore?!" esclamò qualcuno.

L'hostess ci annuì, sorridendo.

Era ormai notte, quindi saremmo arrivati la mattina molto presto, ma quella durata mi sembrò comunque eterna.

Fortunatamente, avevo a fianco un buon compagno di viaggio...


Europe TripWhere stories live. Discover now