Cap. 38 - Normalità

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(L'immagine non centra ma mi piaceva xD )

Cristina's Point of View

Dopo pranzo il pomeriggio era trascorso in tranquillità.

Qualcuno aveva scelto di dormire, chi di leggere, mentre io avevo sfoderato il libro di anatomia per tentare di studiare qualcosa.

"Wella niente male" commentai passando dietro il divano.

Francesco si voltò: stava sfogliando le foto nella galleria del suo cellulare, e il soggetto era sempre la stessa persona.

"Ridi ridi. Ieri sera mi ha scritto che quando torneremo dovremo parlare" commentò divertito, appoggiandosi allo schienale del divano dove si era seduto.

"Sai già cosa vuole dirti?" gli chiesi. In queste occasioni non sapevo mai se fosse una cosa buona o meno.

"Penso che voglia andare ad abitare insieme" alzò le spalle, ma non riuscì a nascondere un sorriso compiaciuto.

"Beh lo spero bene. Se non vai tu vado io" scherzai appoggiandomi al divano.

"Ah si eh" commentò lui.

Accadde in pochi secondi, quasi non me ne accorsi.  Con un braccio mi cinse la vita, mentre con l'altro mi alzò le gambe per farmi perdere l'equilibrio e farmi cadere in avanti.

Caddi sopra di lui, in una maniera molto poco aggraziata.

Mi trovai distesa sul divano, in orizzontale, sulle sue ginocchia.

"Molto divertente" risi cercando di alzarmi.

"Oh si speraci" mi rispose lui ironico, cominciando a farmi il solletico.

Ora, dovete sapere che dire che soffro il solletico è dire poco. Non ho una soglia minima di resistenza, quando anche solo mi toccano i fianchi faccio un salto sulla sedia, o comincio a dimenarmi come un'anguilla.

E giustamente Francesco non si decideva a lasciarmi.

"Franci! No ti prego fra.. giuro che non respiro" gridai con le lacrime agli occhi

"Ehi piccioncini la smettete di urlare?" Matt era entrato nella stanza

"Dai mettila giù" continuò Bise serio, anche se notai uno sguardo abbastanza divertito

Francesco di riposta mi diede una spinta e mi fece cadere dal divano.

Io rimasi per terra qualche minuto, tentando di tornare a respirare normalmente, asciugandomi le lacrime, da quanto avevo riso.

"Sai che ti odio si" mi rivolsi al mio torturatore, non appena ritrovai il fiato

"Sisi certo" rise lui lanciandomi un cuscino

"Sapete vero che ora partiranno le ship" commentò ridendo Michelle, che si era goduta lo spettacolo appoggiata al muro

Io risi. "Dubito sia possibile"

"E perché no?" chiese Giacomo. Nel frattempo erano arrivati un po' tutti, attirati dalla mia tortura. Quella sera avrei messo del peperoncino nella cena di Francesco, come minimo.

"Beh abbiamo gli stessi gusti" rise lui guardandomi.

"Infatti" continuò innocentemente Michelle

"No nel senso.. che pensa che il mio ragazzo sia figo" rise lui

Risi anch'io guardando le facce degli altri: eh già, probabilmente ero l'unica che lo sapeva. Alcuni avevano spalancato gli occhi, altri stavano ridendo, probabilmente pensando che fosse uno scherzo, altri ancora erano semplicemente senza parole.

"E non potrei mai mettermi in mezzo a una relazione di due anni" risposi sottolineando le ultime due parole, rilanciandogli il cuscino, tentando di allentare la tensione.

"Wow.. questo non me lo aspettavo" commentò sorridendo Meredith. Era un sorriso comprensivo, che via via comparve sul volto di tutti.

Fui felice di notare come non ci fosse nessuno che avesse problemi con la cosa. Francesco era una persona molto aperta, non si faceva problemi a parlare di sé, nelle giuste circostanze.

"Dai preparo da mangiare" dissi alzandomi dal pavimento.

Misi a scongelare alcune fette di carne e recuperai una padella per fare a parte la salsa panna, senape e pepe nero.

"Tu lo sapevi?"

Voltai appena la testa, ma riconobbi subito la sua voce.

"Certo. Te l'ho detto, abbiamo parlato molto la settimana prima di partire"

Lorenzo si appoggiò al piano di cottura, di schiena, così da guardarmi mentre cucinavo.

Lo faceva spesso, nella casa a Milano. E stranamente non mi metteva a disagio. In altre circostanze mi sarei sentita osservata, ma con lui era piacevole avere quel contatto visivo, così potevamo parlare tranquillamente, e in caso abbassavo gli occhi con la scusa di dover cucinare.

"E' solo che.. fa strano"

Sorrisi. "Non conosci molti gay eh"

"Tu si?" mi guardò alzando un sopracciglio

"Beh.. ci ho provato con uno, che poi è diventato il mio migliore amico e ha fatto coming-out con me. E una mia compagna di classe stava con uno che l'ha lasciata dicendole "guarda scusa ma penso di essere gay". E poi vabbè qualche episodio isolato di ragazzi e ragazze varie" raccontai mettendo a cuocere la carne.

"No ma veramente?" mi chiese divertito. Io sorrisi di risposta e alzando gli occhi al cielo, come per dire "eh la vita"

"E' solo che.. dopo un po' che passi tanto tempo a contatto con una persona pensi di conoscerla, o almeno sapere queste cose.. importanti insomma" continuò lui. Sembrava imbarazzato. Sorrisi: mi faceva sempre piacere quando mi parlava così, da persona timida sapevo quanto si sforzasse, ed ero felice che lo facesse con me.

"Ci sono ancora tante cose che non sappiamo gli uni degli altri" risposi più verso la pentola che verso di lui.

"Anche di te?" mi chiese. Cavolo.

"Soprattutto di me. Ma non chiedere. Sarebbe troppo lungo da raccontare" tagliai corto.

Lui mi sorrise, rispettando il mio silenzio. Sapeva ascoltare così come rimanere in silenzio, ed era una qualità che apprezzavo molto di lui, qualità che non tutti avevano.

Non tutti sapevano convivere con il silenzio.. ma noi si.

"E' un po' che non parliamo così" notai. Lui mi sorrise di rimando.

Era vero, da quando avevamo lasciato Milano avevamo perso quell'abitudine che ci eravamo creati in pochi giorni. E un po' dovevo ammettere che mi mancava, come se mi mancasse casa.

"Che sono quegli sguardi d'intesa?" c'interruppe Bise.

"Devi smetterla di trattarmi come un fratello maggiore"  scherzai alzando gli occhi al cielo, fingendomi offesa

"Che ci devo fare se tu sei la mia bimba" mi rispose lui dandomi un bacio in fronte. Lo faceva spesso ultimamente, ma forse semplicemente perché era molto più alto di me e non aveva voglia di chinarsi alla mia guancia.

"Che si mangia di buono oggi?" fece per mettere un dito nella salsa ma glielo picchiai con il mestolo di legno.

Lui sbuffò mettendo il broncio e Lore ed io scoppiammo a ridere: ora era quella, la mia normalità.


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