Cap. 20 - Visione notturna

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Il pomeriggio lo avremmo passato agli studi. Ci dissero di portarci qualcosa da fare, che probabilmente tra una cosa e l'altra ci sarebbero stati molti tempi morti.

Ci avevano presentato alcuni rappresentanti degli sponsor, gente che ci avrebbe vestito e lasciato vestiti da indossare nelle varie occasioni.

Nel giro di un'ora ci eravamo trovati in una sala conferenze ad aspettare che ci portassero dei campioni da provare per segnare le nostre taglie.

Gli youtuber stavano editando con i loro portatili, Francesco stava salvando i file che aveva nel pc nell'hard-disk, Giacomo e Michelle erano semidistesi su dei puf e stavano guardando delle fotografie e si confrontavano su vari fotografi e shooting che avevano fatto, sul divanetto di fianco Naomi stava ascoltando Kim che le raccontava della Corea, mentre Meredith ed io stavamo studiando all'estremità del tavolo, lei sottolineava su un libro mentre io stavo riassumendo al computer i miei appunti.

"Cri tu hai già fatto l'apparato cardiocircolatorio e l'ecg?" mi chiese masticando una penna.

Risposi con un mugugno, continuando a digitare per riuscire a finire la frase che stavo scrivendo con un senso compiuto.

"Perché qua parla di depolarizzazione atriale e ripolarizzazione ventricolare, ma in teoria gli elettrodi captano i segnali dei ventricoli e del setto interventricolare, cosa centrano gli atri?" mi chiese imperterrita

"La depolarizzazione atriale la vedi con l'onda P, ovvero quando il ventricolo è rilassato e si riempie di sangue e l'atrio di depolarizza. E' definito "atriale" perché l'impulso nasce nel nodo seno-atriale e si diffonde nelle fibre muscolari atriali circostanti.

La depolarizzazione ventricolare è il tratto QRS quando invece il ventricolo si contrae e pompa il sangue in circolazione.

Poi il ciclo ricomincia e si ha una ripolarizzazione ventricolare con l'onda T, il ventricolo torna in stato di riposo e si ha un riempimento passivo dei ventricoli.

Anche se in effetti la prima fase è definita atriale con l'ecg noi osserviamo i ventricoli, che tanto sono antagonisti agli atri, i primi due elettrodi guardano il ventricolo destro, 3 e 4 il setto interventricolare, il quinto la parte anteriore del ventricolo sinistro e il sesto la parte posteriore"

Risposi continuando a muovere lo sguardo dai miei appunti allo schermo del computer: la biochimica non mi era mai piaciuta, e il professore parlava molto poco lentamente, quindi avevo preso appunti con una scrittura quasi illeggibile.

Quando alzai lo sguardo notai come tutti mi stessero fissando.

"Che c'è? Non mi sono spiegata?" chiesi a Meredith.

"Oh no.. al contrario. Ho capito più ora che in quattro ore di anatomia" rispose lei scioccata.

"Varda te, la bimba che fa la maestrina" scherzò Bise lasciandomi un cuscino. Gli altri risero, io sorrisi scuotendo la testa e ripresi il mio lavoro: non ero dell'umore per scherzare.

Il resto del pomeriggio lo trascorremmo in camerini separati, parlando solo con gli operatori che ci sistemavano i vestiti e prendevano appunti per giubbotti e misure, il che mi evitò altre conversazioni imbarazzanti. Poco male, non avevo questa gran voglia di dialogare.

Erano passate le cinque quando ci lasciarono liberi. Ma a quanto pare gli altri avevano altri piani.

"Ora tu vieni con noi" mi prese a braccetto Matt, trascinandomi per strada.

"Che cosa.." provai a ribellarmi

"Ti fidi di noi?" mi chiese Michelle, sorridendomi

"Di voi si" le risposi "di loro un po' meno.." dissi guardando Bise che mi apriva la portiera della sua macchina e Matt che mi stava trascinando dentro.

A fianco a me si sedettero Meredith e Lorenzo, e Matt mi obbligò a mettermi anche una benda. Giacomo guidava un'altra macchina con gli altri, presunsi.

Per tutto il viaggio parlarono e scherzarono di abbandonarmi da qualche parte, ma non vollero dirmi dove mi stavano portando.

Dopo circa una ventina di minuti mi fecero scendere dall'auto. Mi stavo tenendo alle braccia di Giacomo e Valentino, ma ero molto scettica, anche perché ogni due secondi mi dicevano di stare attenta a scalini o a travi che ero quasi del tutto certa che non ci fossero.

Alla fine mi prese per mano Meredith, stanca dei loro giochetti, e finalmente potei fidarmi del tutto.

Mi fecero salire su un ascensore, ma non dovevamo essere saliti di molto, dopotutto mi fecero scendere dopo poco più di un minuto.

Quando furono scesi tutti, qualcuno mi tolse la benda, e rimasi senza parole.

Quando furono scesi tutti, qualcuno mi tolse la benda, e rimasi senza parole

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La vista era mozzafiato

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La vista era mozzafiato.

"Io so dove ci troviamo!" esclamai entusiasta voltandomi cercando il volto di Lorenzo "siamo sulla Torre Branca! In aereo mi hai detto che era uno dei posti più belli di Milano"

Lui mi sorrise.

"Beh non mi stupisce che ci abbia chiesto di accompagnarti qui" commentò Bise ridendo

Mi voltai verso Lorenzo: davvero aveva organizzato tutto questo per me? Lui stava sorridendo.

Tornai a guardare il paesaggio: il tramonto stava lasciando spazio alle ombre della sera, creando un paesaggio sui toni del viola, quasi surreale.

"E' stupenda.. vorrei solo aver portato la mia.."

"Questa?" sentii una voce alle mie spalle, che mi impedì di finire la frase.

Quando mi rivoltai Lorenzo stava estraendo dal suo zaino la mia reflex.

Probabilmente avevo sulla faccia lo stesso sorriso di quando i miei me la regalarono per Natale, come se la vedessi per la prima volta.

La presi e iniziai a scattare, girando intorno alla torre per prendere più angolazioni possibili.

"Hai fatto proprio una bella cosa" commentò Bise, mentre io ero presa dalle mie fotografie.

"Io non ho fatto niente, vi ho solo chiesto se qualcuno poteva guidare e se avevate voglia di venire" gli rispose Lorenzo guardandomi fare un altro scatto.

"A lei bastano queste piccole cose per essere felice. E' una di quelle rare persone che non ha bisogno di cose in grandi, le basta una piccola cosa, un paesaggio, un caffè, una sorpresa inaspettata, e riesce a essere felice." Lorenzo annuì, ascoltando le sue parole. Ma non seppi mai cosa stesse pensando.

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