Cap. 32 - Amsterdam

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Atterrammo: Amsterdam, la capitale dei Paesi Bassi, la città conosciuta per le biciclette, i coffee-shop... e il quartiere a luci rosse.

Ci arrivò il solito messaggio dalla regia: "Fuori vi aspettano dei taxi, che vi porteranno all'albergo dove dormirete questa notte. Vi aspetta una mezzoretta di strada. Riposatevi: i prossimi giorni saranno pesanti. "

Inutile dire che passai il viaggio attaccata al finestrino: anche in auto, cercavo di cogliere ogni particolare, come se potessi vedere quella città solo in quei momenti, a quella velocità, e dovessi accontentarmi.

Quando scendemmo dal taxi notammo subito una cosa: eravamo incredibilmente vicini al Rijksmuseum.

"Vi prego prima di salire possiamo farci una foto sulla scritta?" chiesi guardando Bise con gli occhi dolci.

"Cri è un po' tardi.. la faremo domani" mi rispose lui, quasi dispiaciuto

"Eddai, tanto ci mettiamo due minuti, cosa vuoi che sia" lo riprese Naomi, incamminandosi verso la scritta.

In quel momento la stavo adorando.

Mentre Francesco posizionava il cavalletto con l'autoscatto, mi arrampicai sulla "E" della scritta.

Quando Matt si voltò si mise a ridere.

"Ehi che c'è.. sono bassa, per una volta lasciami sentire alta" gli risposi, cosa che fece ridere anche gli altri.

Scattammo. Una, due, tre foto.

"Contenta?" mi chiese Bise.

E si.. lo ero.

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14 Dicembre, mancavano circa 10 giorni al Natale.

Avrei dovuto fare qualcosa per gli altri? Di solito amavo fare regali, ma per i ragazzi.. non sapevo cosa avrebbero apprezzato.

Questo era il mio pensiero quella mattina, quando la biologia non riusciva a entrarmi in testa.

Ero ad Amsterdam, e stavo ripassando le membrane delle cellule.

"In piedi non facciamo colazione qui" mi disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai: Kim, con già la valigia pronta, si stava sedendo su uno dei divanetti nell'atrio dove mi ero accomodata per studiare.

"Su recupera la valigia" mi lanciò un cuscino, e io, ridendo, mi alzai: sapevo bene cosa ci aspettava.


Quando arrivarono tutti uscimmo, trovando delle auto con dei bagagliai enormi, tanto che Matt caricando le valige scherzando alzò anche me sostenendo che potevo starci anch'io, tanto ero piccolina.

Io risi, dimenandomi per liberarmi dalla sua presa.

In auto passammo appena due minuti: parcheggiammo le auto vicino a Vondelpark e recuperammo i cestini che Kim ed io avevamo preparato prima che gli altri uscissero dalle proprie stanze.

"Mi spiegate come avete preparato così tante cose?" chiese Giacomo mentre distendevamo le tovaglie sul prato e iniziavamo a tirare fuori il cibo nei contenitori di plastica e i termos.

Io risi: oltre alle bevande calde avevamo saccheggiato la cucina facendo crostatine alla marmellata, macedonia, biscotti vari ed eventuali, creme varie e qualche panetto dolce.

"Ringraziate la Cri. Sembra avere la capacità di fare diecimila cose con due ingredienti" commentò ridendo Kim

"Ma va sei seria? Cioè hai fatto tutto tu?" chiese sconvolto Jack

"No ma va, l'abbiamo fatto insieme" dissi guardando Kim

"Si ma io non sapevo dove mettere le mani, seguivo solo le tue istruzioni. Principalmente ho rotto uova, pesato cose e messo il timer al forno" mi sorrise lei

"Però non hai fatto i pan-cake, quelli si che erano buoni" commentò Lore, addentando un panino dolce

"Eh ma quelli vanno mangiati caldi, trasportarli era un problema" gli risposi.

"No spiegami, a lui hai fatto i pan-cake? Anch'io li voglio" si finse offeso Bise

"La prossima volta che un Albergo mi pacca puoi ospitarmi allora" gli risposi prendendolo in giro.

Finemmo di fare colazione con calma, poi, dopo mezzoretta di camminata, arrivammo alla Casa anna frank dove rimanemmo per l'ora e mezza prevista dalla visita.


Ci rimettemmo in auto subito dopo, con un silenzio assordante.

Guardavo fuori dal finestrino, immersa nei miei pensieri: quella visita mi aveva davvero scosso.

"A cosa pensi?" mi chiese Bise, come al solito al mio fianco

Non trovavo le parole, come se fossero ammassate alla fine della mia gola, come se non riuscissi a farle uscire.

"E' incredibile rendersi conto di quello che realmente erano costretti a sopportare in quel tempo.. a quanto poco avessero, solo quelle poche cose essenziali, eppure sono sopravvissuti.." commentò qualcuno sui sedili posteriori.

Non c'erano parole per descrivere quello che provavo.

Ero vuota. Una tela bianca, senza parole.

Potevo solo stare in silenzio, per portare rispetto a tutto ciò che avevamo visto, in cui ci eravamo immersi per pochi minuti.

Ma noi potevamo uscirne, oltrepassare quella porta, tornare alla nostra vita.

Quelle persone, quella realtà, era durata per anni.

E non c'erano parole per descriverlo.

Il viaggio durò quasi quattro ore, durante le quali il clima un po' si distese, specialmente durante e dopo il pranzo.

Oltrepassammo il confine, preparandoci al secondo Paese che ci aspettava prima che la giornata finisse.

--- NOTA DELL'AUTRICE---

Oggi capitolo cortino, domani lo sarà ancora di più.

Scusate settimana prossima devo dare due esami e poi comincio il tirocinio, spero capiate.

A domani!


Europe TripWhere stories live. Discover now