Cap. 42 - Passato

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!!! ATTENZIONE !!!

QUESTO capitolo tratta temi pesanti, come bullismo, disturbi alimentari, violenze, autolesionismo e suicidio

Se siete persone sensibili passate al prossimo capitolo

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"Allora.. che dici parliamo?"

Eravamo tornati nella casa, stavo tagliando le verdure per la cena, con Lorenzo appoggiato come al solito al piano dei fornelli, che mi guardava.

Quando mi ero liberata dal suo abbraccio mi ero semplicemente incamminata verso gli altri, senza spiegare, senza dire niente.

Il viaggio di ritorno gli altri avevano fatto finta di niente, parlando normalmente, come se nulla fosse.

In realtà notavo come spesso si voltassero verso di me,  per poi rigirarsi facendo finta di nulla. Così, avevo passato il viaggio in silenzio, a guardare dal finestrino.

Lore era a fianco a me, con una mano sul mio ginocchio.

A Milano ricordo che un giorno abbiamo parlato del fatto che spesso un paziente ha bisogno di conforto, ma una mano sulla coscia è un contatto troppo intimo, quindi mettendogli la mano sul ginocchio gli fai capire che ci sei, senza invadere i suoi spazi e senza metterlo a disagio.

In realtà non sapevo neanche se se lo ricordasse, eppure eccolo lì, che con quel semplice contatto, costante, mi ricordava che avevo qualcosa a cui aggrapparmi, per riportarmi alla realtà e non pensare a tutto ciò che quel lancio aveva riportato a galla.

Sospirai, sistemandomi una ciocca di capelli che era sfuggita allo chignon.

Seduto al tavolo da pranzo davanti al portatile, Francesco aveva alzato lo sguardo, pur rimanendo immobile, fingendo che non stesse ascoltando.

In realtà sapevo bene che tutti volevano sapere cosa mi fosse successo.

Guardai in un angolo della stanza, dove si trovava la telecamera: era il momento di raccontare tutto

Lorenzo's Point of View

Era a disagio, era decisamente a disagio.

Continuava a sistemarsi una ciocca di capelli già a posto e a respirare profondamente, come se volesse liberarsi di un peso. E forse era vero, voleva davvero parlarne, ma la telecamera, che continuava a tenere d'occhio, la metteva a disagio.

Appoggiò il coltello sul tagliere, e poi parlò.

"Sono stata vittima di bullismo per anni" disse tutto d'un fiato.

E vi posso giurare, che in quel momento il tempo si fermò.

Non si sentiva più il minimo rumore, dai ragazzi che usavano il telefono sul divano, a chi stava scrivendo al computer fino a qualche secondo prima. Era calato il silenzio più totale.

"Alle medie era colpa del mio fisico. Ero grassottella, e questo non mi faceva stare bene. Non che la cosa fosse un problema in sé o per la mia salute. Il fatto è che.. io mi sentivo a disagio con me stessa e pensavo che i miei chili di troppo fossero il problema. Non ero particolarmente grassa, ero giusto un po' sovrappeso, ma abbastanza per essere una di quelle che quando andavano al mare rimanevano in maglietta" *  continuò lei

"Insomma.. non ero in perfetta forma, e tutti non facevano che ricordarmelo, cosa che mi portò ad odiarmi. Iniziai a smettere di mangiare, sfiorai la bulimia, a volte mi guardavo allo specchio e mi facevo schifo. Ho anche provato a ficcarmi due dita in gola per vomitare, ma probabilmente non lo facevo nel modo giusto visto che non sono mai riuscita a farlo, e ora aggiungo fortunatamente, ma che al tempo sottolineava solo il fatto che neanche in quel modo sarei riuscita a dimagrire.

Ero sempre a disparte, sempre a disagio, da sola. Era facile prendermi di mira. Ricordo come mi prendessero la merenda dallo zaino o come mi chiudessero nel bagno, bloccando la porta, e mi lanciassero carta igienica e carta bagnata da sopra. Per loro era divertente. Mi lasciavano lì tutta la ricreazione, e solo dopo si decidevano a liberare la porta.

Poi sono passata alle superiori, classe nuova, nessuno mi conosceva, ho cominciato da capo.

Ma in realtà neanche troppo.

Ho perso peso, forse per via della crescita. Mi sono anche alzata in altezza, anche se rimango sempre bassina" provò a scherzare, con un sorriso forzato

"Però.. ho fatto la scelta di aprirmi ask. Lì gli insulti erano gratuiti, a caso, alcuni anonimi mi ripetevano cose come "fai schifo" o "Perché non muori? Starebbero tutti meglio senza di te". E lì, da bambina delicata che ero, ci ho creduto"

Si fermò, contemplando il tagliere con ancora immobili il coltello e le verdure tagliate. Per un attimo mi sembrò che stringesse il coltello, poi, spostò le verdure nella padella, e accese il fuoco.

"Cosa successe poi?" la incoraggiai a continuare.

Lei strinse i pugni sul piano di cottura, e continuò, voltata di spalle

"Ho scoperto chi erano, quegli anonimi. Sai, eravamo in sette ragazze in classe, contro 21 maschi, poi una ha cambiato scuola, una è stata bocciata, e proprio lei era una degli anonimi su ask, e altre due delle cinque che eravamo rimaste lo sapevano. Lo sapevano, ma non l'hanno fermata"

Si voltò verso di me, probabilmente per vedere la mia reazione. Ero abbastanza sconvolto: come si fa a guardare in faccia una persona che vedi tutti i giorni a scuola, nel banco a fianco a te, e a insultarla in anonimo in quel modo?

Sul suo volto si era formata un'espressione di finto divertimento: le faceva ancora male.

"Insomma.. stavo male. Tanto. Tanto da pensare che farmi del male fisico fosse l'unico modo per ricordarmi che il dolore fosse altro, come se dei tagli superficiali potessero ricordarmi che non potevo stare male per degli insulti.

Inutile dire che non ha aiutato.. anzi... ha solo peggiorato le cose"

Deglutì

"Cazzo.." esordì Bise. Erano tutti in ascolto, in un tacito silenzio di rispetto, per lei che si stava aprendo così con noi, raccontando di un argomento così doloroso e delicato

"Oh non è ancora arrivata la parte migliore" fece un finto sorriso lei. Scomparve dopo appena qualche secondo, come se si sforzasse, e fece un altro respiro profondo, forse per non piangere ancora.

"Ero fidanzata, al tempo, da circa un anno. Una relazione troppo lunga di persone troppo giovani. Tanto che lui aveva cominciato a ripetermi che non stavo male davvero, fingevo solo per evitare che mi lasciasse. Ho lo screen della volta che mi ha scritto "Vuoi morire? Fallo. Così dimostrerai di essere un'egoista". Già.. egoista. Me lo ripetevano anche le mie compagne di classe, dicendomi che non pensavo che morendo avrei fatto star male anche loro.

Già.. io volevo morire, ma erano loro a starci male."



--- NOTA DEL'AUTRICE ---

Capitolo stra lungo! Lo divido in due parti, la seconda la faccio uscire oggi pomeriggio promesso, ma sono già quasi al doppio dei caratteri che scrivo di solito!

A dopo!


* e qua vediamo chi coglie la cit

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