Cap. 4 - Atterraggio

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Mi strinsi la cintura e questa volta mi trattenni dall'attaccarmi ai braccioli per non stritolargli di nuovo la mano.

Appoggiai la testa all'indietro e respirai profondamente. Mi aiutava sempre a rilassarmi.

Ma quando le ruote dell'aereo toccarono il suolo mi aggrappai ai braccioli e spalancai gli occhi: se stavamo atterrando perché andava così veloce?!

Il ragazzo al mio fianco mi si avvicinò per dirmi "Tranquilla è normale ora rallenta" cercando di sovrastare il rumore dei motori dell'aereo. Forse aveva notato che ero terrorizzata. E gli stavo di nuovo stritolando la mano. In quel momento non mi importava, volevo solo avere qualcosa di stabile a cui aggrapparmi e scendere il prima possibile sulla terra ferma.

Finalmente l'aereo rallentò. Stava ancora finendo di posizionarsi quando mi abbassai a recuperare la borsa sotto al sedile e me la misi sulle ginocchia, quasi abbracciandola. Non appena si fermò del tutto mi girai verso di lui e gli dissi "Ti prego fammi scendere" lui rise, probabilmente avevo una faccia disperata, cosa che fece sorridere anche me.

Non appena si alzò per farmi passare sgusciai fuori e mi guardai intorno nel corridoio per cercare di capire quale fosse l'uscita più vicina.

"Vuoi che ti accompagno a recuperare la valigia?" Mi chiese.

Mi ero completamente dimenticata che ero appena arrivata in una città dove non conoscevo assolutamente niente e nessuno. A partire dall'aeroporto dove mi trovavo.

Mi girai verso di lui giusto per rispondergli un "Oddio si grazie, ti aspetto giù" e di vederlo sorridere di risposta mentre apriva lo scomparto sopra la sua testa per recuperare lo zaino, e mi fiondai giù dalle scalette dell'aereo. Non ero mai stata così felice di vedere una distesa di asfalto.

Dopo appena un paio di minuti sentii un "Ehi" alle mie spalle e mi girai verso il ragazzo che era stato al mio fianco sopportandomi per tutto il volo, che stava scendendo le scalette dietro di me.

"Guarda grazie di avermi sopportato" scherzai

"Ma di che figurati. Poteva andarmi peggio" sorrise. Si incamminò verso quello che intuii fosse il punto di arrivo dei bagagli. Quando entrammo ufficialmente nell'aeroporto rallentai un secondo: sapevo che Milano era enorme, ma non mi aspettavo COSì grande.

"Che cosa c'è?" Mi chiese il mio accompagnatore, voltandosi verso di me.

"Niente è che.. non sono mai stata a Milano. Fa sempre strano andare in un'altra città" risposi sincera guardandomi attorno.

Lo seguii fino al nastro trasportatore più grande che avessi mai visto e recuperai la mia piccola valigia bordeaux, e aspettai che anche lui recuperasse la sua.

"Bene.. come si esce da qui?" chiesi guardandomi intorno.

Lui mi spiegò brevemente dove dovevo andare, quando comparve un suo amico che lo salutò scherzando, dicendogli che poteva anche aspettarlo dopo essere sceso dall'aereo.

Sembrava imbarazzato, quindi prima di lasciargli rispondere mi intromisi "Mi sa che è meglio se vado. Grazie di tutto, ciao Lorenzo".

Sorrisi guardando la sua faccia. Probabilmente si stava chiedendo come facevo a sapere il suo nome, ma era esattamente quello che volevo.

Mi voltai e iniziai a percorrere la via per uscire dall'aeroporto, sentendo gli occhi di Lorenzo che mi fissavano andare via.

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