Cap. 42b - Passato, pt.2

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!!! ATTENZIONE !!!

QUESTO capitolo tratta temi pesanti, come bullismo, disturbi alimentari, violenze, autolesionismo e suicidio

Se siete persone sensibili passate al prossimo capitolo

Ho dovuto dividere il capitolo in due parti, si stava facendo troppo lungo, ma ora continuo

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Lorenzo's Point of View

Cercava di tenersi occupata, era evidente. Faceva pause dalla storia con la scusa di girare le verdure, mettere a bollire l'acqua per la pasta, tutto per girarsi di spalle e nascondersi allo sguardo delle 8 persone in soggiorno.

Ma dalla mia prospettiva, la vedevo in faccia. La vedevo tremare, mentre afferrava il mestolo, la vedevo chiudere e stringere gli occhi, come per voler cancellare delle immagini dalla sua mente, la vedevo fare i suoi respiri profondi, riempiendo i polmoni e alzando le spalle.

Alzò gli occhi verso di me, io annuii, lentamente, e lei continuò, con un tacito accordo.

"Tentai il suicidio più volte" disse tutto d'un fiato. E fu come una doccia fredda: questo non me l'aspettavo. Lei? La ragazza piena di gioia, quella che corre tra i piccioni, che canta in aeroporto, che scherza con tutti, che ferma un auto in corsa per scattare qualche foto, che ride per ogni cosa.. lei che voleva davvero togliersi la vita?

"Ricordo la prima volta, mi riempii di pastiglie, ma mi provocarono solo febbre alta e tanto vomito. La seconda, con un cappio sul lampadario, che però non tenne e cadde tutto. Ancora adesso in camera mia ho solo una lampadina appesa, non ho mai cambiato la struttura del lampadario. La terza volta.. non ce l'ho fatta. Ero in terrazzo, io abito al quinto piano. Mi sono seduta sul davanzale, sentivo l'aria in faccia, le gambe a penzoloni.. ma mi è squillato il telefono: era un amico, mi ha tenuto al telefono finchè non è rientrata mia madre, e insomma, non volevo farmi vedere da mia madre. Ancora oggi penso che quel ragazzo mi abbia salvato la vita" sorrise, con forse il primo sorriso sincero della giornata

"Quindi oggi.." cominciò Meredith a bassa voce

"Si.. sono tornata lì, in quel periodo, in quel momento. Ma oggi mi sono buttata".

Cristo. Non potevo neanche immaginare cosa potesse aver provato. Doveva essere stata una sensazione orribile. Tanti anni per superarlo, e ritrovarsi di nuovo a doverci pensare..

"Alla terza volta effettiva che ho tentato il suicidio ho provato a bere un detersivo, ma prima che lo facessi è entrata mia madre che mi ha fermato. Da quel giorno mi ha portato in terapia, e lei si che mi ha salvato la vita davvero.

All'inizio non volevo andare da uno psichiatra, non ero matta, ne malata, non volevo farmaci, solo non avevo una ragione per continuare a vivere.

Ho trascorso per quasi due anni un incontro settimanale con quell'uomo.

Dopo due anni di terapia psico-farmaceutica, ho finalmente ritrovato la voglia di vivere e di rispondere a chi mi insultava.

Per sfogarmi avevo aperto un blog, che le mie compagne i classe hanno scoperto. A maggio ho scoperto che gli anonimi che mi insultavano da mesi dicendo cose come "molti starebbero meglio se tu morissi" erano di nuovo loro. Ma ho capito che dovevo reagire.

Sono arrivata a un passo dal denunciarle, mi ero documentata su come funzionasse la denuncia per cyber-bullismo, perché questo era. Insulti che augurano a una persona di morire, persona che guardi in faccia sei giorni su sette da cinque anni e a cui chiedi le foto per le feste.

Avevo già sviluppato la passione per la fotografia, le usavo spesso come modelle, e avevo iniziato a vincere qualche piccolo concorso.

Mi piaceva l'idea di trovare le cose belle anche in quelle più brutte o banali, soprattutto mi piaceva l'idea di prendere persone che.. insomma.. non erano modelli, eppure riuscire lo stesso a fare foto fighe.

Insomma.. tutto questo finì, decisi di essere superiore, di lasciare correre.

Anche perché loro avevano rovinato anni della mia vita. Ma una denuncia può rovinarti la vita intera.

E per quanto fossero state stronze con me, io ero una persona buona di cui si erano prese gioco, ma volevo rimanere buona, e non sarei mai passata dalla parte della stronza.

Quindi.. ecco la mia storia" si voltò verso di me.

Nei suoi occhi non c'era più dolore, ansia, paura. Solo.. sollievo. Come se si fosse tolta un peso che teneva dentro da tanto, troppo tempo.

Non so cosa cercasse nel mio sguardo, forse non ero in grado di capirla, di certo non potevo capire tutto quello che aveva passato.

Dio solo sapeva quanta forza si nascondeva in quello scricciolo di un metro e sessanta.

"Scusate ho perso l'appetito, vado a dormire" disse spostando lo sguardo sul pavimento, e scappò in camera.

"Ci penso io" ci fermò Matt. Annuimmo tutti, e lo lasciammo fare

"Wow.. questo non me l'aspettavo" commentò Naomi

"Già.. penso che nessuno se lo aspettasse" rispose Giacomo, mettendosi una mano tra i capelli

Rimanemmo per qualche secondo in silenzio, aspettando che qualcuno parlasse. Ma cosa si poteva dire in una situazione come questa?

"Non posso neanche immaginare cosa voglia dire essere vittima di bullismo fin da bambina. E quanta forza ci voglia per superare la cosa e parlarne così" commentò Meredith, rompendo il silenzio

"Il fatto è che non lo diresti mai. Cioè se la guardi come persona non diresti mai che è stata vittima di bullismo per metà della sua vita e che era un'autolesionista e aspirante suicida" fece notare Francesco

"Io l'ho sempre vista come una bimba.." pensò ad alta voce Bise ".. l'ho sempre vista come qualcosa da proteggere, non pensavo che avesse già sofferto così tanto.."

"E per farlo ci vuole una forza notevole" rispose Kim.

Non dissi niente. Stavo pensando.

Una volta mi aveva detto "sono una che ha bisogno di abbracci".. non avevo capito quanto.

Era una ragazza fragile, che aveva imparato a stare da sola, a nascondere i propri sentimenti e le proprie fragilità, ma che spesso aveva solo bisogno che qualcuno l'aiutasse a tenere insieme i pezzi.

Stavo collegando le cose.

Il fatto che per lei fosse importante un semplice abbraccio, il fatto che apprezzasse le piccole cose e i gesti gentili nei suoi confronti, probabilmente perché nella sua vita ne aveva ricevuti pochi, quindi ogni cosa la apprezzava di più; anche le più banali, quelle ripetute mille volte, quelle che fai quando sei ragazzino, lei le vede per la prima volta, con occhi innocenti, e buoni.

In quel momento avrei solo voluto entrare in camera sua e abbracciarla, per farle capire che non era sola, che avrei fatto di tutto per tenerla al sicuro, lontano da tutte le cattiverie che la avevano fatta star male.

Anche se.. insomma.. non ero il tipo da dimostrazioni d'affetto.

Cosa mi stava facendo quella ragazza?


Europe TripWhere stories live. Discover now