Prologo

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Alessia aspettava all'ingresso del palazzetto, stretta nel suo cappotto, con le mani in tasca e il respiro che si condensava in piccole volute nell'aria fredda di metà novembre. I lunghi capelli neri legati in una coda di cavallo, i jeans stretti dentro gli stivali e un'espressione leggermente scocciata, si confondeva con altre decine di persone che si apprestavano ad entrare nella struttura. La sua amica Betty avrebbe già dovuto essere lì, ma era in ritardo come al solito e lei stava per cambiare idea e tornarsene ai casa. Finalmente una voce conosciuta la riscosse.

<<Ciao! Scusa il ritardo. Entriamo?>>

<<Certo>> Era sempre così, non riusciva a non perdonarla quando la guardava con quell'aria ingenua e trasognata. Mostrando i biglietti si avviarono verso le tribune vip, dove Betty aveva prenotato due posti nelle prime file. 

<<Eccolo, è quello lì! >> Esclamò indicando un ragazzo alto quasi due metri, con la carnagione scura e i capelli neri. <<Non è bellissimo? Si chiama Juan, ha ventisei anni ed è brasiliano>>

<<E così stai uscendo con un giocatore di pallavolo di serie A?>>

<<Ci siamo conosciuti in un locale durante un aperitivo e poi ci siamo scambiati i numeri e poi lui mi ha chiamato chiedendomi se volessi andare al cinema...>> Betty era un fiume in piena. 

<<Ok, ok. Ammetto che è carino>> Alessia cercò di calmare l'amica. Betty era alta, aveva lunghi capelli biondi e due occhi verdi da gatta. La sua carnagione chiarissima sarebbe risaltata ancora di più accanto a quel ragazzo.

<<Carino? Vuoi scherzare?È il più bel ragazzo che abbia mai visto!>> Rispose lei guardandolo con occhi sognanti. Alessia sospirò e si chiese come mai quella domenica avesse accettato di seguire Betty a quella partita. Pur amando la pallavolo e giocando lei stessa in una squadra, non era mai andata a vedere la formazione della sua città dal vivo. Cuneo era una delle grandi del campionato, eppure lei aveva sempre preferito guardare le partite dal divano di casa sua, mentre lavorava. 

<<Grazie per essere venuta. So che rimarrai indietro con il lavoro, ma volevo farti conoscere Juan>>

<<Non preoccuparti. Oh, ecco che cominciano>>

Alessia si guardò intorno e sentì chiaramente l'entusiasmo e l'energia che vibravano nell'aria: tifosi scalmanati sulle curve, persone più discrete nelle tribune, bandiere che venivano sventolate continuamente e cori d'incoraggiamento per le due squadre. Cuneo avrebbe giocato contro la penultima squadra in classifica: sulla carta era un finale già scritto, ma gli ospiti lottavano per la salvezza e avrebbero potuto riservare qualche scherzetto ai padroni di casa. 

Fischio d'inizio. Già dai primi scambi le ragazze si accorsero della netta superiorità di Cuneo, che, palla dopo palla, macinava punti. Bastavano venti minuti per vincere il primo set, con un eloquente 25 a 15. Juan aveva dato il suo contributo attaccando molti palloni e Betty era in estasi. 

<<Oddio, è bravissimo! Non è il migliore?>>

<<Sì, è bravo. Ma non sta giocando da solo>>

Betty si girò verso Alessia con aria interrogativa. 

<<Non dimenticare che ci sono dei campioni lì in mezzo>> L'amica continuava a guardarla in attesa di spiegazioni <<Non ci credo! Esci con lui e non sai nemmeno chi sono i suoi compagni di squadra!>>

<<Perché? Chi sono?>>

<<"Solo" Nikola Kiljc e Goran Mester, alzatore e laterale della nazionale serba; Alex Wjsman, capitano e laterale di quella belga; Lucas Vernot, libero della squadra francese. E i due centrali, Andrea Micco e Giorgio Lanza, giocano da qualche anno nella nostra nazionale>>

<<Ma Juan è comunque il migliore!>> Betty commentò dopo qualche secondo. Non aveva mai seguito molto la pallavolo e non poteva certo conoscere quei giocatori. In particolare, Kiljc e Mester in quegli anni stavano vincendo ogni competizione con la loro nazionale. E l'anno successivo ci sarebbero state le Olimpiadi...

Nel frattempo la partita era proseguita e, come da pronostico, la squadra di casa stava vincendo senza troppa fatica. Alessia seguiva il gioco con interesse, continuando a domandarsi per quale motivo non avesse mai assistito a quelle partite. Non poteva negare l'emozione che provava nel guardare la squadra che giocava a memoria, con degli automatismi consolidati da ore ed ore di esercizio. In particolare i due giocatori serbi la lasciarono senza parole: se in televisione sembravano bravissimi, dal vivo la loro classe era sbalorditiva! 

Quasi senza che le ragazze se ne accorgessero la partita terminò con una netta vittoria della formazione casalinga, che consolido' così il terzo posto in classifica. Betty si sporse verso il campo cercando di attirare l'attenzione di Juan, che si avvicinò non appena la vide.

<<Bravissimo!>> Esclamò Betty. 

<<Grazie>> Rispose lui con un divertente accento brasiliano. 

<<Lei è Alessia, la mia amica>>

<<Ciao Alessia>>

<<Ciao>>

Betty lo abbracciò, poi dovette lasciarlo andare negli spogliatoi insieme ai suoi compagni. 

Il palazzetto si era ormai svuotato e le due amiche stavano aspettando Juan davanti all'ingresso, parlando del più e del meno. 

<<Allora, ti sei divertita? Verrai ancora con me alle prossime partite?>> Chiese Betty. 

<<Magari a qualcuna. Comunque è stato divertente>> Rispose lei strizzando l'occhio all'amica. 

Intanto i giocatori erano usciti e si stavano dirigendo proprio verso di loro. Juan prese Betty per la vita è le scocco' un bacio sulla bocca.

<<Venite? Andiamo a festeggiare la vittoria con una bella pizza. Le altre sono già lì>>

Lei altre? Alessia non voleva ritrovarsi in mezzo a delle coppie: sarebbe finita a fissare il piatto in silenzio, da sola coi suoi pensieri, sentendosi esclusa dai discorsi del gruppo. 

<<Vai pure, se vuoi. Io me ne andrò a casa>> Disse alla ragazza, che la guardava speranzosa.

<<Ma come farai? Sei venuta a piedi e avrei dovuto riaccompagnarti io>> si preoccupò Betty. 

<<Tranquilla, camminero'. Buon divertimento>> Lei sorrise.

Ancora un po' indecisa, Betty si lasciò trascinare via da Juan e Alessia si incammino' verso casa. 

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