Brio Blu | 2016

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Fais de ta vie un rêve,
Et d'un rêve, une réalité
Antoine de Saint-Exupéry

«Mamma!» Antoine si appende con veemenza al braccio di Jolie. «Hai visto che disegno bellissimo abbiamo fatto oggi pomeriggio io e Louane sulla fasciatura della zia, mentre tu eri con le tue amiche? È uno spettacolo!» esclama, tronfio del proprio operato.

«La scritta hope, una stellina, un pennuto, un cane, un gattino, un coccodrillo e dei... fiori?» domanda la parigina, esaminando concentrata quello strano assortimento di figure minuziosamente rappresentate da suo figlio e dalla nipote di Fabio sulla fasciatura di Vacive.

«Pfft.» il bambino fa una pernacchia, che sottolinea alla perfezione quanto la madre non abbia capito quasi nulla del disegno. «Il pennuto è un'aquila, il cane è un orsetto, il gattino è una tigre dai denti a sciabola ed il coccodrillo è un alligatore, non vedi il muso a forma di U e la mandibola sotto più stretta di quella sopra?» domanda, retorico.

«Sei tu l'appassionato di queste cose, non io.» Jolie alza le mani, cercando di difendersi. «Rendi la tua vita un sogno ed un sogno realtà...» sfiora la scritta con la punta delle dita. «Ci stava la pecora, con Il piccolo principe, Anto, mica quel cane lì.»
«È un orso.» il più piccolo la guarda male.

«È un cane.» sentenzia la mora.
«Ma se ha le orecchie da orso!» protesta Antoine, come se fosse stato lui e non Louane ad aver disegnato quel grazioso animaletto di dubbia foggia.
«Avrà anche le orecchie da orso, ma gli occhietti da cane non glieli toglie nessuno.» ribatte Jolie.
«Ti dico che è un orso.» ribatte lui.

«È un cane, invece. Va?» la francese coinvolge nella conversazione la cognata che, appoggiata svogliatamente alla parete, sta cercando sul tabellone degli arrivi il volo di Fabio. Tiene il braccio immobilizzato in una posizione strana, per consentire a Jolie ed Antoine di studiarne i disegni il più comodamente possibile, e non segue il discorso da prima ancora che questo iniziasse.

«Cosa?» domanda, infatti, la rossa, distogliendo lo sguardo dall'elenco in continua evoluzione.
«Il cane.» dice la mora.
«L'orsetto.» la corregge Antoine.
«Ah, il braccio.» Vacive annuisce, distratta. «Se volete ve lo lascio, in queste condizioni mica mi serve.»

«Non saprei proprio cosa farmene.» continua, quindi, intravedendo Fabio spuntare dall'altro lato della grande sala in cui si trovano, abbozza un sorriso. Si stacca dalla parete con una voglia di vivere che teneva nascosta non si sa bene dove e si incammina verso il numero venti, ancora invischiato nel gruppo di passeggeri del suo stesso volo.

«Il braccio!» esclama Jolie, beccandosi un'occhiataccia dall'emiliana, che ormai ha quasi raggiunto Fabio.
«Ciao.» mormora Vacive, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi per circondargli il collo con le braccia ed appoggiargli il mento sulla spalla.

«Tornerei sempre volentieri dai fine settimana di gara, se ogni volta ci fossi tu ad aspettarmi.» il pilota si lascia andare al sentimentalismo, accarezzandole la schiena e dandole un sonoro bacio sulla guancia.
«Allora mi sa che devi aspettare il Sachsenring dell'anno prossimo.» ridacchia lei.

«Devi partire proprio adesso, che riesci addirittura ad abbracciarmi?» il francese mette su un broncio per nulla credibile, portandole due dita sotto il mento per costringerla a guardarlo negli occhi. «Ho bisogno di starti vicino.» cantilena, con una faccia da cucciolo perfettamente riuscita.

«Oh, anche io, fidati, ed è per questo che me ne vado.» Vacive scioglie l'abbraccio, poi fa un passo indietro. «Non voglio provare il rimpianto di stare con te senza essere insieme a te.»
«Basta farmi credere che le tue idiozie abbiano un fondamento logico, meraviglia.» Fabio scuote la testa, contrariato. «È frustrante.»

VulnérableWhere stories live. Discover now