Couple mélodrame | 2016

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Mi piace da morire Neymar:
Prende tutti per i fondelli
Con una qualità impressionante
Christian Vieri

«Tu hai pianto?» Neymar indica Vacive, smettendo di versare l'acqua al figlio, che incrocia le braccine al petto e lo guarda male.
«Papà, io ho sete!» si lamenta Davi, sbuffando.
«Io, invece, ho dei sentimenti.» dice l'italiana. «Per questo ti ho insultato. E poi ho pianto.»

«Il tuo gol al novantasettesimo ha fatto male.» concorda Fabio, appoggiando la forchetta, ancora un po' incredulo: mai avrebbe pensato di trovarsi a Barcellona, in una fredda ed uggiosa giornata di febbraio, a pranzare con Neymar, suo figlio e la ragazza per cui probabilmente si sta prendendo una cotta stratosferica, commentando Juve-Barça 1-3.

«I gol di papà non fanno mai male, perché papà è papà.» ribatte Davi, facendo sorridere il calciatore.
«Sì, ma noi tifiamo Juve!» borbotta il francese, lanciando una pallina di carta al bambino, che si ferma a riflettere se l'affronto peggiore sia il tifare Juve oppure la pallina di carta. Nel dubbio, centra il bicchiere del pilota con la pallina di carta.

«Non è questo il punto: tu mi hai insultato e poi hai pianto. Posso ritenermi offeso?» domanda Neymar, retorico, rivolgendosi all'italiana.
«Se ho pianto?» Vacive si indica. «Ho pianto che la metà basta. Pensa che mio fratello si è preoccupato così tanto da scegliere di passare la notte con me, invece che con sua moglie, a causa tua

«I primi tre minuti ok, poi ha segnato Rakitić, motivo per cui ho insultato Messi.» continua lei.
«Messi?» Fabio arriccia il naso, confuso, guardandola: Neymar ha trovato in area Iniesta, che ha servito Rakitić per lo 0-1. Messi non c'entra assolutamente niente.

«Scusate il termine, ma mi sta tremendamente sulle palle. Qualsiasi eufemismo non esprimerebbe al meglio il profondo fastidio che percepisco anche solo vedendolo.» sorride la rossa, spostandosi appena per consentire al cameriere di servirle il caffè. «Quando il Barcellona fa qualcosa che non mi garba, è lui il capro espiatorio, a prescindere. Anche se non c'entra.»

«Perché io e te stiamo ancora parlando? Perché vieni a Rio? Perché siamo qui?» chiede Neymar, sconfitto, inanellando a mo' di climax ascendente le tre domande. «È assurdo!»
«È mia amica.» ribatte Davi, sicuro.
«Sei il mio bambino preferito dopo mio nipote.» Vacive si allunga a dargli un bacio sulla guancia.

«Adulatrice.» borbotta il calciatore, facendo sorridere Fabio, che guarda la ragazza, pensieroso.
«Poi mi sono messa il cuore in pace e mi sono detta che, avendo la Juve già perso cinque finali, una in più non avrebbe fatto la differenza.» l'italiana torna a parlare della partita, finendo il caffè.

«Insegnami come si fa: io non ho mai imparato a perdere.» il pilota la interrompe, supplicante.
«Mi associo.» si aggiunge il brasiliano.
«Subito. Vi racconto anche di come ci abbia creduto al pareggio di Álvaro, di quanto abbia insultato Suárez al sessantottesimo, tirando in ballo anche il morso a Chiellini del 2014, o...» sorride la rossa.

«Pensavo di riuscire ad essere imperturbabile, invece l'arbitro che ignora il mezzo fallo di Dani Alves su Pol, la vostra ripartenza, il gol dell'uruguaiano cannibale, il tuo gol annullato al settantaduesimo, il quasi autogol di Mascherano ed il quasi 2-2 di Pol e del Principino mi hanno mentalmente distrutta.» borbotta lei.

«Riparlarne è come riviverla: un incubo.» Fabio storce il naso, giocherellando con il tovagliolo.
«Non è stata una bella serata.» concorda Vacive.
«E dell'ultimo gol, cosa mi dite?» domanda Neymar, curioso: è raro avere una constatazione amichevole con i tifosi della squadra che hai battuto, soprattutto se si tratta di una partita delicata come quella.

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