Polenta | 2016

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Why does it feel so good but hurt so bad?
My mind keeps saying: «Run as fast as you can!»
I say I'm done but then pull me back,
I swear you're giving me a heart attack
Olly Murs

«Fabio, tu sei pazzo, pazzo, pazzo! Cosa non ti è chiaro di "se puoi, evita di farmela incontrare"? Non se ne parla, state a casa vostra, ma ti pare?» Vacive sbotta, incastrando il cellulare tra la spalla e la guancia, mentre fruga nello zaino alla ricerca del portafoglio, contenente l'abbonamento del treno.

«L'ha presa bene.» commenta divertito Andrea Locatelli, compagno di squadra del nizzardo, in chiamata con loro, trattenendo a stento una risata.
«Sarà un disastro, peggio della Campagna di Russia di Napoleone.» piagnucola la ragazza, mostrando il biglietto al controllore.

«Ma non è vero, per Céline sei la ragazza di Loka, che fingerà di conoscerti da una vita, mentre io e te non ci siamo praticamente mai visti.» minimizza Fabio, preparando la colazione. «È un piano geniale
«Geniale, sì, come buttarsi da un ponte.» sbuffa lei.
«Colpa del tuo anno all'estero...» il biondo appoggia rumorosamente una tazza sul tavolo.

«Dove vai, di bello?» interviene il cinquantacinque che, ormai, inizia ad inquadrare piuttosto bene la sua connazionale, nonché finta fidanzata per i prossimi due giorni.
«Sei mesi in Brasile e sei in Argentina.» risponde lei, cercando ancora di metabolizzare la notizia datale da Quartararo.

«Ah, stella cadente, sei un pessimo fidanzato.»
«Non sono un pessimo fidanzato in assoluto, sono un pessimo fidanzato nel momento in cui ho la fidanzata sbagliata.» il francese alza le spalle.
«Cos'è, ci stai implicitamente provando con la mia ragazza?» lo prende in giro Andrea, gasato all'idea di conoscere la Vacive di cui l'amico tanto parla.

«Beccato!» ride l'italiana, chiudendo lo zaino per poi scendere dal treno. «Quindi, in soldoni: tra cinque-sei ore noi vittime innocenti ci troviamo in stazione e torniamo in treno, fingendo che Andrea mi sia venuto a prendere, mentre l'infame ci raggiunge a casa insieme al rimpiazzo?» si massaggia il ponte del naso, camminando verso la scuola.

«Esatto. A quanto ammonta la paga oraria?» domanda il bergamasco, serissimo.
«Loka, ci metto un attimo a sostituirti con Mir, eh.»
«Nah, Joan è spagnolo e, quindi, poco credibile.» Andrea scuote la testa, come se qualcuno potesse vederlo. «Io sono molto, molto meglio.» sancisce, facendo ridere Vacive.

«Comunque, vorrei sottolineare quanto anche Joan abbia il suo perché.» dice la ragazza. «O è molto fotogenico, o è un cuccioletto, non ci sono alternative: è troppo carino quel ragazzo.» sospira, in parte perché lo spagnolo è davvero troppo carino, in parte perché si diverte un mondo ad infastidire Fabio: sa di non essergli indifferente e le piace sfruttare la cosa a suo vantaggio.

«Mi hai pugnalato l'ego e polverizzato il cuore, Ve, grazie.» esagera il nizzardo, senza nascondere il fastidio che nutre per quell'apprezzamento.
«Tu, invece, hai appena scolpito la lapide di una giornata pessima: mi sono vestita di bianco, stamattina, sai? Avevo intenzione di imitare le strisce pedonali, ma, forse, conviene che mi seppellisca direttamente.» commenta la rossa.

«Tu infili castronerie ogni due parole? No, per regolarmi, sai com'è...» interviene Andrea, ridendo.
«Certo: io combatto frasi poetiche con iperboliche castronerie. Ne sparo talmente tante che non sanno nemmeno più quando prendermi sul serio.» ride anche la ragazza. «Li destabilizzo.»

«E ritorci loro contro questa cosa, confermo.» borbotta Fabio, arricciando il naso.
«Dai, Fabie', sai che ti voglio bene, non tirarla troppo per le lunghe.» si lamenta Vacive, salutando con un cenno la bidella. «Per me sei come quel sorpasso al Cavatappi che non si scorderà mai, a prescindere dal resto. Ci vediamo dopo, sì?»

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