Attila

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I primi giorni mi chiedevo
come ci si sentisse ad essere Filippo Ganna
in Italia, adesso mi ci sto un po' abituando:
le persone mi riconoscono e gridano il mio nome
Attila Valter

«Perché sei in ritardo?» domanda George Russell, fulminando con un'occhiataccia Lando Norris: si erano dati appuntamento all'esterno della Puskás Aréna di Budapest quasi mezz'ora prima.
«Malfunzionamento biologico che mi ha causato uno stato di incoscienza imprevisto ed eccessivo.» recita lui, a memoria, stranamente senza incespicare in quell'accozzaglia di paroloni.

«Hai dormito troppo.» il pilota della Williams alza gli occhi al cielo, conoscendo benissimo quella tiritera insegnatagli da Alexander Albon.
«Ho dormito troppo.» conferma il più piccolo.
«Strano.» George fa schioccare la lingua contro il palato, prima di fargli strada verso il gruppetto con cui assisteranno ad Ungheria-Francia degli Europei di calcio, partita valida per la seconda giornata della fase a gironi del Gruppo F.

» George fa schioccare la lingua contro il palato, prima di fargli strada verso il gruppetto con cui assisteranno ad Ungheria-Francia degli Europei di calcio, partita valida per la seconda giornata della fase a gironi del Gruppo F

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«Lando, ho invitato un amico, Attila-Re degli Unni-Flagello di Dio-Valter.» Vacive sintetizza così le presentazioni rimaste indietro, indicando al pilota della McLaren il ciclista magiaro, che fa un mezzo sorriso ricordando gli appellativi affibbiatigli dalla stampa italiana nel momento in cui è diventato il primo ungherese della storia a vestire la Maglia Rosa, persa poi nella polvere dello sterrato di Campo Felice.

Vacive aveva simpatizzato a pelle per quel poveretto che nessuno chiamava con il suo nome e che aveva conquistato il primo posto in classifica generale nella tappa con arrivo ad Ascoli Piceno, dove si erano incontrati perché Antoine, da vero appassionato delle olive all'ascolana, proprio come lei, aveva insistito sin dalla pubblicazione del calendario del Giro d'Italia 2021 per andare a vedere l'arrivo di quella frazione in loco.

Vacive, in effetti, non ricorda un anno in cui abbiano saltato la tradizione di studiare il percorso della Corsa Rosa per scegliere una tappa con arrivo lontano da casa per concedersi una giornata di vacanza insieme al nonno, che ha trasmesso loro la passione sfrenata per le due ruote. Negli anni, ha accumulato una marea di foto sotto i traguardi del Giro: nel 2000 a Prato Nevoso, nel 2001 a Lubiana, nel 2002 a Folgaria, nel 2003 a Cascata del Toce...

Così, anche grazie ai ricordi, si era affezionata alla leadership di Attila Valter, affezione che era lievitata ancor di più quando l'ungherese, sul traguardo di Campo Felice, aveva baciato la maglia ormai perduta e le telecamere lo avevano inquadrato sfinito, gli avambracci sul manubrio della bicicletta, la testa chinata verso la ruota anteriore e la cassa toracica che si gonfiava e sgonfiava a ritmo accelerato.

Con gli occhi fissi ad osservare la terra ed i sassolini che avevano sostituito il bitume, le raccontava, pensava che avrebbe fatto volentieri a meno di vagare per sterrati, perché già era cosa dura tenere a bada i suoi avversari sull'asfalto, figurarsi lì dove questo si doveva ancora posare. Lucidissimo, però, aveva anche aggiunto di sapere benissimo che quel giorno sarebbe arrivato presto.

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