Anfield

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Così detto, distese al caro figlio
L'aperte braccia. Acuto mise un grido
Il fanciullo, e declinato il volto,
Tutto il nascose alla nudrice in seno,
Dalle fiere atterrito armi paterne,
E dal cimiero che di chiome equine
Alto su l'elmo orribilmente ondeggia.
Sorrise il genitor, sorrise anch'ella
La veneranda madre; e dalla fronte
L'intenerito eroe tosto si tolse
L'elmo, e raggiante sul terren lo pose.
Indi baciato con immenso affetto,
E dolcemente tra le mani alquanto
Palleggiato l'infante, alzollo al cielo
Iliade, 614-627

Domenica, Vacive si sveglia con la voglia di vivere sotto i piedi. Gli ematomi dovuti alle cadute del giorno precedente l'hanno tormentata tutta la notte e, adesso che si strofina gli occhi, la pelle distrutta delle mani non fa altro che causarle bruciore ovunque. Una volta giù dal letto, si dà una rinfrescata, quindi indossa polo, felpa e pantaloni gialloneri della Jumbo-Visma – la sua divisa d'ordinanza – e scende a fare colazione.

È così presto che non incontra praticamente nessuno se non Wout, che ha dormito male almeno tanto quanto lei: è consapevole già ora di non avere le gambe per disputare una grande Roubaix, per giunta con un meteo del genere. Anche oggi piove, forse fin più di ieri, per la gioia di Mathieu van der Poel. La fortuna non aiuterà il belga che, dopo una marea di incidenti meccanici, chiuderà la sua prova in settima posizione, l'intelligenza tattica non sarà la migliore amica dell'olandese, terzo al traguardo.

Vacive non si cura particolarmente delle scenate di Mathieu – un po' è sadica, hai voluto la pioggia? Ben ti sta, un po' è contenta per la vittoria di Sonny Colbrelli che, da Desenzano sul Garda, ha riportato in Italia una Roubaix che mancava dal 1999 – e dedica solo un'occhiata all'olandese che si dimena come un bambino capriccioso nell'erba bagnata del campo da rugby, preferendogli i complimenti da dispensare a Sonny e gli incoraggiamenti per Wout.

«Hai visto papà? È tutto sporco.» domanda a Georges, indicandogli il belga, che non ha neanche la forza di guardarla male. Georges ride ed indica a sua volta Wout, che le fa il verso storcendo il naso, in una smorfia tanto debole da non deformare praticamente per niente la maschera di fango che gli copre il viso. Il bambino si volta spaventato verso Vacive, nascondendosi tra i suoi capelli lunghi, e Sarah sorride, divertita, alla vista di quella scena.

«Povero piccolo.» l'emiliana accarezza la schiena di Georges, ancora aggrappato a lei.
«Si prende gioco di me.» borbotta il più grande, passandosi un asciugamano inumidito sul volto per iniziare a scrostare tutto quel fango. «Sei ore e passa su una bicicletta tra acqua e fango per venire ripagato così dal sangue del mio sangue.» la fa tragica, fingendosi disperato.

«Vieni qui, si prende gioco di me.» Sarah gli sfila la salvietta dalle mani, aiutandolo mentre ride.
«Un giorno riuscirò a vincerla?»
«A vincerla non lo so, a fare secondo sicuramente. C'è riuscita Vos, non vedo perché non ci debba riuscire anche tu.» la moglie lo prende in giro, facendolo sbuffare. «Mathieu ha vinto? No, a posto. Mal comune, mezzo gaudio.»

«Quello è gioire delle disgrazie altrui.» la rimbecca Wout e lei alza le spalle con innocenza.
«L'importante è trovare qualcosa di cui gioire.»
«Tipo il Marsiglia che ha perso.» concorda Vacive.
«Non ha perso anche il Paris?» chiede Wout.
«Certo ma, almeno, non abbiamo perso punti. Anche il Real ha perso ma l'Atléti ha vinto e a me basta questo. Cambia approccio, Woutje.»

«Mentalità da appassionata di calcio.» il belga le spruzza addosso l'acqua che gli è rimasta nella borraccia, facendola indietreggiare.
«Ma tu non dovevi andarti a fare la doccia?» la rossa si guarda i pantaloni bagnati, quindi guarda lui.
«Dovrei. Va, divertiti a Liverpool.» Wout la saluta e così fa Sarah, che quasi deve litigare con Georges, intenzionatissimo a restare in braccio a Vacive.

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