Vélodrome | 2019

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Mille progetti, andare a convivere, chissà dove
E riuscivamo pure a crederci, chissà come
Emis Killa

L'aria al circuito è elettrica. I tifosi si guardano intorno, incuriositi, facendo su e giù per il paddock in preda all'entusiasmo. Un gruppetto di meccanici corre da una parte all'altra della pit lane. Qualche vip che nemmeno chi scrive i nomi nelle grafiche conosce entra in un hospitality piuttosto che in un altro. Fabio tira dritto, senza lasciarsi minimamente coinvolgere dalla situazione che lo circonda.

Il poleman più giovane della storia della MotoGP stringe tra il pollice e l'indice il Crocifisso che porta al collo, ignorando la confusione che lo avvolge, i flash che lo investono e l'euforia che gli scorre accanto. Un paio di lenti specchiate gli coprono gli occhi concentrati, davanti ai quali scivola ogni cosa, mentre nella testa gli vortica un unico pensiero, quel primo messaggio che gli ha scritto Vacive subito dopo la pole: soprattutto, sopra tutti.

Il Warm Up è andato per il verso giusto, ha dimostrato di avere un buon passo e, considerato che scatterà dalla casella più prestigiosa di tutte, è fermamente convinto di poter fare bene. È anche per questo che si sta impegnando il più possibile a sgombrare la testa al massimo delle sue capacità: sta vivendo il sogno di una vita, qualsiasi pensiero può sicuramente aspettare le due e tre quarti.

«Sei ancora dei nostri?» Thomas interrompe il pensare a non pensare di Fabio, agitandogli una mano davanti al viso per capire se effettivamente possa contare su di lui.
«Non eri tu quello che, fino a due minuti fa, mi consigliava di estraniarmi da tutto?» gli chiede il pilota, beffardo, entrando nel retro box.

«L'ho detto ma non significa che tu debba seguire il mio consiglio, così come non ero serio quando dicevo che dovresti divertirti: hai la chance di vincere, potrai divertirti dopo.» il moro gli scompiglia i capelli, ridendo.
«Devo ricordarti che non sono mai nemmeno arrivato a podio? Già la top six sarebbe un successo, per me.» Fabio scuote la testa, sottraendosi al tocco petulante dell'amico per indossare il casco.

«Ma che successo, parti primo!» Thomas gli lancia addosso i guanti, che cadono impietosamente per terra. «Non puoi perdere più di due posizioni, tassativo.»
«Ah sì? E chi lo dice?» il biondo lo guarda male.
«Io. Non è sufficiente?» domanda l'altro, retorico.
«Non penso proprio: la tua parola vale meno di zero, dal momento che posso decidere di licenziarti quando mi pare e piace.» il pilota alza le spalle.

«La mia vita proseguirebbe anche senza di te.» il moro fa schioccare la lingua contro il palato.
«Perché è costretta ad andare avanti ma non è senza di me che vuole stare, me l'ha detto stamattina.» Fabio ride, chinandosi a raccogliere i guanti.
«Quella è solo una conseguenza dell'alcool che la mia vita ha bevuto ieri per festeggiare la tua pole.» ribatte Thomas, ovvio.

«Sicuro.» il numero venti indossa i guanti, quindi abbassa la visiera e sale sulla moto.
«Se c'erano alternative, giuro che non le ha viste. Non beve mai acqua: l'acqua fa ruggine.» il più grande gli dà una pacca sulla spalla, al che il pilota si batte una mano sul casco e scuote la testa, avviandosi verso la griglia di partenza. Fa un po' di stretching in pit lane, controllando vagamente di non centrare i suoi avversari – sarebbe un numero degno di nota –, ed oltrepassa il semaforo verde, togliendo il limitatore.

Supera indenne la Expo '92, la Michelin, la tre, la quattro, la Sito Pons e così via fino alla Lorenzo ed al rettilineo, danzando sull'asfalto con una sicurezza che vorrebbe avere su qualunque pista, magari già a partire da Le Mans, anche se sa benissimo che Jerez gli va particolarmente a genio e trovare un setup così performante sul suo circuito di casa sarà pressoché impossibile. Lascia sfilare Franco, che lo affiancherà in griglia, quindi torna a sorpassarlo, fermandosi appena davanti a lui. È bello vedere tutto quell'asfalto libero davanti a sé.

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