Ad impossibilia

102 5 0
                                    

Siamo abituati a dare una valenza negativa
al concetto di fuga; i sussidiari delle medie
ci insegnavano che è un gesto vile,
una rinuncia ad affrontare
avversità e responsabilità.
La fuga è invece l'unica scelta dignitosa
quando non puoi cambiare più nulla,
e non vuoi neppure lasciarti coinvolgere,
diventare complice
Pino Caucci, Punti di fuga

«Ma tu metti davvero il ketchup sugli spaghetti? Mathieu!» Vacive spintona l'olandese, ridendo, mentre varcano la soglia dell'hotel. Sono quasi le dodici e sono perfettamente in tempo per concedersi una rapida doccia prima di pranzo.
«Non c'era niente con cui condirli!» si difende lui.

«Ho capito, mettici un po' d'olio, mangiali così, tutto ma il ketchup no, dovrebbero sequestrarti...»
«Cosa, la forchetta?» l'oranje si sbellica dalle risate.
«La vita, che la forchetta?» l'emiliana arriccia il naso quando lui le dà un bacio sulla guancia per salutarla prima che le loro strade si debbano dividere.

«La vita, la vita, la vita...» cantilena il più grande, mentre Fabio, che ha seguito l'intera scena, li oltrepassa, borbottando un fiume di insulti e colpendo volutamente Vacive. «Il giorno del matrimonio non è considerato uno dei più belli? Il tuo fiancé non ha capito il gioco.»

«Matteino, è stato un piacere. Un po' meno per la pasta ma possiamo lavorarci, vado dal mio fiancé.» la ragazza ride e lo saluta, rincorrendo Fabio che si chiude in ascensore e la costringe a sciropparsi le scale. «Possiamo parlare?» gli chiede, una volta bloccata la porta della camera di lui.

«Antonia, fuori. Ora.» scandisce il pilota, indicando il corridoio, il tono più minaccioso che riesca a trovare. La più piccola sbuffa e spinge di colpo la porta, appoggiandovisi con tutto il corpo e riuscendo ad aprirla, salvo poi richiudersela alle spalle con un sospiro. «Mi spieghi qual è il problema?»

«Allora sei davvero arrabbiato.»
«Ho i miei buoni motivi, o sbaglio?»
«Mi hai chiamata Antonia
«Stai sviando, Ve.»
«Cos'ho fatto?» l'italiana si indica, innocente, spalancando gli occhi.

«Me lo chiedi anche? Sei letteralmente scappata! Andava bene prima, quando non stavamo insieme, quando io abitavo ad Andorra e tu a casa, quando Oriele non c'era ancora ma, adesso, le cose mi sembrano un tantino cambiate, che dici?» Fabio si appoggia alla scrivania a braccia conserte.

«A me sembra di potermi fare un giro, che dici?» lo imita lei, secca. «Devi iniziare a convivere con l'idea che, prima di te, avessi già una vita e che le biciclette ne facessero parte. Avevo bisogno di tornare alle vecchie abitudini, cioè poche chiacchiere, tanti chilometri e nessuna ruota davanti.»

«Sono cresciuta ma sono sempre io, quella che, se non ha voglia, prende e se ne va.» appoggia il casco sul pavimento, sfilandosi anche le scarpe ed i guantini. Che sia cresciuta è fuori discussione, che sia sempre lei anche, è difficile pensare che la sua anima sia trasmigrata in un altro corpo, le somiglianze con la lei del passato sono evidenti.

Eppure, Vacive non è più quella degli anni precedenti: c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo, nel suo modo di prendere a cuore le cose. La baldanza un po' spaccona di un tempo ha lasciato spazio ad una delicatezza che male si addice ad una persona che, quando non ce la fa più, prende e se ne va, disinteressandosi di tutto e tutti.

«Chiudere entrambi in un bagno non risolverà le cose.» il pilota la fulmina quando si vede tampinato persino in bagno. «Hai dimenticato come si fa ad ignorare le persone, ad ignorare me
«Non ti stavo ignorando e sei entrato in bagno per primo, quando io ti volevo solo parlare.»

«Non era un invito.» Fabio la guarda chiudere a chiave la porta, intascando l'oggetto metallico.
«Non avanzavo pretese così grandi.»
«Piantala, sei stata tu a mandare tutto a monte, ancora una volta.» il più grande le dedica un'occhiata di fuoco, rinunciando a lavarsi le mani.

VulnérableWhere stories live. Discover now