Pluie | 2020

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I watch the rain falling down light
Oh, what a life
No Treasure

«Cross my heart, hope to die, to my lover, I'd never lie.» canticchia Vacive, giocando con Oriele, che cerca di afferrare il peluche di Diego-2-La-Vendetta. Dare alla figlia il tigrotto dai denti a sciabola originale, infatti, avrebbe impedito alla ragazza di portarselo alle competizioni per l'attaccamento ossessivo che i bambini sviluppano nei confronti dei propri giocattoli, per non parlare poi della frequenza con cui essi vanno lavati, dal momento che i più piccoli tendono a mettersi in bocca ogni cosa.

«Antonia, ho fisio tra un'ora, c'è sciopero degli autobus ed hanno cancellato gli ultimi due treni per "guasti sulla tratta", i taxi in questo posto dimenticato da Dio non passano neanche a portarceli...» Marc ciabatta fino alla lavanderia, passandosi una mano tra i capelli mentre soffoca uno sbadiglio. «Lavi gli scuri? Grazie, cara.» si sfila felpa e maglietta, facendo canestro nella lavatrice.

«Comunque, dicevo, dato che Fabio atterra tra due ore e mezza, fai giusto in tempo ad accompagnare me, passare dal supermercato ed andare a prendere lui.» elenca, impilando due bacinelle vuote. «Sì, ho deciso che ti organizzerò la giornata, non ringraziarmi e contieni il tuo entusiasmo.»
«Te lo scordi, Márquez, tu ti prendi la macchina e quell'altro i mezzi, io da casa non esco: diluvia.»

«Ah, dimenticavo: ha telefonato la scuola di tua sorella, quella con il nome strano.»
«Alia? E non è mia sorella.»
«Lei, quante altre sorelle con il nome strano hai?»
«Chiedilo a suo padre, ho perso il conto.»
«Parlerò con tuo padre. Comunque, ha litigato con quella di matematica. La preside vuole che un suo tutore legale, cioè tu, vada a colloquio adesso

«Vaff...» inizia lei ma il pilota le tappa la bocca.
«Niente parolacce davanti a mia nipote.»
«Hai sbagliato più aggettivi possessivi di quanti tu ne abbia pronunciati, pazzesco.» Vacive alza gli occhi al cielo. «Sei stato disconosciuto dal ruolo di zio, ricordi?» gli chiede e avvia la lavatrice.
«La tua sorellastra, ricordi?» domanda lui, con un tono di sfida divertito nella voce.

«So che me ne pentirò amaramente ma vestiti, ché andiamo da Alia, ti mollo in clinica, faccio la spesa e recupero il tuo collega. Sbrigati.»
«Felice del fatto che tu mi stia dando ascolto.»
«Credimi, sto facendo uno sforzo sovrumano per non cedere alla tentazione di cambiare idea.» la rossa scuote la testa, prendendo in braccio Oriele che, per evidenti motivi, andrà con loro.

Marc si concede una risata mentre le loro strade si dividono – hanno entrambi bisogno di cambiarsi –, poi, controllato di aver preso tutto, compresa la lista della spesa lasciata sul frigo da Jolie, partono alla volta della scuola, la prima di un lungo percorso a tappe che Vacive si sarebbe evitata volentieri.

«Scrivi a Fabio che vado a prenderlo, per favore.» dice la più piccola, trattenendosi dall'imprecare quando si rende conto che il parcheggio più vicino all'edificio scolastico dista almeno dieci minuti a piedi da esso, un tragitto anche accettabile, se solo non stesse venendo giù il mondo. «Vengo a prendere anche te, quando finisci, tanto ormai...»

«Forse dovrei sposare te, non Jolie: si vede che lo fai con una gioia immensa.» il novantatré la sfotte.
«Stai invadendo la mia vita manco fosse un territorio da conquistare.» borbotta lei, con la figlia in braccio, facendogli spazio sotto l'ombrello.
«Su, Anto, guidare non ti ucciderà.»
«Però io ucciderò te, prima o poi.»

«Sei troppo manesca, quando Fabio non è nei paraggi... o forse Fabio non è nei paraggi proprio perché sei troppo manesca?» si interroga Marc.
«Ringrazia che non ti sto ordinando di tenere l'ombrello e vedi di tacere: le tue ciance mi innervosiscono.» borbotta l'emiliana, scontrosa.

VulnérableWhere stories live. Discover now