Syntagme | 2020

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E nel tagliarti
Il coltello in cucina
Spunta l'unica lacrima
Non data da pena
Pablo Neruda, Ode alla cipolla

«Con 'sta storia del Covid non ci sono voli per la Spagna.» sbotta Marc, chiudendo con stizza il portatile di Vacive, che lo guarda malissimo: il pc non gli ha fatto assolutamente niente.
«Sì, ma stai calmo.» l'emiliana piega la testa all'indietro, scoppiando a ridere quando lui le restituisce l'occhiataccia.

«Álex che continua a chiedermi quando torni mina la mia calma.» lo spagnolo incolpa il fratello, alzandosi per appoggiare il computer sul tavolo. «È pesantissimo, quando ci si mette.» sospira e, neanche a dirlo, è Álex il mittente del messaggio che gli arriva in quel momento.

«Spero che abbia bisogno di te per colpa di Céline.» sibila Fabio, chinandosi a dare un bacio sulla tempia a Vacive, che gli sfiora una guancia e lo trattiene lì, a pochissima distanza da sé: ha notato la tristezza che gli ha velato gli occhi, una tristezza cui, nonostante tutti gli sforzi, non sa come far fronte.

Quattro anni di relazione non si dimenticano in fretta e, per quanto la vicinanza dell'emiliana sortisca un buon effetto, cancellare Céline dalle parti più recondite del cervello e del cuore si sta rivelando molto più complicato del previsto. È per questo che la presa di lei sul suo viso, oltre che a tenerlo fermo, lo tiene saldo, stabile.

«Andiamo a preparare la cena.» decide Vacive, alzandosi. «Marc, tu sbucci le cipolle, mentre tu, stella cadente, essendo già sull'orlo di un piantino tattico, le tagli, siamo tutti d'accordo?»
«Alla grande!» il catalano le batte il cinque, al che Fabio li guarda male ma poi si fa una risata, e la cena scivola via tranquilla ed Antoine convince tutti a spostarsi sul divano per guardare Kung fu panda.

Mentre Maestro Oogway e Maestro Shifu discutono di peschi, aranci e meli, a Fabio poco importa della frutticultura ma spegnere il cervello non è mai stato il suo forte, così rimane seduto sul divano a navigare tra i ricordi con Vacive accanto, tra uno sguardo ed un sorso di quel vino rosso che non hanno finito a cena.

Si dividono il fondo della bottiglia con più intimità del solito e rimanere in quella situazione di stallo, senza potersi toccare, fino alla fine del film comincia a diventare difficile. Fabio allunga un braccio per passarle il calice, sfiorandole apposta le dita prima di lasciarlo andare. Vacive, senza distogliere lo sguardo, si porta il calice alle labbra, e lui deglutisce piano.

Quando la ragazza appoggia il bicchiere sul tavolino davanti al divano, il ragazzo le affonda una mano tra i capelli e glieli stringe, possessivo, quindi la guarda come non l'ha mai guardata prima.
«Non voglio restare.» sussurra lei, con la bocca ad un soffio dalla sua, e già così è estremamente chiaro cosa voglia fare.

Vacive gli sfiora il petto con la punta delle dita, indugiando sugli addominali scolpiti, e lui si impone di trattenere il respiro, tirandole ancora di più i capelli, con gli occhi che, da cupi, diventano lucidi. I loro volti sono uno di fronte all'altro, molto più vicini di prima, i loro respiri si attorcigliano, e Fabio sente di non avere più aria a disposizione.

«Potresti invitare qui Álex e la sua ragazza, Marc.» afferma Jolie, ad un certo punto, con l'innocenza e la naturalezza di chi non sa nulla. Le reazioni che scatena quella frase sono le più disparate: Antoine la zittisce, perché Kung fu panda è più importante di Álex e Céline, mentre Marc spalanca gli occhi, traumatizzato dalla sua mente, che sta già immaginando le peggio cose.

Le mani di Fabio, invece, corrono a posizionarsi sui fianchi di Vacive e la spingono via con forza, per allontanarla anche solo di qualche millimetro e consentirgli di tornare in sé: non gli interessa nascondere alla rossa quanto Céline sia ancora un tasto dolente, l'ha capito anche da sola, a lui servono aria, tempo, spazio.

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