Merveille | 2015

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Soul is like a melting pot
When you're not next to me
Jess Glynne

«Dié, vado a correre.» Vacive passa una mano tra i capelli del fratello maggiore, ancora umidi dalla doccia, poi si china ad allacciare le Nike con gesti meccanici. Corre da sempre, per tanti motivi: per stare fuori, per starne fuori, per stare da sola, per stare in compagnia, per scappare, per rimanere. Il più delle volte, però, si limita a correre. Corre e basta.

«Perché corri?» le chiede Diego, quasi infastidito dalla costante voglia di fare della sorella, una voglia di fare selettiva e volubile, il più delle volte incomprensibile e raramente motivata.
«Perché tu stai fermo e divani?» incrocia le braccia al petto lei, facendo un mezzo sorriso, in attesa di una risposta che non tarda ad arrivare.

«Io sono immotus nec iners (fermo ma non inerte). E divani deriva da divanare?» il ragazzo ride, scuotendo la testa. «Comunque, le libere di Moto3 sono un motivo più che valido per divanare.» le punta contro il telecomando. «E tu non hai ancora risposto alla mia domanda.» puntualizza, riportando lo sguardo sulla televisione.

«La mia risposta non ti interessa sul serio, altrimenti lasceresti perdere Martín, Quartararo e Bagnaia per ascoltarmi.» constata Vacive, allontanandosi dalla fronte una ciocca di capelli già sfuggita alla coda alta. «Corro perché, da qualche parte, qualcuno si sta allenando: se non mi alleno anch'io, un giorno mi batterà.» allarga le braccia, fingendo una nonchalance che non le appartiene.

«Non ti drogare, sorella.» il ragazzo le regala uno sguardo contrariato, prima di tornarsi a concentrare sulle libere in diretta da Misano Adriatico: Viñales sta rientrando ai box. «Se aspetti che finisca il turno, ti accompagno fino alla Prom'.» propone. «Così mi piazzo in spiaggia e, magari, ci scappa uno degli ultimi bagni della stagione.»

«Fino alla Prom'? Sprecati.» borbotta, sedendosi sul divano. Casa dista pochissimo dalla Promenade des Anglais, circa otto chilometri di lungomare, affacciati sull'arco armonioso che disegna la Baie des Anges all'incontro con il Mediterraneo: il simbolo di Nizza, una città particolare, a tratti ammaliante. I depliant turistici la descrivono come un sogno ad occhi aperti, un'eterna vacanza, un'ametista preziosa incastonata nel punto più bello di tutta la Costa Azzurra.

Francese dal 1860, è forse l'angolo meno francese della Francia intera, che tentò fin da subito di estirparne in toto la cultura italiana. Più di un quarto della sua popolazione emigrò nel Regno Sabaudo ed, alle elezioni del 1871, più del novanta percento dei voti andò alle liste filo-italiane. Allora la Francia, Stato della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, dell'Illuminismo, del trionfo della ragione sul privilegio e sul pregiudizio, cosa fece? Intervenne militarmente. Soluzione razionale come poche, sì.

La verità è che, come spesso accade nella vita, Vacive si è dovuta far piacere Nizza, il luogo in cui è nata, senza possibilità di scelta, proprio come ha dovuto fare con quella sottospecie di avverbio latino che si ritrova al posto del nome e che significa "a tempo perso". Ci sarà un motivo se, in sedici anni di vita, di omonimie nemmeno l'ombra.

«Alzati, alzati, alzati.» sussurra Diego, dopo un po', più come una preghiera che come un ordine vero e proprio, al che la ragazza distoglie l'attenzione dallo schermo del cellulare e punta lo sguardo sulla televisione: Quartararo, inginocchiato nella ghiaia, si tiene la caviglia destra con una mano, senza muoversi di un centimetro. Ahia.

«Lo sapevo, io, che saremmo dovuti andare a correre.» Vacive arriccia il naso quando il nizzardo viene portato via in barella. «È uno sport pericoloso che non voglio guardare.»
«Si sarebbe fatto male anche se fossimo andati a correre e nessuno ti ha chiesto di rimanere a guardarlo con me.» obietta Diego, seccato. «Vado a vestirmi, aspettami qua.»

VulnérableWhere stories live. Discover now