Étoile filante | 2015

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You're giving me something
I shouldn't get used to
Jess Glynne

«Ciao, meraviglia.» Fabio stende le labbra in un sorriso dolce, trasferendo praticamente tutto il peso sull'unica gamba sana che gli rimane e spostando nella mano destra anche la stampella sinistra, in modo da poter avvolgere in una sorta di abbraccio impacciato l'italiana.

Vacive si alza di poco sulle punte dei piedi – il francese non è poi così alto, rispetto a lei – e, quasi prendendosi alla sprovvista da sola, allunga le braccia a cingergli il collo. Si riprende in fretta e gli lascia due baci veloci sulle guance, poi resta lì, forse un po' troppo per un primo incontro, a sorreggere, seppur in minima parte, il suo peso.

«Ciao, stella cadente.» dice allora, prendendolo in giro, mentre lui le appoggia il mento sulla spalla e le accarezza piano la schiena. «La ghiaia di Misano ha una consistenza unica, non è vero?» ride, giocherellando con i capelli corti del ragazzo.

«Ti diverti?» Fabio si tira su, abbandona l'equilibrio precario in cui si trovava e la fulmina con lo sguardo, poi si solleva dall'asfalto, facendo leva sulle braccia, per interrompere sul nascere il lieve formicolio alla gamba sinistra.

«Un sacco.» sorride lei, dondolandosi sui talloni. «Tu no?» lo schernisce ancora.
«Abbi pietà di un infermo del mio calibro.» Fabio si indica il gesso con la punta della stampella. «C'è una caffetteria, qua dietro...»
«Non bevo caffè.» scuote la testa lei, mentendo.

«Eh, dai, comportati da persona civile e vieni a prenderti gioco di me ancora un po'.» borbotta lui.
«Mi piace la tua idea di "persona civile" e, a dirla tutta, mi andrebbe un caffè: amo il caffè.»
«Grazie al cielo, meraviglia: non avrei tollerato un intero pomeriggio in piedi qua in mezzo.» il pilota si porta teatralmente una mano al petto.

«Ma non hai fisioterapia, allenamento o qualche altra improrogabile attività da super atleta che ti dia modo di sfruttare questo tempo in altra maniera, magari senza scocciare me?» gli chiede l'italiana, retorica, guadagnandosi una stampella tra le gambe che la fa quasi finire di faccia sull'asfalto. «Ti sembra il modo?!»

«Io sono un super atleta, chiaro?» la mette in guardia Fabio, fermandosi davanti ad un attraversamento pedonale, dove ci sono già alcuni turisti in attesa di poter transitare senza essere investiti. Un ragazzino lo riconosce e gli chiede una foto, poi scatta il verde e le loro strade si dividono. «Visto?»

«Tutta fortuna.» Vacive arriccia il naso. «E, comunque, la prossima volta che ti rompi, vieni a casa mia: le macchine si fermano per farti passare a causa delle stampelle ed io non voglio assolutamente rinunciare a questo privilegio incredibile.» annuisce, convinta.

«Mi stai sfruttando?» il nizzardo si ferma in mezzo alla porta a vetri della caffetteria, che lei gli sta gentilmente tenendo aperta.
«Anche tu mi stai sfruttando: se non ti tenessi la porta aperta, rimarresti incastrato tra l'anta e lo stipite.» ribatte lei, incrociando le braccia al petto, mentre tiene ferma la porta con un piede.

«Bisogna aiutare i feriti, poverini.» scrolla le spalle Fabio, prima di spostarsi dalla porta. «L'offerta vale per qualsiasi tipo di rottura?» domanda poi, raggiungendo il tavolo che preferisce tra tutti quelli della terrazza affacciata sul mare color zaffiro.

Vacive si guarda intorno, come incantata, e, senza dare troppo peso alle parole dell'amico di corse, annuisce distrattamente, gli occhi fissi sull'immensa distesa blu davanti a lei, che brilla sotto gli ultimi raggi del sole, sempre più rosati.

«Quindi sei italiana?» le chiede il pilota, una volta liquidato il cameriere con le loro ordinazioni.
«Sono nata qui ma abito a poco più di duecento chilometri sia dal Mugello che dal circuito di giacenza della tua ghiaia preferita.» lo deride ancora la ragazza, definendo Misano con una perifrasi alquanto improbabile.

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