Bénédiction | 2018

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Ti ho detto: «È meglio se ora vai, vai.»
Ma non te ne sei andata mai, mai
Tancredi

«Per fortuna non conosco la tortura del dover dividere il mio spazio vitale con una persona disordinata come te.» Vacive attraversa la soglia del motorhome di Fabio e si guarda intorno, curiosa.
«Non è mai una tortura, se l'altra persona sono io.» il pilota sorride, estraendo un bicchiere dai pensili.

«Pareri discordanti.» la rossa di lascia cadere sul divano, nascondendo uno sbadiglio.
«Fai pure come se fosse casa tua, eh.» il francese la studia con la coda dell'occhio, divertito.
«Potrei dirti che a te non dispiacerebbe se fosse anche casa mia, ma farò finta di niente.» stavolta è la ragazza a concedersi un sorriso.

«Insopportabile.» Fabio si appoggia al piano della cucina con il bacino, versandosi dell'acqua.
«So che sotto sotto mi vuoi bene.» ribatte lei.
«Così tanto sotto che mi risulta quasi impossibile notarlo.» il numero venti si passa una mano tra i capelli appiccicosi di prosecco, cercando – senza grandi risultati – di scollarseli dalla fronte.

«Fingerò di non aver sentito.» la più piccola scuote la testa, ridendo. «Anzi, sai cosa? Mi potrei offendere tantissimo. Sì, farò l'offesa.» annuisce tra sé e sé, incrociando le braccia al petto.
«Non sei simpatica.» dice lui, asciutto, finendo di bere l'acqua che si è versato poco prima.
«Dai? Di solito mi dicono il contrario.» Vacive appoggia la testa alla parete dietro di sé, retorica.

«Ti hanno mentito.» Fabio alza un angolo delle labbra, sapendo benissimo che l'italiana tende raramente a mostrarsi simpatica ed estroversa: ha sempre preferito starsene sulle sue, a socializzare con i mattoni delle pareti, incapaci di rifiutare le mille parole che lei non ha mai avuto da dire, piuttosto che ampliare il suo cerchio di amicizie. Si porta dietro dal giorno zero la convinzione che siano poche le personalità di cui ha bisogno nella vita e, per questo, non fa il minimo sforzo al fine di aumentarne il numero.

«Anche io mi mento da sola, in troppe situazioni e con troppe persone.» la più piccola scrolla le spalle ed il ragazzo di fronte a lei sarebbe quasi disposto, per convinzione, più che per presunzione, a scommettere che il loro rapporto sia una di quelle situazioni e lui sia una di quelle persone.
«Vado a lavarmi.» annuisce semplicemente il nizzardo, decidendo che affrontare un discorso del genere in un frangente del genere non rientra tra le sue momentanee ambizioni.

«Io studio un pochino, se non ti dispiace.»
«Me lo dici perché vengo prima della scuola?»
«E tu? Me lo chiedi perché vuoi mettermi in imbarazzo prima del tempo?» domanda lei, sincera, e l'idea che, ad un certo punto, ci possa essere il tempo, il loro tempo, fa in modo che a Fabio nemmeno pesi restare ancora qualche secondo ad osservarla, zitto ed assorto, un po' in soggezione, un po' sollevato, perché entrambi preferiscono studiarsi piuttosto che parlare di argomenti che non andrebbero toccati.

«La doccia.» l'emiliana è la prima a rompere quel gioco di sguardi, riscuotendosi a fatica.
«La maturità.» il francese ha la prontezza di rispondere, staccandosi dal piano della cucina con un colpo di reni e dirigendosi in camera da letto con l'intento di scegliere dei vestiti puliti che muore praticamente subito, quando si ricorda del morbidissimo accappatoio con il quale potrà uscire dal bagno senza alcuna preoccupazione.

Qualche ora dopo, quando il sole incomincia a far arrossire il cielo, Vacive si concede una doccia veloce, quindi indossa il pigiama, stringendo la mano alla comodità, e si affaccia alla camera di Fabio, che dorme come un bambino. La ragazza si siede sul bordo del materasso e gli sposta i capelli dalla fronte, restando quasi a vegliare su di lui fino a quando il biondo non apre gli occhi, stiracchiandosi piano. Ogni muscolo del suo corpo si contrae e si rilassa a seconda dei movimenti che compie e Vacive è costretta a guardare fuori dalla finestra per non assumere il colore del cielo.

VulnérableWhere stories live. Discover now