Blanc | 2017

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Il fatto è che le cose cambiano
nel tempo, e non ci puoi fare niente:
un giorno una cosa va bene
e il giorno dopo non va più bene
Gregorio Paltrinieri

«Michi, èsen (asino), cos'hai fatto?» Vacive incrocia le braccia al petto, lo sguardo severo che si va immediatamente a posare sulle stampelle del ragazzo, che le afferra entrambe con la stessa mano per massaggiarsi la fronte, sospirando.
«Ma niente, giocavamo a calcio... Luca doveva spazzare, peccato che abbia spazzato me.»

«Vado a prenderti del ghiaccio, non ti muovere.» dice la ragazza, il tono che ammette poche repliche.
«Non serve, Anto, davvero, sto bene.»
«Ti ho detto di non muoverti. Hai parlato, ti sei mosso.» Vacive stringe le labbra in una linea sottile, faticando a non scoppiare a ridere.

«Antonia.» Michele la guarda male.
«Michele.» rilancia lei, con lo stesso tono.
«Vacive.» il ragazzo le si avvicina, sovrastandola.
«Ok, hai vinto, ma solo perché non hai un secondo nome.» Vacive si lascia andare ad uno sbuffo contrariato, storcendo il naso.

«Se è per questo, neanche tu.» la provoca lui, con un sorrisetto, allontanandole dal viso una ciocca di capelli spostatale dal vento.
«Dillo allo speaker dei Mondiali di Ciclocross, che m'ha chiamata Antonia.» la ragazza scuote la testa, alzando gli occhi al cielo.

È in quel momento che Michele sente il bisogno di fare qualcosa di stupidamente romantico come baciarla lì, in quel quadretto per certi versi idillico, di nasconderle il sorriso contro le sue labbra, di passarle una mano tra i capelli, di scattarle una foto per rendere eterno quell'attimo speciale.

«È qualcosa che fai spesso?» Vacive, sedutasi sulla prima panchina del parco, appoggia il mento sul palmo della mano, curiosa. «Scattare foto a tradimento, intendo.» specifica poi, mentre Michele trattiene un sorriso, guardando il cielo più sereno che abbia mai visto in vita sua, anche se potrebbe essere un'opinione soggettiva.

«Solo quando sono molto felice o molto triste.» risponde lui, scrollando le spalle. «È un monito a me stesso: ci saranno tempi peggiori, ma anche migliori. Il limbo tra i due non è il massimo ma neanche il peggio. Dovresti provarci, ogni tanto.» blocca il telefono e lo appoggia sul tavolino davanti a loro.

«Certo.» ribatte Vacive, il tono scherzoso. «In un'altra vita, magari, perché in questa non c'è limite al peggio.» aggiunge, guardandolo negli occhi.
«Riesci a fare drama anche solo aprendo la bocca, che dote incredibile.» Michele ridacchia.
«Sei solo invidioso.» lo punzecchia lei.

«Se un tratto della tua personalità mi fa schifo, non vuol dire che lo invidio: i Baiocchi mi fanno schifo, ma mica li invidio.» obietta il moro, poi il cellulare della ragazza squilla. Lei fa parzialmente scorrere l'indice sullo schermo, quindi interrompe il movimento e lascia che la notifica della chiamata persa sostituisca la scritta Jolie.

«Sono cinque mesi che mi ignora, non so cosa pensare.» Vacive distoglie lo sguardo dallo schermo per cercare negli occhi di Michele una sicurezza che, ultimamente, perde con facilità.
«Neanche io.» dice lui, facendole appoggiare la testa sul suo petto. «Passerà, è solo una giornata più complicata di altre.» le dà un bacio sulla fronte.

«Non c'è più Diego a reggere questi silenzi che pesano come macigni ed io non ho né il coraggio né la forza di parlarle: mi conosco, litigheremmo, e non voglio che succeda. Non adesso, per lo meno. Come pensa che io possa comprendere il suo essere tanto triste e ferita da non parlarmi per mesi, se non ha trascorso neanche metà della vita con lui?»

«Lui era la sua famiglia, quella con cui ha scelto di stare nella vita e per la vita. Dovresti darle una possibilità, secondo me.» il ragazzo sussurra l'ultima parte, temendo una reazione di Vacive che, però, non arriva affatto. «Non hai scelta, è Jolie tua cognata, non qualcun'altra. C'è solo lei e con lei devi parlare.»

VulnérableWhere stories live. Discover now