Chi non ama uno che, vinta la sua prima gara in MotoGP, l'unica del 2020 con Marc Márquez in pista, urla in diretta mondiale "fucking hell", salvo poi aggiungere quanto avrebbe voluto che a Jerez ci fossero i tifosi e le persone che gli vogliono ben...
We fall apart as it gets dark I'm in your arms in Central Park There's nothin' you could do or say I can't escape the way I love you Billie Eilish
«Hij zegt heel weinig verstandige dingen tegenwoordig. Dat is vandaag nog maar eens bewezen. (Dice pochissime cose sensate in questi giorni. Si è visto oggi, ancora una volta.)» Vacive risponde, pungente, al giornalista olandese che incrocia in pit lane, il quale le ha chiesto un commento alle recenti dichiarazioni di Joan Mir.
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Il maiorchino, provocato anche dalla stampa, puntigliosissima sulla sua rincorsa ad un secondo titolo in MotoGP che, nell'immediato, non sembra dover arrivare, ha affermato con assoluta certezza di credere ancora al Mondiale, perché siamo solo a metà stagione e succederà che Fabio will make mistakes, for sure, because this is MotoGP.
«Testa e fiducia sono le sue nuove armi. Il terzo posto in qualifica dopo la distorsione alla caviglia di venerdì è un biglietto da visita enorme in vista della gara che sta per iniziare. Ci sarà un solo nome sul primo gradino del podio, quest'anno già fin troppo scarabocchiato dalle firme di chicchessia: quello di Fabio.» sorride alle telecamere con una convinzione tale che convincerebbe anche il numero venti, se solo fosse in grado di comprendere l'olandese.
«Ha tempo per pensare al dolore, questo è il momento di vincere. Full gas, fully focused. È nel suo mondo, settato per vincere. Una distorsione non lo metterà fuori dai giochi. Il dolore a più tardi, la vittoria è adesso.» termina la breve intervista, raggiungendo il suo pilota, cui traduce il tutto. «Se non vinci, non ti porto al Mc, nonostante te l'abbia promesso al di là del risultato.» lo minaccia poi.
«Mi stai chiedendo un appuntamento?» il più grande la prende in giro, allargando un gomito per infastidirla dal monopattino. «Hai perso il fulcro del discorso, stella cadente.» la ragazza scuote la testa, sistemandosi meglio sul ponte del naso la mascherina nera con il 20 del merchandising di lui. «Non vinci? Niente Mc.»
«Come i bambini.» il biondo ride, scendendo dal monopattino e circondandole la vita con un braccio per ritrovarsela addosso. «Cosa devo fare, con te?» «Vincere?» l'emiliana lo guarda con due occhioni carichi di aspettative e speranze. «Anche, ma prima stretching. Allez, muoversi.» Thomas li sorpassa con un mucchio di scartoffie in mano, dando una spallata a Fabio per enfatizzare.
«Lo stretching che faccio con Ve è di un altro livello, lo so.» il numero venti ammicca, facendo una corsetta per restituire all'amico la spallata, calibrata al millimetro per fargli cadere tutti i fogli in modo, però, da non intralciare meccanici ed ingegneri. «Fabio!» lo riprende Vacive, in imbarazzo, portandosi le mani sul viso mentre arrossisce. «Fabio!» sbotta il moro, arrabbiato con il pilota.
«Tutti ti cercano, tutti ti vogliono.» Diego ride di fronte alla simpatica scenetta, sequestrandolo poi per un rapido briefing pre-stretching. I gradi centigradi sono 16, il cielo su Silverstone è ingrigito da una spessa coltre di nubi che – putacaso, in quel del circuito britannico – minaccia pioggia, qualche timido raggio di sole lotta con anima e corpo per filtrarvi attraverso, la scelta delle gomme è univoca: morbida davanti, media dietro.
