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Una parte di me avrebbe voluto fosse davvero chiunque ma non lui, anche se allo stesso tempo considerata la tarda ora avrei avuto più paura se fosse stato uno sconosciuto, stavo già troppo male e quella serata doveva soltanto finire, per cui avrei dovuto soltanto farmi forza e andare via ma quel qualcuno si avvicinò letteralmente alla portiera della mia auto e bussò addirittura sul finestrino posto alla mia sinistra facendomi balzare dalla paura.

Non riuscivo a muovermi, stavo iniziando a spaventarmi più del dovuto perché se non fosse stato Taeyong, chi malato di mente avrebbe bussato alla mia macchina nel bel mezzo del nulla alle due di notte?

Mi sembrava un film dell'orrore ed io volevo solo affogare le mie lacrime sul mio cuscino ma qualcosa dentro di me mi diede la giusta forza per alzare appena lo sguardo e dinanzi ai miei occhi, dopo otto lunghi anni, visualizzai nuovamente la causa di tutti i miei mali.

Capelli fucsia manco fosse uscito da un cartone di Barbie, mille accessori che lo distinguevano dal resto del mondo, viso perfetto, sempre più curato in ogni minimo dettaglio e scarpe orribili.

Non avevo alcun dubbio, era proprio lui.

« Merda! » imprecai tra me e me e con l'espressione più infastidita del mondo calai il finestrino per ascoltare cosa aveva da dirmi.

« Riconoscerei la tua auto tra mille. » sorrise dandosi delle arie come suo solito.

Mi voltai verso di lui cercando di mostrarmi il più indifferente possibile ma i suoi occhi enormi resero il tutto più difficile.

Il modo in cui i suoi occhi erano posati su di me quasi come se stesse guardando il chiaro di luna più bello mi provocarono un groppo in gola e le mie lacrime avrebbero voluto a tutti i costi rigarmi nuovamente il viso ma cercai di trattenermi, non potevo dargli quella soddisfazione.

Rivederlo dopo otto anni era strano ma allo stesso tempo non era cambiato di una virgola: sembrava lo stesso ragazzino che mi rubò il cuore per farne un pallone da calcio ma in quel momento un pallone da calcio avrei voluto volentieri tirarglielo in faccia per eliminargli quel sorriso fastidioso che mi stava accecando la vista.

« Che c'è? Sei sorpresa? Sono ritornato in città e sai perché? »

« Risparmiati il discorsetto più falso di te che ti sei preparato, non sei ritornato per me. » mi voltai nuovamente verso la strada e tentai di richiudere il mio finestrino ma lui me lo impedì.

« Possiamo parlare? » mi chiese quasi disperato, così tanto che iniziò leggermente a farmi pena.

« Senti sono le due di notte, sono stanca, non ho intenzione di ascoltare anche te. »

« Ma come mai hai accompagnato Hendery? Uscite insieme? » tentò di impicciarsi degli affari miei.

« No, esce con la sorella del mio fidanzato e stavamo giusto tornando da casa loro. » dissi lasciandolo con la bocca spalancata.

« Ma.. quindi.. » deglutì.

« Tu e YangYang..? » mi chiese incredulo.

« Si, ci amiamo anche tantissimo ma ora se non ti dispiace ho bisogno di chiudere questo finestrino e andare a casa a meno che tu non voglia spezzarti una mano. » dissi, tentando ancora una volta invano di richiuderlo ma lui lo fermò ancora.

« Però.. però prima andiamo al pontile. » mi rispose con un filo di voce e a quel punto stavo di nuovo per perdere l'equilibrio e sprofondare ancora perché al solo sentirgli pronunciare quel che era da sempre stato il nostro posto mi riportò nuovamente tutto nei pensieri.

« Ci andavamo sempre di notte quando non riuscivamo a dormire ed eravamo pieni di pensieri.. proprio come stasera. » si soffermò a guardarmi attentamente capendo subito che qualcosa non andava.

« Puoi cercare di convincere il mondo intero che stai bene ma non me. » aggiunse con fare preoccupato, il che mi sorprese dato che per otto anni era sparito senza dare conto a ciò che mi aveva inferto.

« E vorresti farmi credere che ti importi davvero? » ripresi a guardarlo negli occhi ma stranamente sembrava più onesto che mai.

« Fa come ti pare, io sto andando lì, se cambi idea raggiungimi, altrimenti vai a casa. » si allontanò definitivamente dal finestrino della mia macchina per riprendere nuovamente la guida della sua lasciandomi totalmente interdetta.

Una parte di me sarebbe andata dritta a casa ma l'altra purtroppo finì per accettare e lungo il tragitto iniziai a ricordarmi di tutte le volte in cui ci davamo appuntamento sotto casa mia e a piedi, mano nella mano, percorrevamo la strada di notte per andare giù al pontile.

Era da sempre stato il nostro rifugio e una volta arrivati lì ci adagiavamo sulla nostra panchina ad annusare il profumo del mare che sapeva sempre calmare tutti i nostri pensieri ma eravamo soltanto due ragazzini e non sapevamo ancora niente della vita vera, non sapevamo ancora niente della sofferenza e soprattutto non sapevamo che le nostre strade si sarebbero divise per i successivi otto anni.
Ogni volta in cui andavamo lì era per ricercare un po' di felicità, soprattutto per cercare di contare le stelle nel cielo nella speranza, soprattutto nei giorni estivi, di beccare delle stelle cadenti per esprimere dei desideri ma il desiderio che espressi l'ultima notte lì insieme non si avverò mai.

I was born to love you | YANGYANG On viuen les histories. Descobreix ara