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Nel tragitto verso casa in macchina con Anna mi sentivo un completo idiota perché non riuscivo a proferire alcuna parola.
Mi ero chiuso come un riccio e nonostante la miriade di cose che avrei voluto dirle non riuscì a dirle niente, silenzio assoluto, tanto da rendere la sua espressione sempre più cupa.

« Perché sei così triste? » riuscì appena a chiederle.

« Non sono triste, solo che sto pensando ancora a quel che è successo prima.. » disse, cercando di non distrarsi troppo alla guida perché non riusciva a fare due cose contemporaneamente quando guidava, per cui mi sarei aspettato il resto del suo discorso dopo un secolo ma mi stupì perché riprese il discorso dopo pochi istanti.

« Ci tengo davvero alla tua salute, Yangie, per cui se c'è qualcosa che non va parliamone. » disse colpendomi pienamente dove faceva più male.
Non potevo mentirle, non potevo nasconderle niente perché sapeva leggermi letteralmente nell'anima che tentare di evitare qualcosa risultava difficile.

« Perché pensi questo? » le chiesi con un filo di voce a tratti tremante, dandole l'ennesima prova che si trattasse davvero di qualcosa che dovevo dirle, così non ci pensò due volte e fermò la macchina letteralmente nel nulla e mise il freno a mano.

« Non sei voluto andare in ospedale, hai paura di qualcosa? » mi guardò più preoccupata che mai facendomi scoppiare a ridere ma inevitabilmente suscitai un po' di rabbia in lei.

« Che cazzo ti ridi, io sono seriamente preoccupata per te! » iniziò ad adirarsi e quindi dovevo obbligatoriamente cercare di sistemare la situazione prima che degenerasse.

« Cioè, si, lo so, ci mancherebbe, lo so che sei preoccupata per la mia salute ma sei proprio fuori strada, io non ho paura di farmi visitare in ospedale. » le picchiettai il naso con un dito.

« Mh, si, come no. Tu non me la conti giusta! » disse incrociando le braccia, avvicinandosi sempre più a me ed era così carina che proprio non potevo più trattenermi, così mi avvicinai coraggiosamente per darle un bacio sulle labbra ma ancora una volta, come suo solito mi respinse.

« Aish, ancora così fai! » poggiai il braccio sul finestrino appena abbassato e presi a guardare fuori.

« Cosa vuoi che faccia? » mi chiese in modo triste e quindi ripresi a voltarmi di scatto verso di lei per assicurarmi non piangesse.

« Nulla, nulla, andiamo a casa che è meglio. » dissi, aspettando che rimettesse l'auto in moto e così fu.

« Se vuoi rimani a dormire con me, c'è spazio nel mio letto, è quello alla francese. » le feci un occhiolino cercando di sdrammatizzare quel picco di tensione precedente. 

« Giuro che se me lo avessi detto prima avrei portato il mio cane e avrei accettato. Non posso lasciarlo dormire da solo, mia mamma non rientra per la notte. » mi rispose, procedendo l'itinerario verso casa.

« Dici sul serio?? » chiesi più confuso che mai ma allo stesso tempo contento.

« No, amore mio. Ovvio che no. » mi sorrise con una faccia da schiaffi più luminosa che mai ma mi persi ancora di più per come mi aveva chiamato.

« Secondo me non vuoi ammetterlo ma sto guadagnando punti, mi hai chiamato amore mio senza accorgertene. » sorrisi fiero di me.

« No, era in modo ironico, ma che capisci! » sbuffò appena.

« Ecco, siamo arrivati. Secondo te troveremo Daisy ed Hendery nel letto alla francese? » aggiunse scoppiando a ridere e risi con lei, proponendole di restare ancora un po' con me in macchina prima di lasciarmi entrare, dopotutto immaginavo benissimo che sicuramente mia sorella ed Hendery si erano persi a discutere sul perché lui non le rispondeva agli sms e sul perché lui non rispondesse alle sue chiamate e bla bla, ormai erano un disco rotto ma stranamente quella sera non andò completamente in quel modo.

I was born to love you | YANGYANG Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz