2.

54 5 4
                                    

Un anno prima..

Anna pov's:

Era una di quelle giornate uggiose che ti mettono il malumore sin da quando emetti il primo respiro la mattina quando apri gli occhi e stai per mettere un piede giù dal letto, una di quelle giornate in cui vorresti soltanto seppellirti sotto le coperte con il cuscino sulla testa e la luce spenta ma mia madre non la smetteva di caricarmi di cose da fare, per cui sarei dovuta uscire per sbrigare varie commissioni.

La sveglia era impostata per le otto del mattino ma circa un'ora prima io ero già giù dal letto con i capelli in subbuglio come l'intero interno dei miei pensieri a causa di una nottata letteralmente infernale.
Mi mettevano agitazione i tuoni, il fruscio del vento incessante tra gli alberi, così tanto che spesso mi ritrovavo a tremare senza quasi più aria nei polmoni e mi sentivo come se potessi morire da un momento all'altro senza neanche accorgermene.
Mi sembrava di stare in un film dell'orrore, per cui l'ansia non mi lasciava mai facilmente e si aggrappava a me come uno zainetto sulle spalle ed era letteralmente una sensazione orribile al punto da farmi sobbalzare dallo spavento per qualsiasi cosa mi circondasse, a momenti anche una mosca ma davvero non riuscivo a cambiare questa parte di me, troppo ansiosa, sempre agitata, con mille pensieri tra la testa, anche i più inutili ma nonostante tutto cercai di distrarmi, di scrollarmi tutto di dosso e alzarmi definitivamente per lavarmi e per indossare poi rapidamente dei vestiti incamminandomi verso la porta di casa ma qualcosa mi fermò per un attimo.

« Esci senza neanche fare colazione? » chiese mia madre dall'alto delle scale, prima di scendere in cucina per mettere qualcosa sotto ai denti.

« No, non mi va. Mangerò qualcosa quando ritornerò dalle commissioni. » dissi calando il capo e uscendo di casa velocemente.

Avevo un pessimo rapporto col cibo: c'erano momenti in cui sembrava non avessi alcun problema e cercavo di mangiare il giusto senza dare a vedere i miei sensi di colpa e momenti in cui volevo soltanto evitare qualsiasi cosa commestibile perché continuavo a vedermi sempre più grassa nonostante i miei vestiti cominciavano a starmi sempre più larghi.
Sapevo che non era giusto, dopo anni lo avevo capito che stavo letteralmente giocando con il fuoco visti i miei cambi repentini di peso ma nonostante ciò mi convincevo che fosse tutto normale, che non sarei caduta di nuovo più in basso e che da sola ce l'avrei fatta prima o poi ad uscirne anche se spesso tutto diventava morbosamente un'ossessione, il calcolo delle calorie, le ore incessanti di attività fisica e di pianti allo specchio senza vedere alcun risultato effettivo.

Non avevo un buon rapporto neanche con i miei genitori e quindi qualsiasi cosa mi dicevano o facevano spesso mi risultava quasi come un fastidio e a volte non sapevo dire neanche con chi dei due avessi più problemi.

Erano separati ormai da anni e mia madre aveva una nuova storia mentre a mio padre non gli si avvicinava mai nessuna donna se non qualcuna che voleva trarne solo denaro e profitto per i propri scopi o almeno era quello che sembrava a me.

Ognuno dei due però con l'avanzare dell'età era diventato quasi insopportabile, soprattutto mio padre, oppure semplicemente io ero cresciuta ed avevo iniziato ad allontanarmi a causa di tutti i loro comportamenti.
Mio padre era quasi totalmente invisibile e compariva soltanto quando aveva bisogno di qualche favore e mia mamma viveva in casa con me ma a volte sembrava come se non lo fosse: sempre in giro, divisa tra lavoro e la sua vita privata.
Le piaceva sempre circondarsi di numerose persone e mostrarsi sempre come una donna perfetta e affranta dalla vita con tutti contro.
La principessa che aveva bisogno di essere salvata, sognatrice, indecisa senza mai riuscire a trovare una via d'uscita da tutti quei problemi che lei stessa spesso anche involontariamente costruiva con le sue stesse mani e la sua finta sicurezza, quella che mostrava agli altri era un'arma a doppio taglio che finiva per ferire soltanto lei e un po' mi dispiaceva ma non potevo di certo essere io quella che doveva insegnarle come vivere alla sua età soprattutto perché spesso io non avevo voglia neppure di aprire gli occhi e di respirare ma soprattutto di fare le cose che facevano i miei coetanei, la normalità insomma, parola a me sconosciuta ormai da anni.

I was born to love you | YANGYANG Where stories live. Discover now