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Quel pranzo che sembrava interminabile finalmente giunse al termine e i colori del cielo iniziavano ad intensificarsi lentamente sempre di più.
YangYang perse totalmente il suo sguardo lungo l'orizzonte e i suoi occhi con tutti quei raggi che non facevano altro che illuminarlo sempre di più iniziarono a prendere delle sfumature di nocciola e i suoi capelli si mostrarono sempre più screziati di rosso all'interno di quel color castagna intonato perfettamente con la stagione corrente.

Era ormai autunno e per la prima volta riuscivo a non sentirmi triste e desolata come quelle foglie che col vento finivano per posarsi sul fondo dell'asfalto perché era come se da quell'asfalto fossi improvvisamente fiorita.
Ed io e YangYang, per me, non dovevamo per forza correre o fidanzarci per stare bene ma il solo fatto di averlo lì accanto a me mi riempiva l'anima, colmava quel vuoto incessante e lancinante che continuava a rimbombarmi nelle tempie nei giorni più solitari e mi sentivo felice così.
Sicuramente il tempo mi avrebbe aiutata a guarire dalle mie ferite, da quei vortici che spesso ancora mi risucchiavano in un mare in tempesta pieno di guai ma nonostante i maremoti e la pioggia, il sole stava venendo finalmente a riscaldarmi con i suoi raggi e per quanto potesse risultare sdolcinato o insensato YangYang sembrava davvero uno squarcio di sole durante la tempesta o addirittura quell'arcobaleno che si forma quando la luce solare attraversa a pieno le gocce di pioggia ma non volevo durasse così poco perché si sa che difficilmente riesce a resistere più di un'ora nel cielo.
Avrei voluto i suoi occhi su di me per sempre, proprio come in quel momento in cui, sentendosi osservato si voltò improvvisamente verso di me.

« Vuoi ritornare sulla terrazza? » mi chiese con quel tramonto negli occhi che era uno spettacolo ancora più bello di quello che brillava alle sue spalle.

« Non vedo l'ora di fotografare quei colori stupendi. » gli risposi alzandomi di scatto dalla sedia.

« Okay, aspettami qui che torno subito. » mi rispose avviandosi a pagare il conto nel punto più lontano della sala dove vi era posta la cassa per poi ritornare con una leggera corsetta che gli scompigliò quasi tutta quella folta chioma sulla testa.

« Sono un fungo spettinato adesso? » disse cercando di aggiustarsi il più possibile i capelli.

Ne era davvero ossessionato. Non passava momento in cui non lasciava in pace quel ciuffo sulla fronte ma lo trovavo così estremamente adorabile anche quando cercava di soffiarsi sulla fronte per evitare di toccare i capelli con le dita ma allo stesso tempo per cercare di rimetterli in ordine ed io, ahimè, non ero da meno, sempre con uno specchietto e un pettinino a portata di mano per cercare di coprire sempre più al meglio la mia faccia come un elmo.
I capelli lunghi mi tenevano come dire, al sicuro e coprivano al meglio ogni mia imperfezione: gli zigomi e la mascella molto pronunciati, le spalle enormi e quei rotolini sulle braccia che mi facevano sembrare l'omino Michelin e avrei voluto davvero che nessuno notasse tutte le cose che mi rendevano a disagio.

« Sei un funghetto tenerissimo, andiamo. » gli risposi perdendo poi il mio sguardo nei colori del cielo perché di lì a poco sarebbe arrivato il mio momento preferito, ovvero quello che viene definito bagliore residuo o dal tedesco abendrot, ovvero diversi fenomeni ottici atmosferici come un ampio arco di luce solare biancastra o rosata nel cielo crepuscolare costituito dal segmento luminoso e dalla luce viola.

YangYang sorrise a quella mia affermazione e mi seguì fuori alla terrazza.

« Sai come lo chiamano in Germania questo momento della giornata? » mi guardò vantandosi del suo tedesco dato che per un po' di tempo aveva studiato lì.

« Abendrot. » disse con una pronuncia impeccabile.

« Lo sapevo ma volevo sentirtelo pronunciare, studiare tedesco da autodidatta non è lo stesso che studiarlo davvero in Germania. » gli dissi.

« Vuoi essere il mio abendrot? » Mi chiese improvvisamente nel modo più romantico possibile lasciandomi inopinatamente quasi senza parole.

« Ovvero il tuo momento preferito della giornata? » gli chiesi.

« Si, quello più bello ma non voglio che la tua presenza nella mia vita possa durare così poco come questi colori nel cielo. » rispose guardandomi meglio.

« Un abendrot infinito, che ne dici? » aggiunse aspettando una risposta da parte mia.

« A patto che sarai anche tu il mio. »

« Te lo devo promettere con il mignolino anche questo? » rise.

« Assicuramelo soltanto. » gli risposi.

« Si, sarò il tuo abendrot da oggi in poi. » mi strinse tra le sue braccia poggiando delicatamente il suo mento sulla mia testa e giuro che avrei lasciato la mia anima lì per tutto il resto della mia esistenza.

I was born to love you | YANGYANG Where stories live. Discover now