4.

28 4 6
                                    

Il momento di andare a quella fottutissima fiera del fumetto era arrivato ed io non vedevo l'ora di andare per togliermi il pensiero ma soprattutto di tornare a casa per sprofondare nelle coperte con le cuffie all'orecchio e la musica più triste dei battiti del mio cuore che non ospitavano nessuno da un po'.

Ero già annoiata prima di uscire di casa ma in realtà ero annoiata anche dentro casa.
Ero costantemente da sola con il mio cane che non faceva altro che dormire e il resto della mia compagnia erano le pareti della mia stanza più bianche del mio viso pallido che non vedeva la spiaggia e i raggi solari addosso da circa otto anni.
Non avevo più niente e soprattutto mi stavo privando di tutto, quasi come se fossi agli arresti domiciliari e a momenti sarei stata capace di privarmi anche del mio stesso respiro ma non cedevo mai alla tentazione solo perché lasciare il mio cane ed Emily mi avrebbe fatto soffrire anche nell'al di là.

« Non pensare alla morte anche adesso. » mi dissi guardandomi allo specchio tirando poi fuori da quel beauty case rosa che avevo dinanzi a me un po' di correttore per coprire quelle borse Gucci, Prada e Fendi che avevo sotto agli occhi.

« Non è un granché ma almeno sembro meno uno zombie. » dissi rivolgendo poi uno sguardo all'armadio posto alle mie spalle.

« La prima cosa che capita, tanto non devo fare colpo su nessuno.. » dissi fermandomi nel bel mezzo della stanza.

« E se invece stasera dovessi incontrare realmente un tipo all'altezza delle mie aspettative? Non posso uscire con due pezze in croce addosso. Aish! » continuai a parlare tra me e me impegnandomi poi per ricercare qualcosa di adatto alla situazione e una maglietta nera a maniche lunghe con le spalle scoperte, un jeans a vita alta chiaro e un paio di adidas bianche e nere sembravano l'abbigliamento migliore che potessi creare al momento.

« Borsetta nera Calvin Klein, non si sa mai, magari do l'impressione di essere una tipa attenta che se ne intende e ha qualcosa di soldi anche se, ahimè, mi è stata regalata ma che ne sapranno gli altri! » continuai a sbraitare sentendo poi il mio cane che per il trambusto si svegliò.
Mi guardava incuriosito e indignato allo stesso tempo, con un orecchio alzato e gli occhi mezzi chiusi con la linguetta che gli fuoriusciva appena dalla boccuccia.

« Ti ho svegliato, Mattia? » chiesi venendo risposta poi da un mega sbadiglio e una guardata storta come a dire « sei sempre la solita, fammi dormire. » e così fu, si accasciò a peso morto sul suo peluche e riprese a russare in men che non si dica ed io ritornai al punto in cui mi ero fermata, ovvero alla disperazione.

« Sono orribile, ho i fianchi enormi e una faccia di merda ma peggio di così non potrei essere, quindi ci accontentiamo. » dissi tra me e me continuando a vestirmi fino a che non mi resi conto che mi stava chiamando un numero sconosciuto.

« Chi cazzo è adesso? Le solite offerte telefoniche? » mi avvicinai al telefono e poi risposi.

« Pronto?! »

« Anna, ciao, sei tu? » disse una voce femminile pacata e rilassata dall'altra parte del telefono.

« Si.. tu chi sei? » chiesi confusa.

« Ahm, giusto, sono Daisy, l'amica di Emily. Mi ha dato il tuo numero per farmi organizzare insieme a te per stasera. Non vorrei risultare invadente o scroccona ma non ho un passaggio per andare in caffetteria alle otto, tu ci vai con la macchina, vero? »

« Ciao Daisy, si, tranquilla, mandami la posizione, sarò lì tra un'ora. » le dissi chiudendo poi la telefonata aspettando poi un messaggio da parte sua e così fu.

« Sei davvero gentilissima, ricambierò il favore, ci vediamo alle otto! » mi scrisse e a quel punto, in anticipo come sempre, iniziai ad andare avanti e indietro nel panico più totale.

« Emily lo sa che per certe cose devo prepararmi psicologicamente, con quale faccia vado a casa di una persona che non conosco. E se mi fa entrare dentro per aspettarla? E se ci saranno tante persone a casa sua? Non posso farlo.. » continuai a camminare senza una meta dentro casa.

« No, devo farlo, devo andarci, devo sbloccarmi, non posso continuare così ad aver paura anche delle cose normali! » aggiunsi prendendo già la giacca e le chiavi della macchina per uscire nella speranza che con della buona musica e qualche giro in macchina le mie paranoie potessero placarsi ma il tutto continuava a peggiorare.

« Basta, sono un caso perso! Mi odio e mi detesto. » dissi a me stessa cominciando poi a canticchiare qualcosa accorgendomi che proseguendo poi lungo la strada ero già arrivata a casa di Daisy, la quale avendo un enorme finestra in camera si era già resa conto del mio arrivo e così la mia paranoia di dover entrare dentro casa sua si realizzò.

« Anna! » la vidi correre sorridente mentre usciva di casa correndo su quei tre scalini che dividevano la porta di ingresso da un piccolo giardinetto adiacente recintato da un cancello nero.

« Vieni, ti faccio entrare, parcheggia qui! » mi indicò con un dito l'area dove poter lasciare l'auto e ascoltai le sue indicazioni, dopodiché fermai la macchina, misi il freno a mano e feci un lungo sospiro prima di scendere.
Per scaramanzia avrei tanto voluto farmi un segno della croce ma non volevo sembrare troppo fuori di testa già dal primo incontro e quindi evitai forzando un sorriso più a disagio che mai.

Scesi dall'auto, mi feci coraggio, chiusi l'auto e mi diressi verso di lei per presentarmi ufficialmente di persona e lei fece lo stesso mantenendo quel sorriso di pace immensa sulle labbra che stranamente iniziò a trasmettere tranquillità anche a me.

« Scusami se mi sono anticipata ma avevo paura di non riuscire a trovare la strada e non volevo fare tardi. » le dissi per rompere il ghiaccio.

« Ma non preoccuparti, mi manca poco, vieni dentro con me. » mi rispose facendomi poi strada verso la sua bellissima villetta tanto graziosa di colore giallo posta a pochi centimetri dal nostro naso.

« Ecco, questo è l'ingresso. » disse iniziando ad elencarmi il tutto al meglio come se fosse la miglior guida all'interno di un museo mostrandomi tutte le stanze e ad un certo punto entrammo nell'ultima stanza, forse la più piccola ma allo stesso tempo la più graziosa, ricca di adornamenti e elementi che non poterono fare altro che attirare la mia vista ma qualcosa o meglio qualcuno mi rapì più di qualsiasi altra cosa in quella stanza.

Qualcosa stava richiamando la mia attenzione inconsciamente e quindi mi voltai dall'altra parte della stanza e rimasi completamente rapita da qualcosa che i miei occhi sembravano aver già visto da qualche parte ma allo stesso tempo c'era qualcosa di strano.

Era suo fratello, il quale iniziò a mettermi a disagio sin dal primo sguardo facendo crollare quel briciolo di sicurezza che avevo acquisito qualche attimo prima.

Credevo di non averlo mai visto prima anche se qualcosa dentro di me continuava a rimbombarmi e a ricordarmi che quegli occhi si erano già specchiati nei miei almeno una volta e per egoismo della mia anima non ero riuscita a rimuoverli dai ricordi, erano così impressi dentro di me, come due diamanti che avrei trovato e riconosciuto anche in mezzo ad un oceano profondo i quali mi avrebbero fatto dannare probabilmente per sempre.

« Lui è YangYang, mio fratello. » disse Daisy e di lì a poco il gelò calò in tutta la stanza.

Mi sentivo come se i miei sensi e la mia anima potessero lasciare il mio corpo da un momento all'altro per tutta la confusione che stava iniziando ad assalirmi.
Perché mi sentivo in quel modo?
Non era la solita ansia che mi mettevano le persone era molto di più.
Sentivo un nodo alla gola, un tamburo nel petto e un formicolio all'interno dello stomaco manco avessi trenta miliardi di farfalle o addirittura l'intero zoo ballarmi dentro.

Che cosa stava succedendo?
E soprattutto perché gli occhi immensi di quel ragazzo sembravano lasciar intravedere tutto quel caos che stavo sentendo dentro io in quel momento?

I was born to love you | YANGYANG Where stories live. Discover now