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Anna pov's:

Mi sentivo veramente serena che quasi riuscivo a sentire gli uccellini cinguettare e le campane intonare qualcosa di felice ma soltanto nella mia testa e non sapevo se era un chiaro sintomo di pazzia o perché stavo iniziando realmente a prendere consapevolezza dei miei sentimenti per YangYang perché inevitabilmente dopo una giornata trascorsa a guardarci negli occhi, a sorridere e a tenerci per mano, qualcosa stava iniziando a sbloccarsi dentro di me e soprattutto stavo iniziando a denotare alcuni piccoli progressi, alcuni passi avanti, stavo iniziando ad aprirmi ad un completo sconosciuto che però neanche minimamente sembrava uno sconosciuto ai miei occhi, quasi come se ci fossimo già conosciuti, quasi come se le nostre dita si fossero incastrate insieme numerose volte prima anche se effettivamente non era così.
Era una sensazione difficile da spiegare, difficilmente mi sentivo capita da qualcuno anche soltanto respirando ma quella sensazione riempiva proprio un vuoto che forse non sapevo nemmeno più di avere.

Avevo passato così tanto tempo senza avere una relazione che mi stavo quasi abituando all'idea di rimanere zitella a vita, senza mai dare la possibilità a qualcuno di leggermi dentro e di entrarmi nel cuore ma YangYang stava entrando letteralmente nella mia anima senza neanche chiedere il permesso, senza trovare portoni chiusi o lucchetti sul cuore anche quando in realtà credevo realmente di essere diventata un pozzo prosciugato recintato da lucchetti e catene.
Pian piano però qualcosa stava cambiando, eppure non stavo cercando più niente nonostante tutto stesse cadendo a pezzi.

È stato come perdersi a guardare un tramonto e accorgersi che una sfumatura in particolare di quel cielo riusciva inopinatamente a scrutarti dentro, a farti vibrare addirittura le corde più profonde dell'anima senza che tu te ne accorgessi ma da quel momento in poi, ad ogni tramonto, non fai che cercare quella stessa sfumatura quasi impercettibile ogni giorno. Non è mai sempre la stessa ma ogni giorno che passa ne senti più il bisogno e quella ricerca, quell'attenzione, quell'ammirazione, quell'esigenza picchiano forte dentro di te perché hai imparato a sentirne il bisogno quasi come se la tua anima se ne nutrisse al tal punto di connetterti così forte con quella parte di cielo, tanto da sentirla tua e tua soltanto ed era proprio quella la sensazione che si accendeva dentro di me ogni volta in cui nei miei pensieri appariva l'immagine di YangYang, l'unica immagine che i miei occhi e il mio cuore volevano poter proiettare per sempre a pochi passi da me, l'unica che avrei voluto sempre stringere nei momenti di sconforto, l'unica che avrei sempre voluto avere vicino a me perché senza non potevo essere più la stessa.
Era come un magnete, un pezzo di puzzle perfettamente incastonato anche con quei vuoti che non sapevo di avere, anche con quelli con i quali combattevo ogni giorno, la quiete e la tempesta, tutto in un'unica anima: la sua, forse l'altra metà della mia ed era così rassicurante per me perché stava diventando a poco a poco il mio posto sicuro, la mia isola felice.

Ero così serena che nulla avrebbe potuto plagiare il mio umore e quell'anima desolata senza neanche più un apparente motivo per sorridere non smetteva di guardare il tutto attorno a sé in modo differente come quando piove e i fiori riprendono vita perché si nutrono e il terreno ritorna più fertile.
La mia vita stava iniziando a rifiorire e non credevo che bastava trovare un ragazzo per cambiare il resto dei giorni miei.

« Sto proprio perdendo la testa! » pensai tra me e me accendendo poi lo stereo per iniziare a cantare qualsiasi canzone passassero alla radio a squarciagola ma prima di fare ciò presi delicatamente il cellulare dalla tasca cercando di non distrarmi troppo alla guida ed inviai un messaggio ad Emily per avvisarla che di lì a poco sarei piombata all'improvviso all'interno della caffetteria perché avevo l'esigenza di raccontarle tutte le cose che erano accadute durante la giornata senza tralasciare alcun dettaglio e una volta fatto ciò posai il cellulare sul sedile accanto a me.

« Quanto vorrei ci fosse YangYang anziché il mio stupido cellulare! » pensai, sbuffando di lì a poco sentendo ancora l'esigenza di voler trascorrere altro tempo insieme a lui, attendendo impaziente l'indomani per rivederlo.

Di lì a poco arrivai però alla caffetteria e cercai attentamente un parcheggio nei dintorni.

Il brutto problema di quella caffetteria era il fatto che si trovasse proprio nel bel mezzo della piazza adiacente alla strada principale, per cui era difficile trovare anche solo un buco per farci entrare la mia piccola macchinina ma fortunatamente riuscì a trovarlo prima del previsto.

Parcheggiai, mi slacciai la cintura, presi il cellulare e la borsa e scesi dall'auto per poi richiuderla, incamminandomi poi verso la meta prestabilita.

Arrivai quasi all'entrata del bar e i miei occhi scorsero subito lo sguardo malizioso e impaziente di Emily di voler ascoltare ogni minimo dettaglio della mia giornata e un immenso imbarazzo mi colse d'improvviso.

Entrai piano, cercando di non dare a vedere la mia improvvisa timidezza in un luogo in cui praticamente mi conoscevano tutti sin dalla tenera età e per non dare troppo nell'occhio mi diressi dritta verso Emily perché ancora non volevo raccontare nulla a nessun altro dei presenti.

Mi limitai a salutare tutti e corsi direttamente nelle sue braccia.

« Finalmente sei arrivata! Siete in giro dalle undici di stamattina e sono quasi le nove di sera, pensavo ti avesse rapita, il che non mi sarebbe dispiaciuto però, insomma, ora sono curiosa! » disse cercando di arrivare subito al sodo.

« Fortunatamente siamo quattro in servizio e i clienti stranamente oggi hanno deciso di non venire, buono soltanto perché così ho il giusto tempo da dedicarti. » aggiunse, tirandomi con lei fuori per accomodarci ad un tavolino all'aperto dove solitamente sorseggiavamo un caffè accompagnato da una sigaretta.

« Allora, sono tutta orecchi. » disse spostando i suoi capelli dietro alle orecchie, accavallando poi le gambe, poggiando entrambe le mani sotto di esse e a quel punto iniziai il mio racconto.

« Beh, preparati, ho molto da raccontare. » continuai ad esitare, divertendomi a tenerla sulle spine dato che stava impazzendo dalla curiosità.

« Anna non fare la stronzetta, su, parla. Che avete fatto? Vi siete baciati? È successo altro? Anna io sono debole di cuore, mi metto a piangere, tu, la mia bambina adorata, stai crescendo, ti rendi conto?! Racconta a nonna Emiliana cosa hai fatto con il tuo bel giovincello, su! » iniziò poi a ridere.

« Ti fermo subito, non è successo nulla di quello che hai immaginato. Non ci chiamiamo Lucas ed Emily. » subito buttai la cosiddetta pietra per sapere anche qualcosa su di loro e ovviamente ci avevo colto nel segno dato l'imbarazzo e il mutismo selettivo improvviso di Emily.

« L'AVETE DAVVERO FAT- » urlai, venendo poi bloccata da lei che si alzò di scatto per mettermi una mano sulla bocca.

« Si! » bisbigliò guardandosi intorno.

« Ma ne parliamo subito dopo, te lo prometto! Ora voglio sapere di te. »

I was born to love you | YANGYANG Where stories live. Discover now