17.

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Lasciammo quella terrazza magnifica con la promessa che ci saremo ritornati più tardi per vedere il tramonto e ci incamminammo verso l'interno del ristorante.
Decidemmo di mangiare al bancone e non ai tavoli in modo da poter avere al meglio una vista vivida del cielo e dell'inizio del tramonto per non perderci quelle sfumature iniziali di rosa che sfociavano poi in un arancio sempre più forte misto a cobalto.
Ero praticamente ossessionata dai tramonti, soprattutto dai cieli rosa e non sapevo dirne neanche il perché ma al solo guardarli la mia anima si impregnava di sensazioni buone che miglioravano il mio intero umore nel corso della serata.
L'essere meteoropatica significava anche quello, cioè entrare completamente in empatia con le emozioni del cielo e a volte non sapevo dire se era il cielo ad adattarsi ai miei cieli interiori o ero io ad adattarmi ai suoi colori perché letteralmente il mio umore dipendeva da quello ed era strano da spiegare, sembrava quasi surreale ma non per me, quel che invece era letteralmente surreale era YangYang che anche con la bocca piena di sushi intento a mangiare la qualsiasi come se non mangiasse da una vita risultava uno spettacolo tanto tenero ai miei occhi e di colpo sorrisi.

« Lo so, sono affamato, non mangio da ieri. Di solito non mi piace mangiare in orari normali, non rispetto mai l'ora del pranzo o della cena, mangio quello che voglio quando ne ho voglia, non mi importa dell'orario ma ieri ero troppo agitato anche per fare un misero spuntino. » disse continuando a mangiare.

« Come mai eri agitato? » dissi spostando poi quel che c'era nel mio piatto perché nonostante non provassi ansia o disagio ugualmente non riuscivo ad ingerire neanche un sorso d'acqua.

« Non lo so, fu una giornata particolarmente intrisa di emozioni poi di notte ho parlato con te e da un lato mi sono calmato, dall'altro.. » esitò un po' per ingerire l'immenso boccone.

« Ero in ansia ma di quell'ansia buona perché non vedevo l'ora di vederti. » disse con tutta tranquillità non notando subito che io divenni più rossa del tappo della salsa di soia posta dinanzi a noi.

« Anna! » rise.

« Lo so, sono troppo diretto nelle parole e nei gesti quando sono con te, devi abituarti. » aggiunse notando poi che non stavo mangiando nulla e così prese un hosomaki all'avocado e lo portò dinanzi al mio viso.

« Devo fare come si fa con i bambini piccoli dicendo che sta arrivando un trenino carico di cose buone? » disse, ripetendo proprio quello in tono più scherzoso e sorridere fu la primissima mia reazione e dopodiché decisi di accontentarlo, dopotutto non potevo non mangiare nulla dato che mi aveva invitata a pranzo così mi lasciai imboccare per un po' e poi continuai a mangiare da sola cercando di far tacere un pensiero e l'altro ma lui percepì ugualmente qualcosa restando però in silenzio per non mettermi a disagio.

« È buono? » mi chiese.

« Si, era da tempo che non mangiavo il sushi, pensa che prima ci andavo quasi ogni sera con mia madre ed Emily poi.. » restai in silenzio fissando il piatto ma cercai subito di non perdermi d'animo e cambiai discorso.

« Non è importante adesso. » aggiunsi.

« È importante se si tratta di te. » continuò a mangiare.

« Ma se non te la senti di parlarne lo rispetto, non sentirti forzata.
Qualsiasi cosa sia prenditi i tuoi tempi.
Te l'ho detto io ti aspetto, da qua non mi muovo. » sorrise concludendo tutto ciò che aveva nel piatto.

« Ora penso di essere sazio. » aggiunse.

« Vuoi prendere qualche altra cosa? Ho mangiato praticamente quasi tutto io. » mi chiese.

« Nono, va bene così. »

« Però un gelato al tè verde lo prendi, si? Io lo prendo, vivo per il gelato, mangerei soltanto gelato ogni giorno, soprattutto questo. » mi guardò.

« Lo prendo anche io, va bene signor gelato. » cercai di sdrammatizzare anche se non appena arrivò quella coppa di gelato mi sembrava letteralmente di aver visto un fantasma ma dovevo resistere e dovevo almeno assaggiarne un po'.

« La cosa più buona dell'universo! » iniziò a canticchiare qualcosa felice mentre si gustava al meglio quel gelato e a dirla tutta avrei tanto voluto ritornare ad essere così appassionata per il cibo anche io ma davvero era più forte di me e più tempo passava più quel disagio cresceva e si evolveva con me e non mi faceva mai provare le stesse sensazioni e sembrava che più crescevo, più andavo avanti, più maturava con me ma sapevo che prima o poi sarebbe finito tutto o almeno era quello che speravo ma insieme alla speranza avrei dovuto avere anche forza di volontà e mangiare quel gelato fu una grande prova di forza per me.

Tutto pur di non deludere uno sconosciuto per non spegnergli quelle costellazioni infinite che aveva negli occhi.

« Aish.. sono proprio persa! »

I was born to love you | YANGYANG Where stories live. Discover now