𝐎𝐭𝐭𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨𝐯𝐞

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«Oddio che ne so, una volta sicuro con Albe e Nunzio. E se vale anche quello della semifinale sono due. Quindi sala due?» chiesi come al solito al nulla, quindi senza aggiungere altro, aprii la porta ed entrai nella stanza difronte alla uno.

Una volta dentro vidi il cartoncino poggiato sulla sedia girevole in legno, allora mi affrettai a leggerlo.

«Siamo all'ultima fatica se la sorte ti è un po' amica, il tesoro vuoi trovare? Ancora un po' devi sudare, l'esercizio è assai importante, per il ballerino e per il cantante. Tu sei pigra lo sai bene, ma stavolta ti conviene andar di corsa, non ti servirà la borsa, quella sala sta lontano, piace assai alla Celentano. Lì di solito si danza, il tesoro è in quella stanza»

«È in palestra! C'è li trovo ma Celentano? Il tesoro è la Celentano? Vabbè mejo che me sto zitta sennò faccio n'altra figura de merda» continuai, girandomi una ciocca di capelli tra le dita.

«Vabbè ho capito, vado» sussurrai, girando i tacchi per poi correre in palestra, anche se una piccola parte di me era terrorizzata all'idea che dentò ci sarebbe potuta essere la Cele.

«Oddio. C'è un pacco gigante, cos'è la Cele?» mormorai avvicinandomi di più al plexiglas, fino ad arrivare difronte a questo pacco giallo.

«Apriti sesamo!» affermani imitando con l'indice, il gesto della bacchetta.

Dopo aver detto ciò, la facciata frontale della scatola cadde in avanti, facendomi spalancare la bocca per chi c'era dietro.

«Oddio no» mi abbassai sulle ginocchia sentendo le lacrime iniziare a formarsi, e mi tirai leggermente i capelli.

«Amore di papà dai sennò piango anche io» mi disse sfregandosi un occhio, con il pugno.

«Non ci credo» continuai, lasciando scendere qualche lacrima, per mettermi davanti a papà.

«Amore mio come stai?» chiese dopo aver poggiato entrambe le mani sul plexiglas, che ci separava.

«Benissimo pa', benissimo» sussurrai sorridendo.

«Che mi racconti?» chiese anche lui con gli occhi lucidi.

«Che mi sarei aspettata qualsiasi altra cosa dentro quella scatola, tranne te. Non so tipo mamma o Ambra, non credevo che avresti mai fatto una cosa del genere» gli dissi ridendo, vedendolo poi fare lo stesso.

«Se devo esse sincero manco io me lo sarei aspettato, però era per te quindi» alzò le spalle sorridendo.

«Allora che mi racconti, come state tutti?» gli chiesi poggiandomi con una spalla al plexiglas.

«No no chicca, quella che me deve raccontà qualcosa sei te! Ho visto che te sei fidanzata» mi guardò di traverso, ed io gli sorrisi innocente in risposta.

«Ti basta sapere che stiamo bene insieme e sono felice» chiesi insicura, lasciando spazio ad un sorriso storto.

«Mica tanto. Facciamo che quando esci ce lo fai conoscere, sennò ve spezzo le gambe a tutti e due» spalancai gli occhi per l'ultima frase, rimproverando con un'occhiataccia.

«Non le dire più cose del genere pa'. Certo che ve lo faccio conoscere, ve lo porto proprio a casa. Basta che non fai una delle tue solite uscite, tipo quella di adesso» incrociai le braccia al petto, lanciandogli uno sguardo di sfida.

«Quello non te lo posso promettere» continuò, imitando i miei movimenti.

«E invece devi farlo, sennò non te lo presento a te. Lo faccio conoscere solo a mamma» lo guardai fingendomi arrabbiata, facendolo sorridere.

«Vabbè vabbè, posso fa sto sforzo solo perché sei te» sbuffò roteando gli occhi al cielo, facendomi ridere.

«Mi manchi tanto» cambiai discorso, poggiai nuovamente le mani sul plexiglas.

«Anche tu Cece» replicò facendomi sorridere e salire le lacrime agli occhi, per come mi aveva chiamata.

«Manco te posso abbraccia' co sto coso» sbuffò infastidito, continuando a farmi sorridere.

«Dai manca poco e poi mi abbracci quanto vuoi» lo rassicurai, vedendolo poi poggiare una sua mano sulle mia, sempre attraverso il plexiglas.

«Ti voglio bene» continuai, lasciando scendere una lacrima.

«Anche io» affermò, affrettandosi ad asciugare una lacrime che gli era scesa.

«Adesso devo andare, ma tanto tempo di due giorni che sto di nuovo da voi a rompervi le scatole» alzai le spalle con nonchalance, staccando le mani da quel pezzo di plastica che ci divideva.

«Ao se mi dici così mi fai venire voglia di chiuderti qua dentro» sorrise divertito, incrociando le braccia al petto.

«Dai io vado, ci vediamo tra qualche giorno» dissi dopo qualche minuto di silenzio, passato a squadrarci a vicenda.

«Magari porta anche una bella coppa a casa...» ironizzò ridendo.

«Vediamo come va» alzai le spalle sorridendo, speravo di farcela...

«Dai Cece vai, mi raccomando; comportati come hai fatto fino ad ora, e in bocca al lupo. Ricorda: non è importante se vinci o se perdi, per me e mamma hai già vinto» mi sorrise, facendomi fare lo stesso, prima di voltare le spalle e uscire dalla palestra.

Non avevamo bisogno di aggiungere altro.

Ce l'avrei messa tutta per loro e per Lorenzo.

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nota autrice

Ed eccoci nuovamente qui!
Stavolta ad un passo dalla fine.
Abbiamo il capitolo dedicato all'incontro speciale, con il papà.
Vediamo che all'inizio ci sono tutti quei cartoncini blu con degli indovinelli, per riuscire ad arrivare al tesoro.
Notiamo anche che il padre di Celeste è abbastanza geloso di lei, ma quando conoscerà Luigi come andrà?
Domani pubblicherò il capitolo della finale, che fortunatamente ho gia concluso, giusto per dedicare più tempo alla nuova "storia".
Chi vincerà amici?
Se vi ha fatto piacere leggere il capitolo, lasciate una stellina!

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 || 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora