𝐒𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐭𝐮𝐧𝐨

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Luigi

Avevo appena avuto l'ennesima discussione con Alex, che come al solito continuava a parlare di qualsiasi cosa gli passasse per la mente.

Stavo definitivamente prendendo la pazienza, perciò andai a prendere il mio giacchetto e mentre bevevo il caffè andai ad appoggiarmi all'albero in giardino.

«Oh non fare cazzate» sentii dire da qualcuno da dentro la casetta, ma non gli prestai molta attenzione.

In quel momento stavo dando le spalle alla porta e quando la sentii sbattere non mi girai nemmeno, sicuramente non era nessuno di importante.

«Ei» disse qualcuno, appoggiandomi una mano sulla spalla per farmi voltare.

Facendolo incontrai gli occhi color cioccolato, che da due settimane a questa parte mi stavamo letteralmente perseguitando.

«Cosa c'è Carola?» domandai alla ragazza difronte a me, che continuava a tenere la mano sulla mia spalla.

«Volevo solo vedere se stavi bene, mi sembravi nervoso...» civettò battendo ripetutamente le palpebre. Questa non era assolutamente la Carola di settembre...

«Sto bene, puoi anche tornare dentro, ho bisogno di restare un attimo da solo» la guardai da dietro gli occhiali, mentre tornava dentro con il broncio.

Alzai gli occhiali e mi passai una mano sugli occhi sospirando profondamente.

Si avvicinava sempre di più il momento di parlare con Celeste e chiarire una volta per tutte, perché non ce la facevo più.

«Ei, possiamo uhm... parlare?» la ragazza che era diventata un chiodo fisso nella mia mente, era qui davanti a me e mi stava chiedendo di parlare.

«Mi sa che sono venuta nel momento sbagliato...» sospirò affranta, e quando cercò di tornare indietro la afferrai per il polso facendola voltare.

«No no, volevo venire io da te ma mi hai preceduto» ridacchiai cercando di alleggerire la tensione, ma fu un tentativo invano.

«Andiamo dentro?» domandai facendo cenno con la testa, e lei annuì facendosi strada per andare nella mia camera.

Passammo sotto gli sguardi scrutatori da parte di tutti, che non facevano altro se non farmi sentire a disagio.

Una volta entrato in camera, chiusi la porta alle spalle e andai a sedermi difronte a lei, sul mio letto.

«Allor-» ci bloccammo nello stesso momento, dopo aver notato di aver iniziato a parlare all'unisono.

«Vai tu» mi mandò avanti con un cenno della mano, facendomi deglutire in cerca delle parole giuste.

«Io... reputo questa pausa inutile, sono passate quasi tre settimane e non sono ancora riuscito a mettere bene a fuoco i miei pensieri. Voglio precisarti subito, prima che ti immergi nel tuo mondo facendo i tuoi soliti pensieri contorti, che i sentimenti che provo per te sono rimasti sempre gli stessi, e non sono cambiati di una virgola-»

«Posso interromperti un attimo e farti una domanda?» mi chiese con lo sguardo puntato verso il basso.

«Certo» acconsentii, mentre continuavo a guardarla, sperando che decidesse di alzare il
viso.

«Ho accettato questa tua decisione della pausa perché non potevo di certo dirti di no, ma non mi hai mai spiegato il motivo...» palesò a voce bassa.

«Se ti dicessi il vero motivo me le suoneresti a suon di schiaffi, e credimi vorrei farlo anche io...» borbottai, togliendomi gli occhiali dalla testa, per passarmi una mano tremolante tra i capelli.

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 || 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora