𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐨𝐭𝐭𝐨

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Celeste

Più il venticinque novembre si avvicinava, più il mio malumore accresceva...
Davvero era passato un anno, dalla morte di mio fratello? Avevo decisamente perso il conto.

Questi erano i giorni peggiori, non potevo e non dovevo parlare con nessuno, perché sapevo già che avrei finito per dire cose che non pensavo, stavo diventando apatica e nessuno poteva farci niente.

Certo era una cosa momentanea, ma se mi volevano bene dovevano sopportare, questo non era un argomento facile per me, tutt'altro.

Ripensai a quando la sera mi portava al molo e guardavamo le code delle navi salpare, quando mi portava allo stadio solo per vedermi sorridere, o sennò l'estate quando avevo voglia di gelato indossava i primi vestiti che gli capitavano sottomano e andavamo in centro a fare una passeggiata con il cono in mano...

Adesso invece ripeso a tutti i momenti che abbiamo passato e mi manca l'atmosfera, tutti gli abbracci non dati, le parole non dette e i respiri soffocati, le risate trattenute e le promesse infrante.

Forse ho dato tutto per scontato, ma non posso più tornare indietro nel tempo quando c'era lui che mi proteggeva da ogni male...

Alzai lo sguardo al cielo e ripensai a tutto quello che avevamo passato, lui era tutto per me ed io ero tutto per lui...

Mi alzai di scatto dal pavimento e corsi dentro per andare a prendere il quaderno dove scrivevo di tutto, passai sotto gli occhi di tutti velocemente, non mi fermai neanche per scambiare due sguardi e corsi via.

Tornai di fuori, stavolta sul divanetto e iniziai a macchiare la pagina con piccole frasi sconnesse, inerenti al mio monologo interiore precedente.

Parla con me

~

E quando arriva sera
Mi manca l'atmosfera

~

Ma forse ho solo dato tutto
per scontato

~

Ero salva da ogni male

~

Il tuo nome tra le stelle

~

Sembra ieri che la sera ci stringeva
Come tu stingevi me

~

Siamo soli adesso noi

~

Era ora di cena e questa sera dovevamo cucinare io, Alex e Luigi... Andai in cucina e li trovai a parlare animatamente al tavolo, quando mi videro arrivare abbassarono i toni e concentrarono il loro sguardo su di me.

Con lo sguardo basso andai dietro al bancone, cominciando a tirare fuori tutto ciò che serviva per cucinare il riso alla milanese e le fettine panate.

Senza dire niente i due si avvicinarono e iniziarono a darmi una mano a cucinare, sempre in religioso silenzio.

«Come stai?» mi chiese Alex a bassa voce vicino all'orecchio.

«Sto, si va avanti» risposi mentre continuavo a passare le fettine di manzo dalla farina, all'uovo fino al pangrattato.

«Sai che se c'è qualcosa che ti turba, puoi venire tranquillamente a parlare con me vero?» mi guardò in faccia smettendo di girare il riso.

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 || 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora